Era una notte speciale. Una notte piena di paure, speranze e aspettative. Era la notte che - per il nostro modo di misurare il tempo - segnava la fine del secondo Millennio e l'inizio del terzo. In Piazza San Pietro, Nilo (il nick name di Danilo), incontra Alita, poi conosce Mara. Sono loro le voci narranti di un intrigante "giallo d'amore": il filo conduttore di un racconto che si svolge in un breve arco di tempo (la prima settimana del Nuovo Millennio) e in una "isolata" parte del Mondo (l'Elba), ma che porta Danilo a narrare, in un intreccio di avvenimenti che si espandono dall'Elba, al Cile, all'Africa, la sua vita, i suoi valori, le sue scelte. Il vivere di un giovane comunista di Rio Castello, che dalle sperdute sezioni del Partito di Pomonte e Chiessi, giunge a Roma, ai tempi del primo Ulivo, torna alla sua Rio come Sindaco, assume un ruolo di dirigente in Sinistra Ecologia e Libertà e nella costruzione di una nuova sinistra italiana, e poi...scrittore e poeta.
Una vita spesa alla ricerca di quella via socialista per un Mondo migliore, che fra speranze, illusioni, amarezze e conquiste - perseguitata da conflitti e frazionamenti - ha segnato, nel bene e nel male, la "grande" e la "piccola" storia di tanti, i "ragazzi del XX secolo". Nel libro la passione calcistica per il Grande Torino si evolve, con consumata maestria narrativa, con quella del "Che" e della Rivoluzione di Cuba. L'Ortano di un tempo, ci porta al vecchio mondo delle miniere, con il suo duro lavoro, la fratellanza, la solidarietà, le lotte operaie: ricordando Ivan Tognarini e Vannoccio Biringuccio, in una rigorosa testimonianza storica dove le avventure di Bruciacapanne conferiscono, anche se giustamente criticate da Alita, leggerezza e voglia di leggere. E poi Sandro Pertini e Salvator Allende, Oreste del Buono e Thomas Mann, Nano e Marylin, Carlo Mazzerbo e la sua Gorgona, Meco "Il Castagnacciao", i due Ibrahima, toccando temi di stringente attualità: le migrazioni degli “ultimi", l'unione dei comuni elbani, il rispetto per la natura e le tradizioni.
C'è questo e tanto altro nel libro di Danilo. Un libro da leggere e rileggere, ricco, fra l'altro, di spunti per una bella traduzione teatrale. Un libro che appare scritto con un preciso scopo, come rilevato da Angela Galli, la coraggiosa e mai troppo lodata "operatrice culturale" elbana, quando nella introduzione de "La Penna d'Oca" ricorda il Vecchio Saggio, "... che deve trasmettere continuità culturale alla nuova generazione in divenire ed aiutarla così al cambiamento".
Il titolo del libro è stato ispirato da quanto scrisse Umberto Eco nel lontano 1986, quando ancora telefonini, PC, Max, Internet erano agli albori: "...colui che saprà scrivere con la penna d'oca avrà il potere, perché potrà prendere decisioni durante i blackout".
Danilo Alessi ha pubblicato il suo primo libro, "La fatica della Politica" nel giugno del 2015, proprio nei giorni in cui Umberto Eco in una lectio magistralis tenuta all'Università di Torino diceva: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“.
Le opere di Danilo non potranno certamente bloccare l'invasione, ma indubbiamente aiutano molto a rallentarla.
Beppe Tanelli