L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)
Nel 1859 in Toscana è presente il granducato retto dalla dinastia Asburgo Lorena, dominante dal 1737.
La dinastìa è imparentata con gli Asburgo,titolari dell'impero Austro-Ungarico.
Questo impero controlla il Lombardo-Veneto e si contrappone alle aspirazioni di egemonia nazionale dei Savoia e del regno di Sardegna.
Nel 1859,alla vigilia dello scoppio della seconda guerra d'indipendenza italiana sia il governo sabaudopiemontese che quello austro-ungarico fanno pressioni sugli stati italiani per attirarli nel proprio schieramento,ma uno di questi,il Granducato di Toscana e il suo granduca Leopoldo II, si proclama neutrale nonostante i vincoli parentali con la casa regnante austriaca.
Nel granducato di Toscana sono all'opera molti sostenitori della causa dell'unità italiana (liberali, monarchici, repubblicani, mazziniani) e rappresentanti le fasce sociali più significative, compresi molti ufficiali dell'esercito granducale.
Di questi sostenitori della "causa nazionale"esistono segnalazioni da parte autorità granducali, segnalazioni che, nel marzo 1859, arrivano anche all'Elba.
"Governo di Livorno
Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba
Portoferraio Riservata
Ill.mo Signore
Avrebbe il Superiore Governo fondato motivo per dubitare che si voglia fare in Toscana una qualche associazione per spingere ad arruolarsi nelle Truppe Piemontesi un numero di Toscani sufficiente a far supporre che anche in Toscana si desideri la guerra contro l'Austria.
Ora mentre il R. Governo crede che debbasi trascurare di occuparsi del fatto singolo di tutti quegli Individui che spinti da un proprio esaltamento andassero ad arruolarsi in Piemonte,ritiene che non debba rimanere indifferente, quando alcuno cercasse di fare arruolamenti pel Piemonte sia con attrattive sia con denari.
In questo secondo caso sarebbe a prendersi in esame il fatto, e deliberare, se trattandosi di un titolo di un delitto compreso nel Codice Penale convenisse denunziare l'Arruolatore al Tribunale o adottare contro il medesimo alcuna misura di Polizia.
Il quale esame non potendo essere instituito che dal Governo Centrale,debbo pregare VS Ill.ma al seguito di richiesta del R. Ministero dell'Interno a volermi informare che di tutto quello che in simil rapporto potesse essersi verificato o verificarsi in appresso nel Circondario alle sue cure affidato.
Ho l'onore di confermarmi con distinto ossequio
Di VS Ill.ma
Livorno il Primo Marzo 1859
Dev.mo Servitore
Bargagli"
(Affari generali del governo dell'Elba.1859-1860.Doc 101-260. Carta 115.Archivio storico comune Portoferraio)
Annibale Bargagli è il governatore militare e civile di Livorno.
Altre segnalazioni di sostenitori della causa dell'unità nazionale arrivano al governatore militare e civile dell'Elba dalla prefettura di Grosseto.
"Prefettura di Grosseto Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba
Portoferraio
Ill.mo Signore
E' partito da Massa Marittima ove abitualmente dimora e si è diretto a cotest'isola il notissimo canonico Don Bartolomeo Nardelli che spiegò nel 1848-49 quali fossero i suoi principi politici.
Questa polizia avendo fondato motivo di ritenere che lo scòpo della gita sia l'aprire in patria una lista di reclutamento di Giovani pel Piemonte, io ne dò avviso a VS Ill.ma per quelle misure che riterrà convenienti.
E passo all'onore di confermarmi con distinto ossequio
Di VS Ill.ma
Lì 6 marzo 1859
Dev.mo Obbl.mo Serv.re
Menigoni"
(Affari generali 1859.Doc da 15 a 100.Archivio storico comune Portoferraio).
Il mese successivo, aprile 1859, la situazione politica subisce nello stato granducale toscano una accelerazione legata al fatto che nell'esercito granducale serpeggia la tendenza e la voglia di "combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria".
Un foglio viene fatto circolare tra gli uomini di truppa dell'esercito granducale che arriva anche alle truppe di stanza all'Elba.
Questo foglio recante le parole "combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria" è allegato ad una lettera del 27 aprile 1859 che il governatore dell'Elba scrive da Portoferraio al Comando Generale delle truppe granducali:
"Questo Governo rende rispettosamente conto all'Eccell.mo Comando Generale che ieri per il corso ordinario della Posta pervennero in questa Città alcune copie di un foglio stampato col quale si è inteso di manifestare i sentimenti e le tendenze delle RR Truppe in quanto al partito che prenderebbero ove scoppiasse la guerra fra l'Austria e il Piemonte…"
(Affari generali del governo dell'Elba.1859-1860.Doc 101-260.Carta 167. Archivio storico comune Portoferraio)
Alla lettera di cui sopra il governatore dell'Elba allega il seguente foglio fatto circolare tra le truppe di stanza a Portoferraio e recante la firma "soldati toscani":
"FRATELLI TOSCANI!
La grand'ora è vicina: perciò noi vogliamo che voi sappiate quali sono i nostri sentimenti. Noi pure siamo soldati Italiani e ci crediamo in dovere di combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria.
Sì,è suonata l'ora da noi tanto desiderata di vendicare i nostri fratelli morti da prodi nella grande giornata di Montanara e Curtatone.
Sì, poiché lo vogliamo, presto saremo al fianco dei nostri fratelli d'arme i Piemontesi che tanta gloria acquistarono alla Russia sui campi di Crimea(1) e che vendicheranno con noi la fatale giornata di Novara!(2)
Perciò Toscani uniamoci e preghiamo l'Altissimo che ci dette per Patria la più bella terra del mondo, la terra di ogni arte, di ogni scienza, di ogni civiltà, affinchè benedica le nostre armi nella Guerra Santa per noi Italiana, nella guerra per il riacquisto di quella libertà che Dio dette ad ogni uomo e di quella Indipendenza a cui ha diritto ogni Nazione.
Guai però a chi tenta di impedire la grande impresa della rigenerazione d'Italia.
Le armi nostre saranno sempre contro i nemici d'Italia in Città e in Campo.
Fratellanza dunque come voi diceste di Milizia e di Popolo.
Ecclesialità mai!
Sia distrutta l'Austria. Viva l'Italia!
Firenze 23 Aprile 1859
Soldati Toscani"
(Idem come sopra)
Questo proclama a firma "soldati toscani" diretto ai "fratelli toscani" esprime la volontà dell'esercito granducale di combattere a fianco dell'esercito sardo contro gli austro-ungarici, chiamando esplicitamente "patria" l'Italia.
Marcello Camici
1) Guerra di Crimea(1853-1856).
2) Battaglia di Novara.23 marzo 1849. Prima guerra d'indipendenza italiana.