Presentazione del libro di Poesie Rime Sparse di Marinella Da Roit (Edito dalla Persephone Edizioni)
Sabato 9 febbraio alle ore 17 presso la sala conferenziale della Gran Guardia (Porta a Mare) Portoferraio
Sono legata a Marinella Da Roit da un’amicizia tacita e rispettosa e da un misterioso parallelismo nelle vicende che accompagnano le nostre vite. Eravamo
compagne di Liceo a Portoferraio, ci siamo allontanate con l’Università per poi ritrovarci alcuni anni dopo a vivere nello stesso luogo in Toscana. I nostri rispettivi mariti si conoscevano, giocavano insieme da piccoli ed erano vicini di casa e entrambi i nostri padri hanno lavorato in miniera. Abbiamo avuto un figlio maschio nello stesso anno e ci siamo separate per lo stesso motivo e nello stesso tempo. Ci siamo leccate le ferite in silenzio rientrando nell’utero rigenerativo della nostra isola, anche se io, per mia natura girovaga, mi devo allontanare da qui di tanto in tanto e avere almeno un secondo luogo possibile dove vivere.
La nostra non è un’amicizia scandita da frequentazioni ma gravitiamo l’una attorno all’altra come in un sistema di stelle doppie, è un’amicizia che non so spiegare perchè atipica, ma noi conosciamo l’una dell’altra l’aspetto meno evidente e nello stesso tempo più profondo: la verità d’essenza, il valore intrinseco individuale, lo spessore intellettivo, psichico e spirituale che ci accomuna.
Sin dal Liceo Marinella ha avuto un incredibile dono per la sintesi nell’uso del linguaggio, cercando l’incontro magico, potente e simbolico tra forma e contenuto. La sua ricerca artistica ha seguito quella strada.
Lei taciturna, riflessiva, riservata, io estroversa, esagerata. Lei più flemmatica, io più biliosa, lei notturna, acquatica, io terrestre e solare, lei introflessa, io estroflessa. Entrambe con un’intelligenza superiore alla media, ovviamente anche emotiva e per questa ragione entrambe vulnerabili, consapevoli di un sentire non condiviso e paradossalmente proprio per questo stesso motivo inattaccabili nelle profondità dell’essere. Entrambe scriviamo, io in prosa e lei in poesia. La sua poesia è scandita dalla metrica. La metrica usata in questa pubblicazione è quella della rima baciata.
Torniamo al punto, io mi occupo delle scelte editoriali di una piccola casa editrice, il tempo è maturo per affrontare un progetto insieme. Marinella mi chiede se mi piacciono le sue poesie. La mia risposta istintiva è che a me non piace il suono che proviene dalle poesie in rima perchè è come una filastrocca che depotenzia il dramma. Mentre ragioniamo entrambe su questa asserzione, entrambe capiamo. Mi rendo conto allora di un meccanismo di compensazione in atto. Io intimamente sono dura da scalfire, infatti la mia natura ha bisogno della passione, della stridente musica dionisiaca che induce la perdita di sé attraverso la trance. Per poter permettermi di perdere il controllo spietato che ho sulla mia coscienza devo entrare nel caos dionisiaco.
Lei sente, forte e intensamente, non ha difese nè filtri, lei è già là per sua natura, la sua coscienza-anima è nell’inconscio collettivo della razza e per poter sopravvivere, sfuggire al caos, ha bisogno di elevare la sua sofferenza e il suo sentire in una forma codificata, matematica, ordinata, apollinea. Ha bisogno cioè di allontanarsi dalla terra, mentre io, d’entrarci. Lei ha bisogno di creare forma, io di distruggerla. Lei conia forme rinnovate d’essenza, io distruggo forme obsolete per ritrovare quell’essenza.
Nel leggere e rileggere le sue poesie alla fine sono entrata nella colta delicatezza della sua espressione artistica, oramai familiare. Comprendo il bisogno di alleggerire il contenuto, scaturito dal vissuto intenso e dai dolori di una vita, con un suono che filtri il pathos. Posso compenetrarmi per empatia nella di lei natura e godere della percezione estetica che dalle sue poesie proviene in forma raffinata ed elegante. Ed ecco che quasi senza accorgermene sono colpita dalla loro forza evocativa. La forma usata apparentemente sbarazzina permette di poter aprire una finestra sull’assoluto, di gettare uno sguardo nella Terra Innominabile, senza farsi male o cadere preda di fascinazioni e di incantesimi. Ogni verso, ogni parola, ogni virgola è usato con ragion di causa, frutto di una profonda riflessione ed elaborazione continua per arrivare sull’onda dell’intento dell’artista direttamente al nostro cuore, sfiorandoci, con la delicatezza che le appartiene, quasi con la leggerezza di una piuma, l’anima.
In queste rime si affaccia la vita di tutti i giorni con i molteplici volti del quotidiano e la presenza dominante e incontrastata dell'Elba con il suo mare calmo e burrascoso, il sole descritto al suo nascere o al tramonto, il vento lieve o impetuoso e il grido dei gabbiani, il tutto in una cornice di profumi e colori mediterranei di ginestre, rosmarino, mirto e bouganville. Sentimenti e natura, quindi, in cui quella rima baciata, oggi troppo spesso declassata a mera filastrocca, viene utilizzata an- che nella descrizione di eventi profondamente dolorosi o civilmente seri, alla ricerca, con l'incedere sonoro della scansione metrica, di quell' ordine metodico e caratteriale, che fa parte dell'essere stesso dell'Autrice.
Ha partecipato a vari premi letterari per la sezione poesie quali il Premio città di Faenza Io donna, Premio città di Empoli Domenico Rea, Premio letterario di Poesia Bartolommeo Sestini a Capoliveri dove Giorgio Weiss le ha conferito nel 2006 il primo premio per la poesia A nonno Giuse. Ha visto pubblicare alcune sue poesie sull'antologia Pensieri d'autore, portata al salone del libro di Torino nel 2010.Lavora come farmacista a Capoliveri.
La casa Editrice Persephone inaugura con questi due autori elbani la collana I Poeti, dedicata, appunto alla scoperta e valorizzazione delle energie creative locali.
Entrambi i libri di poesie sono illustrati da immagini fotografiche i cui autori sono Miranda Meneghetti, Angela Galli, Cristina Spinetti, Giancarlo Petroni, Anna Marconi, Claudia Colnago.