Stasera, lunedi 13 agosto, alle ore 21,00 in piazza di Chiesa a San Piero in Campo 'ISOLA VERDE omaggio a Giuseppe Pietri', occasione per l'Elba per ricordare il suo famoso compositore.
La serata è organizzata dal Comune di Campo nell'Elba, Circolo Culturale Le Macinelle ed Associazione Club La Boheme.
Giuseppe PIETRI
di Andrea Sessa
Giuseppe Pietri
Nacque il 6 maggio 1886 a Sant’Ilario, sull’isola d’Elba, quartogenito di Giovanni, ex capitano di mare e direttore del locale ufficio postale, e di Sestilia Battaglini.
Avviato allo studio del pianoforte dal maestro Milani, istruttore della banda del paese (ingaggiato dai genitori per dare lezioni alla sorella Diva, che però aveva dimostrato scarsa attitudine alla musica), rivelò ben presto il suo talento suonando l’organo della chiesa parrocchiale. Non ancora quindicenne, si esibì come direttore d’orchestra sostituendo il titolare assente in una rappresentazione di Crispino e la Comare dei fratelli Ricci al teatro dei Vigilanti di Portoferraio. Grazie anche all’interessamento dell’elbano Pilade Del Buono, nell’autunno del 1901 entrò al Conservatorio di Milano, dove conseguì il diploma di pianoforte (1904), e studiò armonia e contrappunto con Amintore Galli e composizione con Gaetano Coronaro. Il 27 maggio 1907 la sua Danza macabra per orchestra fu eseguita in un’esercitazione degli allievi. Nel frattempo aveva musicato Calendimaggio, ‘scene drammatiche’ dell’avvocato anarchico Pietro Gori, di indole veristica (erano state scritte in origine per Antônio Carlos Gomes), che vennero applaudite a Firenze (teatro alla Pergola, 14 marzo 1910).
Dopo la fiaba musicale In Flemmerlanda (Milano, Fossati, 24 settembre 1913) su libretto di Antonio Rubino ispirato a Le docteur Ox di Jules Verne, che ebbe critiche favorevoli, ottenne uno straordinario successo con le ‘scene goliardiche’ Addio giovinezza!, un’operetta che Alessandro De Stefani trasse dalla popolare commedia di Sandro Camasio e Nino Oxilia e che da Livorno (Goldoni, 20 gennaio 1915) iniziò un giro trionfale in Italia e all’estero. Un esito meno memorabile ebbero le operette Il signor Ruy-Blas (libretto di Alberto Colantuoni; Bologna, Duse, 6 marzo 1916), La modella (Antonio Lega dalla commedia di Alfredo Testoni; Roma, Quirino, 29 gennaio 1917) e Lucciola (Carlo Veneziani; Livorno, Politeama, 26 settembre 1918); ma L’acqua cheta… (Roma, Nazionale, 27 novembre 1920), su un libretto di Augusto Novelli e Angelo Nessi tratto dalla commedia in dialetto fiorentino dello stesso Novelli, rinnovò i trionfi di Addio giovinezza!
L’11 aprile 1923 a Roma sposò Giovanna Saladino, figlia di un prefetto, che aveva conosciuto nel 1917 all’Elba: si stabilirono a Milano. Fu un matrimonio felicissimo, dal quale nacquero Piero, Giovanni e Donatella.
