A Rio Elba, nel campanile della chiesa/fortezza di San Giacomo e Quirico, una delle più belle ed importanti del nostro territorio, le campane tacciono.
Le ha rese mute un fulmine, la notte del 7 ottobre, che ha messo fuori uso l’impianto elettrico che le faceva suonare. Per la comunità riese è un silenzio assordante, che fa male e che si somma, da un anno a questa parte, anche a quello dell’orologio, non più funzionante. In un paese come Rio Elba (quanto sarebbe bello ridargli l’antico nome di Rio Castello!) dove le case si stringono, come in un abbraccio protettivo, alla piazza e alla chiesa, è mortificante la privazione dello scampanio lieto della domenica, di una qualsiasi altra festività o evento –matrimoni comunioni cresime battesimi- oppure il rintocco mesto di un funerale che invita a tributare l’ultimo saluto a chi abbiamo voluto bene.
Specialmente se nemmeno l’orologio scandisce più il trascorrere delle ore.
Sono suoni importanti, questi, a cui volentieri porgono l’orecchio gli abitanti del paese che, specialmente se sono anziani, misurano sulla loro successione il ritmo delle proprie giornate.
E poi cosa c’è di più bello del suono delle campane?
Nella poesia “Il sabato del villaggio”, Giacomo Leopardi, descrivendo la “piazzola” di Recanati alla vigilia di un giorno di festa, dice:
“Or la squilla [la campana] dà segno/della festa che viene; /ed a quel suon diresti/che il cuor si riconforta.”
Ecco, la voce delle campane è un conforto per tutti: giovani, adulti, vecchi e bambini, credenti e non credenti; è un segno di civiltà, vitalità, operosità, speranza, fiducia, che unisce una comunità diventando l’intermezzo “vibrante” nella routine della quotidianità.
Del resto, anche visivamente, non individuiamo forse il profilo di un paese dal suo campanile? Non è lui al centro della nostra nostalgia quando ne siamo lontani? E non ci fa piacere sapere che quella torre tesa verso il cielo sa far bene il suo mestiere, rallegrandoci o facendoci meditare con le sue campane?
Concetto Marchesi, grande intellettuale, raffinato latinista, antifascista e costituente, genero di una riese, Amalia Grifi, e assiduo frequentatore estivo del Cavo, parlando in un suo scritto, pubblicato sull’Osservatore Romano nel 1942, della nuova canonica costruita accanto alla chiesa di San Giuseppe, che avrebbe permesso al sacerdote di risiedere finalmente nella frazione, tenendo tutti i giorni aperta la porta della chiesa e non soltanto la domenica, dice, ad un certo punto:
“In certe ore ed in certe stagioni
Aiutiamo dunque la comunità riese a riparare l’impianto elettrico che permette il suono delle sue campane: la spesa è ingente, quasi diecimila euro, e da sola non ce la può fare; anche i “riesi di fòri”, che ritornano in paese a Pasqua, in estate o appena possono, dimostrino con un piccolo contributo l’affetto al proprio campanile.
Gli elbani residenti o d’adozione o d’affezione possono rendere nuovamente squillanti le campane di San Giacomo e Quirico, versando il proprio piccolo o grande contributo presso il Monte dei Paschi di Siena, filiala di Rio Marina al seguente IBAN:
IT24I0103070750000000344089intestato a Don Leonardo Biancalani Chiesa S.Giacomo Apostolo e Quirico.
Grazie a nome del sacerdote, dei parrocchiani, di tutta la comunità riese e di chi al paese vuole bene.
Maria Gisella Catuogno
*Il titolo del romanzo “Per chi suona la campana” di E. Hemingway è ricavato da un famoso sermone di John Donne; in relazione al concetto secondo il quale nessun uomo è un'"isola", cioè può considerarsi indipendente dal resto dell'umanità, egli disse:
"...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee".
("E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te".)