La pace di Villafranca che ha interrotto improvvisamente la seconda guerra per l’indipendenza d’Italia ha anche interrotto le speranze di coloro che vi hanno partecipato per vedersi uniti al Piemonte: sono le popolazioni dell’Italia centrale e cioè toscani, parmensi, modenesi e romagnoli.
Una profonda incertezza sovrasta sul futuro.
In Toscana il governo con l’assemblea nazionale dei deputati del popolo toscano ha deliberato Eugenio di Savoia Carignano a reggente in nome di SM Vittoro Emanuele di Savoia.
Ma il 14 novembre 1859 il principe Eugenio di Savoia Carignano designa in sua vece come reggente della Toscana, Carlo Boncompagni.
Questa la lettera che il principe scrive al Boncompagni designandolo reggente in sua vece:
“Il.mo sig Commendatore,
Io l’ho designata al nobile ufficio di recarsi nell’Italia centrale e dirigere quelle province che coi loro voti proclamarono di volere un forte regno costituzionale ed italiano e poscia invocarono la mia reggenza. La sua onorevole fama, le nobili qualità del suo ingegno e del suo animo, le prove di devozione che Ella diede al re ed alla Patria, l’intiera fiducia che in lei ripongo e che ora godo pubblicamente significarle, sono tanti argomenti perché la sua missione ottenga un esito felice.
Ma non sono i soli. Le popolazioni d’Italia centrale hanno date tante prove di senno, di fermezza e di temperanza che meritano la stima del mondo civile.Ora io sono certo che esse comprenderanno la necessità di perseverare in quella medesima condotta calma e ordinata, soprattutto in questo momento nel quale sta
per aprirsi un congresso (1) dove le sorti d’Italia saranno discusse, e dove S.M. il Re Vittorio Emanuele, forte dei diritti conferitigli, saprà efficacemente propugnare i loro voti.
Le assicurazioni ripetute da S.M l’Imperatore de’ francesi che non vi sarebbe intervenuto nell’Italia Centrale sono un altro titolo di grande fiducia. Tali assicurazioni confortano potentemente la politica del Governo del Re, il quale non potrebbe mai consentire che la violenza esterna venisse a sovrapporsi alla volontà nazionale.
Se ragioni di buona politica consigliarono S.M. dopo la pace di Villafranca a richiamare i suoi commissari e astenersi da qualsiasi ingerenza nell’Italia centrale, non è perciò che il suo Governo si rifiuti ad uffizi di una amichevole benevolenza che i recenti fatti hanno stretta ancor maggiormente. Io intendo esprimere la
fiducia che esso non rifiuterebbe, entro il limite del possibile, di venire in aiuto di quei paesi per facilitar loro la contrattazione di un prestito ove fosse necessario….
Eugenio di Savoia”
Marcello Camici
1) Congresso di Zurigo con la conseguente pace che ne uscì