L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
La lettera che Bettino Ricasoli scrive a tutti gonfalonieri della Toscana il 28 dicembre 1859 arriva anche al gonfaloniere di Portoferraio.
Esprime la fiducia che lo statista ha nelle rappresentanze comunali uscite col nuovo metodo dell’elezione che ha sostituito quello della estrazione a sorte da quelle borse che egli ha definito “borse cieche ed in intelligenti”, fiducia che vuole trasmettere a tutti gli amministratori periferici.
Un riforma questa, quella delle rappresentanze municipali, fortemente voluta e ricercata dal Ricasoli quale ”pietra angolare dell edifizio amministrativo “(lettera di Ricasoli del 17 maggio 1859 al presidente del Consiglio di Stato) necessaria a raggiungere l’indipendenza d’Italia “bene massimo che bisogna perseguire”
(lettera di Ricasoli al prefetto di Livorno del 12 maggio 1859)
“Al Sig. Gonfaloniere della comunità di Portoferraio
Illustrissimo Signore
Col nuovo anno entreranno in ufficio le Rappresentanze Municipali uscite dalla libere elezione dei cittadini ed io sento il bisogno di rivolgere una parola di fiducia e di speranza ai Gonfalonieri, giacchè molto mi preme di stabilire tra essi ed il Ministero dell’Interno quelle relazioni leali e benevole, dalle quali mi riprometto assai più che vantaggi amministrativi.
Il suffragio popolare e la nomina governativa, pongono i nuovi Gonfalonieri nella felice condizione di avere insieme la confidenza dei Cittadini e quella del Governo. Se essi sapranno usare a dovere di questa duplice forza che posseggono, potranno giovare alla patria in modo efficacissimo, non solo con una savia direzione delli interessi comunali, ma ancora con quella autorità che indirizza al bene pubblico le volontà dei singoli, che è tanto rispettata quanto è più indipendente. L’autorità dei pubblici funzionari specialmente oltre i limiti della pura esecuzione delle Leggi,non sempre può ottenere quei buoni effetti che si debbono sperare dai Gonfalonieri; i quali più conosciuti e meglio ascoltati dalle popolazioni, possono avere sullo spirito pubblico una salutare influenza. Però nel mio progetto l’azione del potere politico dovrebbe compiersi con l’azione del potere municipale, quando, come fra noi, tanto l’uno che l’altro sono animati da uno stesso principio e dirigono i loro sforzi ad uno stesso fine.
Se fossimo in tempi normali e se il Governo non avesse altra cura che quella di ben amministrare il paese, io mi limiterei ad eccitare la S.V. a ben condurre la azienda comunale, a preparare con le savie discussioni degli interessi locali, quella più larga partecipazione che avranno in seguito i cittadini al governo dello Stato. Ma oggi tali sono le condizioni nostre da richiedere a tutti coloro che hanno mano nella cosa pubblica, un concorso illimitato alla grande impresa a cui ci siamo accinti. Redimere l’Italia dalla servitù straniera, costituire la nazione in modo da bastare a se stessa sotto il reggimento di un Re guerriero e mantenitore di fede, non può essere opera del solo Governo centrale, ma di tutti i poteri costituiti, intorno ai quali deve svolgersi l’operosità incessante dei cittadini…
B. RICASOLI”
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba anno 1859.Doc 15-100.Archivio storico comune Portoferraio)
Marcello Camici