Il folto gruppo di persone, in vario modo interessate o semplicemente incuriosite dall’attrattiva di poter visitare il sito archeologico di S. Giovanni nella rada di Portoferraio, ha potuto assistere in diretta, mentre il Prof. Franco Cambi illustrava la storia del sito ed i risultati raggiunti nelle varie campagne di scavi iniziate nel 2012, al lavoro di dissotterramento eseguito dagli studenti volontari provenienti da varie università quali: Siena, Torino, Napoli, Bologna, Pisa, Padova e talvolta anche dall’estero.
Nel corso della visita, promossa giovedì 25 ottobre dal Lions Club Isola d’Elba allo scopo di rendere noto al pubblico il valore di quanto emerge dal suolo di S. Giovanni e di sensibilizzare gli enti preposti al sostegno economico delle future campagne, il Prof. Cambi ha illustrato le origini villiche del complesso oggetto di scavi, nonostante che dai reperti, dalle strutture architettoniche, dai decori e pavimentazioni presenti soprattutto nel primo piano risulti essere stata posseduta da una facoltosa famiglia gentilizia romana del 1° e 2° secolo a.C.
Fra le maggiori evidenze del sito risaltano i cinque grandi doli, completamente interrati, utilizzati per la fermentazione del vino, i muri esterni del grande edifico e quelli interni che delimitavano i vari ambienti, in uno dei quali sono state ritrovate molte anfore contenenti semi di mela probabilmente usate per la produzione di aceto.
Dalle indagini strumentali eseguite sul terreno è altresì emersa la certezza che nel luogo, in epoche precedenti la costruzione del fabbricato romano, esistessero forni per la fusione del minerale di ferro, che però al momento non sono stati ancora individuati.
I reperti, spesso solo dei frammenti, ripuliti, selezionati e raggruppati separatamente secondo la loro origine, come ha specificato Cambi al termine della sua esposizione, verranno sottoposti ad una lunga fase di analisi e di restauro che avrà luogo all’Università di Siena nei prossimi mesi rima della ripresa della prossima campagna di scavi.
La conclusione dell’incontro è stata affidate a Paolo Gasparri membro della famiglia proprietaria del terreno su cui insistono le rovine. Gasparri ha paventato il rischio che, in mancanza sul posto di ambienti museali adatti all’esposizione dei reperti e di adeguati finanziamenti idonei alla prosecuzione dei lavori, il materiale ritrovato possa essere trasferito in altre località, come Firenze e Siena, le cui strutture idonee potrebbero riceverli e adeguatamente esporli. Il proprietario ha inoltre evidenziato come la realizzazione di un porto turistico sullo specchio acqueo antistante la zona archeologica di S. Giovanni risulterebbe in forte attrito con un sito così ricco di storia e di attrattiva didattica, naturalistica, culturale e turistica.