L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
Bettino Ricasoli, dopo aver affermato che “il governo ha piena fiducia nei principi di libertà”, che “le rappresentanze comunali usino con tutta indipendenza delle facoltà loro attribuite dal regolamento”, che è lontana dai suoi intendimenti la triste politica del governo di “togliere di soppiatto con una mano quello che palesemente concede con l’altra", continua nella sua lettera scritta il 10 gennaio 1860 per il gonfaloniere sugli intendimenti del governo nell’applicazione del regolamento comunale e delinea quelle che sono le funzioni del ministro del censo (il cancelliere) che “non è e non deve essere un sorvegliatore
importuno ma un funzionario che ha il carico più gravoso della gestione municipale senza avere mai il potere di alterare l’indirizzo” e del prefetto che deve essere “l’autorità conciliatrice degli interessi comunali cogl’interessi dello Stato, sulla norma imparziale della Legge”:
“….Applicato con questi temperamenti, non dubito che il Regolamento Comunale non debba far buona prova, come già lo fece quando mancarono tante felici condizioni che ora abbiamo. Prima delle quali la perfetta unione che è tra Paese e Governo, unione di sentimenti, di azione, e di fini politici.
Questa concordia fa sì che il Governo conosca nei Municipi una delle sue forze più vive, ma toglie ben anche ogni ombra di antagonismo tra le Rappresentanze Comunali e le Autorità amministrative.
Il Governo è ricongiunto ai Municipi per via del Ministro del Censo (cancelliere ndscr) e del Prefetto.
Questo necessario legame deve tenersi con ogni studio, perché l’indebolirlo condurrebbe per una parte a turbare l’economia amministrativa dello Stato e per l’altro a porre in collisione poteri che debbono procedere uniti nell’interesse della cosa pubblica.
Il Ministro del Censo non è e non deve essere un sorvegliatore importuno ma un funzionario che ha il carico più gravoso della gestione municipale senza avere mai il potere di alterare l’indirizzo, anche quando forse dato contro Legge. Le competenze assegnate al Ministro del Censo furono additate dalla passata esperienza e dal considerare che un pubblico funzionario non poteva costituirsi in condizioni inferiori a quelle d’un impiegato comunale.
Nei Comuni rurali il Ministro del Censo avrà sicuramente un’azione tanto meno limitata quanto più necessaria; ma non potrà essere mai eccessiva perché non potrà mai inceppare l’azione
dei Gonfalonieri, i quali resteranno responsabili davanti al Consiglio Comunale e al Governo e perché dovrà essere sempre dipendente dal voto dei legittimi Rappresentanti del Comune.
Il Prefetto dev’essere nel mio concetto l’autorità conciliatrice degli interessi comunali cogl’interessi dello Stato, sulla norma imparziale della legge.
Questa autorità deve tornare accetta agli stessi amministrati, quando sia amministrata per il bene di tutti e senza alcun spirito di sindacato che trascenda le proprie competenze.
Non parlo della urbanità e convenienza di forme, che si dovrà usar sempre nel trattare coi Municipi e singolarmente coi Gonfaolonieri; ma dico che anche per richiamare alla semplice esecuzione della Legge vogliano prima esaurirsi tutti i mezzi conciliativi, e il Decreto del Consiglio di Prefettura deve essere l’ultima parola d’una autorità ridotta ad agire soltanto con atti legittimi.
Questi sono gli intendimenti che avrà il Governo nell’applicazione del Regolamento Comunale ,e non dubita che non riesca benissimo, eziandio quale si trova, a dotare il Paese di quella esperienza di vita civile che lo farà ancor più maturo all’esercizio di più larghe libertà pubbliche. Il regolamento comunale riceverà presto il suo compimento dalla legge sui Consigli distrettuali e compartimentali.
Il Governo vuole instaurare la vera libertà amministrativa e non illudere con vane apparenze.
Però la patria darà più che la legge non sembri dare;giacchè per un lato il senno dei Toscani, per il quale si mostrarono così mirabilmente capaci al governo di loro stessi, saprà ben usare dei diritti sanciti, e per l’altro il Governo farà sì che dalle autorità non si frammetta impedimento all’azione delle Rappresentanze Comunali, quando stia nei termini della Legge,interpretata sempre con lo spirito di libertà che la informa. Tali franche dichiarazioni mentre debbono illuminare la pubblica opinione, serviranno pure di norma ai Prefetti e
ai Ministri del Censo sul modo di regolare la loro intromissione negli affari comunali; intromissione che deve essere sempre animata da spirito liberale,escludendo ogni sospetto di sindacato vessatorio.
Mi pregio frattanto di professarmi
Di VS Illustrissima
Lì 10 gennaio 1860
Il Presidente del Consiglio dei Ministri
e Ministro dell’Interno
BETTINO RICASOLI“
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba .Doc 11-300.Anno 1860.Circolari dispositive e normative 1- 79.Circolare n 5.Archivio storico comune di Portoferraio)
Marcello Camici