Dopo il grande successo della mostra “… SE TORNASSE OGGI”, progetto multimediale legato all’Elba e ad alcuni dei suoi figli illustri, esposizione fotografica, supporto audiovisivo ed installazione evocativa dei personaggi che si è tenuta ne giorni scorsi alla Telemaco Signorini di Portoferraio, abbiamo deciso, per chi non è potuto venire, o per chi vuol rivedere, e riascoltare con più calma, le storie dei nostri 11 personaggi illustri che in passato hanno vissuto nella nostra isola e che OGGI potessero per un giorno tornare, che cosa direbbero dell’attuale modernità? Quali le loro considerazioni sul tempo attuale?
Continuiamo con Giuseppe Pietri, raccontato da Donatella Pietri
Giuseppe Pietri, nasce a S. Ilario il 6 maggio 1886. E' stato un compositore, padre dell'operetta italiana, ma la sua grande passione rimase l'opera lirica. Studiò presso il Conservatorio di Milano grazie ad Oreste del Buono che gli permise di iscriversi, dopo averlo sentito suonare in occasione di un concerto a Portoferraio in cui venne meno il direttore d'orchestra. Pietri da sempre suonava l'organo della Chiesa del paese natio (Sant'Ilario). Grazie ad un bravissimo maestro di musica, arrivato a S. Ilario dall'America, il quale intuì le doti di Giuseppe per la musica, seguendolo fin da bambino ed insegnandogli tutta la sua conoscenza di quest'arte. Debuttò all'età di vent'anni con la musica per il teatro intitolata Calendimaggio, il libretto gli fu dato da un elbano, un compaesano, Pietro Gori, dramma in un atto e due quadri, fu data alla Pergola di Firenze nel 1910, seguita dalla fiaba in musica Flemmerlandia. Si accorse che per i giovani autori erano più azzeccate e convenienti le opere descriventi i piccoli fatti della vita quotidiana, della borghesia e della classe lavoratrice. Uno dei suoi primi lavori fu un'opera lirica incompiuta e lasciata a metà, Addio giovinezza (operetta), ripescata e portata al successo dalla compagnia del comico Tani.
Dopo la sfortunata opera Il signor di Ruy-Blas, grazie ad una riuscita ispirazione, l'autore realizzò una pregevole commedia di ambiente, intitolata L'acqua cheta (1920), tratta dalla commedia omonima di Augusto Novelli. E' la storia di un vecchio vetturino e delle sue due figlie, una delle quali soleva vivere a testa bassa, come un'acqua cheta. Tre anni dopo, Pietri condusse al successo l'operetta La donna perduta, che meritò una trasposizione cinematografica. Ed a novembre Quartetto vagabondo.
Nel 1926, il compositore regalò al suo pubblico l'operetta Primarosa, nella quale descrisse le vicende fallimentari di una famiglia di imprenditori minerari.
Nel 1928 l'operetta Rompicollo, ambientata in una Siena del '600.
E poi Tuffolina, Casa mia, casa mia (1930) e L'isola verde (1931).
Nel 1934 Pietri compone il suo lavoro più importante, l'operetta in 3 atti Maristella. Indimenticabile l'aria, “Io conosco un giardino”. Questo brano del primo atto ha meritato varie incisioni discografiche .
Pietri era sposato con Giovanna Saladino, dalla quale ha avuto 3 figli: Piero, Giovanni e Donatella.
Fu un padre molto presente ed affettuoso, ci parla di lui, la figlia Donatella raccontandoci i sui ricordi indelebili. Alla domanda se tornasse oggi, Donatella ha immaginato suo padre alla ricerca di un pianoforte dove "poter mettere le mani" e poi: "cercherebbe di avere intorno a sé tutta la famiglia, che per lui era un bene primario".