Per un decennio Pietri continuò a comporre operette e commedie musicali che, pur accolte con grande favore, non arrivarono a eguagliare la fama dei suoi lavori più popolari: L’Ascensione (libretto di Novelli e Nessi dalla commedia di Novelli; Firenze, Pergola, 17 maggio 1922); Guarda, guarda la mostarda… (Giovanni Antonio Colonna di Cesarò; Roma, teatro dei Piccoli, 4 aprile 1923); La donna perduta (Guglielmo Zorzi e Guglielmo Giannini; Roma, Adriano, 26 settembre 1923); Quartetto vagabondo (Enrico Serretta; Roma, Eliseo, 4 dicembre 1924); Namba Zajm (Cielo stellato) (Veneziani; Milano, Lirico, 27 gennaio 1926); Primarosa (Carlo Lombardo e Renato Simoni, dalla commedia Primerose di Robert de Flers e Gaston-Armand de Caillavet; Milano, Lirico, 29 ottobre 1926); Tuffolina (Novelli dalla propria commedia Un campagnolo ai bagni; Genova, Politeama Genovese, 26 ottobre 1927); Rompicollo (Luigi Bonelli e Ferdinando Paolieri; Milano, Dal Verme, 29 dicembre 1928: ambientata nel Seicento a Siena nei giorni del Palio, ebbe alla fine degli anni Trenta un fortunato revival in Germania col titolo Das große Rennen); L’Isola verde (Lombardo e Bonelli; Milano, Lirico, 16 ottobre 1929), che si svolge all’Elba all’epoca dell’esilio di Napoleone; Casa mia, casa mia… (Novelli e Nessi dalla commedia di Novelli; Roma, Quirino, 4 ottobre 1930); Giocondo Zappaterra (Giulio Bucciolini; Firenze, Alfieri, 10 dicembre 1930); La dote di Jeannette (Arturo Rossato; Roma, Principe, 4 luglio 1931); e Vent’anni (Bonelli; Roma, Quirino, 2 aprile 1932), che ripropone l’atmosfera studentesca di Addio giovinezza!
Il declino dell’operetta lo convinse a tornare al genere melodrammatico con il dramma lirico Maristella su libretto di Maso Salvini dal poemetto Zi’ Munacella di Salvatore Di Giacomo, storia d’amore e sacrificio che si svolge nel 1647 a Napoli; l’opera andò in scena per la prima volta al teatro di San Carlo il 22 marzo 1934 e fu poi riproposta anche alla Scala (25 aprile 1940), interpretata da Beniamino Gigli. Seguì La canzone di San Giovanni (San Remo, Casinò Municipale, 30 gennaio 1939), dramma lirico di Rossato dalla commedia Il Quartetto di Lucio d’Ambra, che racconta la vita di un’orchestrina. Nel 1942 terminò il dramma lirico Arsa del Giglio su libretto di Salvini ispirato al romanzo I fuggiaschi di Paolieri; ambientata al tempo delle incursioni dei corsari nelle isole dell’arcipelago toscano, l’opera fu rappresentata postuma nel campo sportivo di Portoferraio dal Carro di Tespi lirico il 20 settembre 1952.
Giuseppe Pietri morì a Milano l’11 agosto 1946.
La notorietà di Giuseppe Pietri rimane legata ad Addio giovinezza! e L’acqua cheta…, due capolavori dell’operetta italiana. La prima, che racconta la storia d’amore tra lo studente Mario e la modista Dorina nella Torino goliardica di inizio Novecento, con accenti che ricordano la Bohème pucciniana, consacrò il compositore come «cantore dei goliardi» (cfr. Carli, 1956). La seconda – la figlia di un vetturino fiorentino, all’apparenza remissiva, si destreggia abilmente nelle faccende amorose che la riguardano – confermò la fama dell’autore come creatore di un’operetta che accantona i modelli parigini e viennesi per privilegiare una dimensione regionale e borghese, con situazioni e personaggi tratti dalla vita quotidiana. Meno noti sono i suoi drammi lirici, che si mantengono nel solco della Giovane Scuola. Di Maristella si ricorda soprattutto la romanza Io conosco un giardino, incisa su disco da alcuni famosi tenori. Compositore essenzialmente teatrale, scrisse anche gli intermezzi per la commedia Cura omeopatica di Silvio Zambaldi (Milano, Arcimboldi, 11 marzo 1927), inni (tra di essi l’Inno del Saracino per l’omonima Giostra di Arezzo, 1932), Serenata elbana per pianoforte, violino e violoncello (1937), canzoni e ballabili.