Poche case che giravano attorno ad un pozzo che a mo di labirinto sfociavano in mare tra grossi banchi d' alghe: qui si svolsero i miei primi giochi spesso a rincorrersi con pochi compagni tra i quali Saurino, figlio del Fiochino, che spesso buttavo in mare vestito dal piccolo pontile.
Vi erano le case di Peppino il pescatore e Giannino il barcaiolo.
Più in là tanti pollai ed un asino.
Qui abitava Pisaroni, il barcaiolo che spesso, con un motore rudimentale, ci portava a Portoferraio bombardata.
Accanto a Magazzini, in una radura di sassi appena bagnati dal mare si aggrappavano granchi, ogliere e lampade. Era famoso il detto “gennaio lampadaio”.
Questo luogo pieno di finocchi selvatici e cocomeri asinini – il cui odore mi riporta ancora a quei tempi - era il mio “campo di battaglia”, la metropoli dei polpini, che sovente pescavo di mattina quando il mare era un olio.
La mia seconda caccia era trovare i pescatori di buon umore e far loro il ritratto.
Giannino spesso lo dipingevo seduto davanti ad un piccolo spazio delimitato da grossi bidoni arrugginiti dai quali spiccava il rosso cupo dei gerani.
Da qui, tempo permettendo, mi recavo a scuola in barca a remi dato che difficilmente arrivava il pulman a prenderci. Una volta partii carico di quadri per una mostra a Portoferraio: durante la traversata remando li guardavo uno a uno e uno ad uno li buttavo in mare per sofferta insoddisfazione. Quando arrivai la barca era vuota e io avevo fatto una mostra sul golfo.
Ricordo che questa vicenda la raccontai in una mostra a Monaco di Baviera nel 1965.
Avendo ancora le fotografie, vi voglio mostrare questi ritratti.
Sono visi scavati dal duro lavoro di pescatore, e ancor più di cavatore.
Sono: il Galli, detto muscolaio ( attualmente di proprietà della provincia di Livorno); Peppino il pescatore; Resisti il facchino ed altre figure caratteristiche del paese, come Meo, Lazzerino ecc. forse qualcuno se li ricorda ancora...
Queste prime opere esprimono la drammaticità ancor nella giovane età dovuta alla guerra che ci arrecava non pochi problemi e paure nonché la disoccupazione dei genitori e quindi la fame.
Sono trattati con segni neri e violenti che ancor oggi si ritrovano nei miei quadri astratti.
Un ultimo particolare è che, accusato di poca aderenza al vero, volli dimostrare che era soltanto frutto di mestiere dipingendo un ritratto fotograficamente dal titolo Laudomia.
Oggi le mie opere sono ancora drammatiche: con la vibrazione della materia e l'impulso significativo del segno rispecchiano ancora i dolori dei traumi della guerra.
Italo Bolano
Nelle foto:
1 – Tocco il posteggiatore
2 – Lazzerino
3 – Meo
4 – Pescatori, a destra Peppino
5 – Resisti il facchino
6 – Galli il Muscolaio
7 – Ritratto di Laudomia