Sono di parte. Sono amico di Israele, non perché sono ebreo, non perché ho amici ebrei, non perché sono stato in Israele, ma perché stare dalla parte dei perseguitati, non si sbaglia mai.
Faccio mie le parole della Fallaci: “…sono sionista perché non mi piace che sgozzino la gente, che lapidano le donne o che uomini adulti si sposino con bambine”, “…sono sionista perché amo la cultura e ringrazio gli scienziati, intellettuali, medici, letterati, musicisti, architetti, ingegneri, matematici e fisici ebrei che in proporzione maggiore rispetto al resto della terra hanno dato di più e nonostante sono stati i più oppressi…”, “…sono sionista perché adoro la mia maniera di vivere e detesto che mi si voglia imporre qualcosa, perché amo la libertà sopra ogni cosa, perché rispetto le donne, perché bevo quello che voglio e mi piace il prosciutto e perché ognuno col suo culo fa quello che vuole…”
Nella giornata della memoria voglio ricordare Giorgio Perlasca, patavino, fascista nazionalista, impostore. Giusto tra le Nazioni nel Memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme.
Fascista nazionalista: era andato volontario prima in Africa Orientale poi in Spagna. Allo scoppio della seconda guerra mondiale lo mandarono a Budapest a comprare bestiame per l’Esercito. Dopo l’armistizio decise di rimanere fedele al Regno d’Italia. Quando i nazisti nel 1944 invasero l’Ungheria si sente in pericolo, e si ricorda del foglio rilasciatogli dopo la guerra civile spagnola (“Caro Camerata, in qualsiasi parte del mondo ti troverai, rivolgiti alla Spagna”) chiede asilo all’ambasciata, dove gli viene rilasciato un passaporto e una cittadinanza fittizia: diventa “Jorge Perlasca”.
Impostore, perché nella Budapest invasa dai nazisti, era riuscito a salvare migliaia di ebrei presentandosi come Console spagnolo, li nasconde in case protette e rilascia loro documenti falsi e salvacondotti.
Finito il conflitto ritorna a Padova e riprende a vivere, faticosamente. Non racconta a nessuno neanche alla famiglia quello che aveva fatto per gli ebrei a Budapest in quanto lui stesso aveva cominciato a dubitare delle sue azioni.
Con la fine della guerra fredda, alcune signore ungheresi si erano messe a cercare il loro salvatore. Un giorno si presentano a casa sua: “Salve signor Perlasca, siamo quelle ragazzine che ha salvato tanti anni fa”. E il passato tornò presente.
Fu insignito da Israele del titolo di Giusto tra le Nazioni e nel bosco che circonda il Memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme hanno piantato un albero con il suo nome.
Enzo Sossi