Ci voleva un professore ordinario di economia in prestigiose Università internazionali, per farci capire che l'inefficace -alla prova dei fatti - ricetta della Troika dell'austerità e le pulsioni sovraniste sono le due facce di una stessa medaglia.
E che a questo establishment europeo non serve presentare – come fece nel 2015 l'allora Ministro delle Finanze greco – un calibrato programma di ristrutturazione del debito in grado di far uscire il suo Paese dalla spirale debito-prestito-aumento del debito, poiché ai creditori non interessa esser pagati, ma perpetuare il debito e le proprie politiche neoliberiste.
E questo perchè la politica -come si palesa nella lettura -subisce la dittatura dell' economia, subordinando le istituzioni elettive al potere finanziario.
Non a caso, nei 162 giorni da Ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, benchè le proprie ragionevoli proposte fossero condivise da altri prestigiosi economisti, anche di scuola FMI, ha dovuto subire dall' Eurogruppo il veto a qualsiasi discussione nel merito; e questo, viene sottolineato, da parte di un istituto non elettivo ( sotto diktat del collega tedesco Wolfgang Schäuble), esautorante la stessa Commissione Europea.
“La verità - chiosa Varoufakis- è che le nostre società non sono semplicemente ingiuste: sono spaventosamente inefficaci, nella misura in cui disperdono le nostre potenzialità di produrre vera ricchezza”.
QUALE EUROPA?
L'Europa ingiusta ed inefficace distrugge dunque se stessa, e l' unica possibilità che ci è data - questa la tesi del libro e del Movimento transnazionale DiEM25 fondato da Varoufakis nel 2016 e che si presenterà alle prossime elezioni europee-è quella di una profonda democratizzazione del Continente che salvi lo spirito originario dell' Unione, oggi ferma alla sola unità monetaria che, senza democrazia politica, come si è visto, perpetua ed accresce diseguaglianze e povertà.
IL LIBRO
“Adulti nella stanza” ( Ed. La Nave di Teseo) è un libro scorrevole, un romanzo avvincente che spazza finalmente la nebbia che avvolge le Istituzioni europee, una lettura che rivela come 'la realtà superi la fantasia, anche quella del più fervido scrittore di fantascienza, che andrebbe in crisi innanzi alla (s)ragione dell' universo neoliberale al principio del XXI secolo” (dalla postfazione di Guido Maria Brera).
Il racconto trascinante dei 162 giorni si dipana per le 800 pagine del volume, rigoroso nel citare fonti e materiali documentari, tenendo al contempo il lettore col fiato sospeso grazie al ritmo incalzante ed alla sapiente alternanza fra punti di svolta e colpi di scena.
Il fatto di conoscere il disastroso esito della vicenda- come nei drammi di Shakespeare citati dall' Autore- non pregiudica la tensione, poiché il punto non è di rispondere alla domanda ”Come andrà a finire?” ma piuttosto all' interrogativo “Perchè è finita così?”.
La recente storia della Grecia, il cui remake per certi versi, in tono minore, si sta svolgendo in questi giorni in Italia, si fa quindi romanzo-verità, non-fiction novel per eccellenza, con la messa in scena della fine del Sogno Europeo e la condanna di un popolo alla prigione per debiti.
“Ciò che rende unica la narrazione dell' Ateniese è esattamente il punto di vista: lo sguardo diretto e frontale piantato negli occhi della Medusa senza rimanere pietrificato, il vis-a-vis con uomini e donne della Troika senza scivolare nella complicità dell' afasia, conservando -malgrado tutto e con incrollabile ostinazione- la facoltà della parola.”(G.M.B.).
Un romanzo un po' Dickens, un po' Orwell, ma soprattutto molto Kafka, oltre le porte chiuse degli uffici della Commissione europea, nelle sale della EU illuminate da neon lividi, l' intreccio conduce al centro del dedalo, nel cuore del marchingegno, nel castello kafkiano, appunto, dove tutti sono all' apparenza molto disponibili, perfino concordi con le argomentazioni del nuovo arrivato, salvo che poi non si arriva mai al confronto vero, a dare dignità alle sue parole.
SALVATAGGIO PER CHI?
Ma la rappresentazione del 'cerchio magico' non ha nulla di solenne, dove rispetto alla presunta volontà di cerchie oscure prevale sempre il funzionamento reticolare di quelle che Y.V. chiama le 'super scatole nere'.
Le parole sono importanti, così come i loro travestimenti: ecco che 'salvataggio della Grecia' cela il tentativo, riuscito, di colmare le voragini delle banche francesi e tedesche, a scapito delle persone in carne ed ossa, poiché sono materialmente i cittadini gli interessi da pagare sul debito, un po' come la libbra di carne pretesa dal Mercante di Venezia.
'Non c'è altro debito all' infuori di te', recita il primo comandamento della teologia neoliberale in voga, e così scopri come sia Berlino a bloccare un accordo raggiunto tra Atene e Pechino che avrebbe permesso di saldare una rata di 13 miliardi di debito con il FMI contratto dal precedente Governo greco.
L' istantanea odierna della Grecia, con un rendimento dei suoi titoli all'1,85 contro quello nordamericano al 2,3, lo dipingerebbe quindi come un malato in convalescenza, in realtà è un corpo al quale sono stati spiantati degli organi, un Paese depredato anche da coloro che al suo interno - gli evasori ellenici - hanno approfittato del debito per realizzare privatizzazioni a prezzi stracciati, poiché Vaoufakis, che aveva messo a punto un sistema di controllo informatico per contrastare l' enorme l' evasione fiscale, è stato fatto fuori sull' altare dell' accordo con la Troika prima di poterlo applicare.
BATTAGLIA PERSA?
La battaglia persa da Varoufakis , per il solo fatto di essere stata condotta, ha però cambiato la prospettiva europea, mostrando per la prima volta a tutti che il re era nudo; la reazione dell' establishment è stata rabbiosa ma ha messo allo scoperto ipocrisie e debolezze, incrinato modus operandi ritenuti intoccabili; Brexit, derive nazionaliste e populismi vari, fanno pensare che forse, se il radicalismo riformista di Varoufakis fosse stato accolto con attenzione invece che demonizzato, avrebbe rappresentato un' occasione costituente per rifondare l' Unione su nuove basi.
Proprio la gravità della crisi europea, Grecia, Brexit e Francia quelle per ora conclamate ( vedremo che succederà alla chiusura dei rubinetti BCE), rilancia, assieme alla sfiducia, dove è più semplice cavalcare la guerra tra poveri che quella agli affamatori, la tensione utopica verso gli Stati Uniti d' Europa, l' urgente attualità di rispondere con livelli più alti di unità e solidarietà transnazionale alla disgregazione, poiché senza un reale cambio di passo questa Europa è finita e con essa le forze che si limitano a sostenerla così com'è, continuando nella farsa della presunta quanto inesistente oggettività delle sue scelte.
La candidatura di Y. Varoufakis proprio in Germania, con DiEM25 alle prossime elezioni europee, si carica quindi anche di un significato simbolico, ribadendo, con “'ottimismo della volontà” che 'di inevitabile non c'è nulla, come illusionisti interessati vorrebbero farci ancora credere'.
CR