Ha l'aspetto di un breviario, per il formato e il bordo dorato delle pagine e anche quando lo sfogli, impaginazione e caratteri tipografici rimandano ai testi sacri, compreso quello laico dell'Artusi (non a caso l'editore è per entrambi Giunti).
Oltre che nella forma, l'approccio sacrale al cibo ed alla vita si trova anche nei contenuti, ma non c'è puzza d'incenso o retorica vaticana, bensì profumi di semplicità francescana. Dei due Franceschi, per intenderci, quello antico di Fratello Sole e quello contemporaneo, tanto che il titolo di questo libro, “Papale Papale- ricette che salvano l'anima” spunta dalle stesse pagine nelle quali, tra una ricetta e l' altra troviamo scritto “...un ultimo sguardo alle stelle color zafferano ora che un papa ci ha detto, papale papale, che fare l'amore è un dono di Dio”.
Tutti i sensi insomma, non solo il gusto, primeggiano in queste ricette garbate e ricche di semplicità con approccio olistico al mondo. Fabio Picchi, l'autore, fa altro nella vita oltre che lo chef, cose che hanno a che fare con il teatro, la poesia, la letteratura. Il suo ristorante Cibreo a Firenze è una sintesi di questa attenzione a ciò che è semplice e antico, naturale e di stagione (mieli dell' Elba compresi). Già la scelta di quel nome, tipico piatto della cucina fiorentina amato da Caterina dè Medici, spiega quasi tutto.
Domenica 23 ottobre lo chef-poeta Fabio Picchi torna all'Elba per un doppio appuntamento: alle 18 al Teatro dei Vigilanti per affabularci sulla sacralità della fame (di sicuro ha letto i libri di Piero Camporesi), compresa una splendida poesia finale, “Diavolacci Città e Giardini Paradiso” sulla forza dell''uomo disarmato'; al termine, verso le 20 - 20e30 nel contiguo Bistrò del Teatro per sperimentare e commentare dal vivo alcune sue ricette con chi vorrà prenotare per tempo (Tel. 335 8393722 / 347 2741778). Nel menù, che abbiamo capito sarà un po' di mare e un pò di terra come si addice all'Elba, ci sarà anche la 'Zuppa di Dio' (fagioli zolfini, cavolo nero, salsiccia, ecc). Anche se non eccessivamente esperti di hashtag, ci accorgiamo infine che alcune parole quali Firenze, poesia, diavoli, paradiso e dio, lo stesso fuoco per cuocere, rimandano esattamente alla Divina Commedia e, guarda caso, la suddivisione delle ricette è per CANTI (della tavola), ognuno con un cospicuo numero di ricette-racconti ad hoc: dal canto per la Colazione a quello per la Fame Notturna, passando ovviamente per i pasti principali e le due merende di mezzo.
Un bel libro da leggere e 'da mangiare' già messo in cucina accanto ad un altro che un po' gli assomiglia, l'indigeno “Zuppe e Stornelli”.
CR