1. Da Zitto e nuota! - Il muretto (parte 1)
Il muretto è una delle istituzioni più salde e incrollabili che possano esistere tra gli abitanti del nostro paese. In altri luoghi esistono le piazze, le panchine, le passeggiate, i bar, i boulevards, i moli, i club e così via. Da noi c'è il muretto. Non un muretto qualsiasi, intendiamoci, ma «il muretto».
E’ questo una lunga e bassa costruzione in cemento che corre lungo la spiaggia, delimitandola dalla strada. Tra la strada stessa e il muretto c'è un piccolo viale per i pedoni, parallelo e affiancato al muretto, in modo che chiunque si voglia spostare da un punto all'altro del paese deve per forza di cose passare di là, sfilando davanti a chi vi sta seduto sopra.
È per questo che il muretto è il salotto del paese, il punto di ritrovo e di riunione, il luogo dove nascono e prosperano i pettegolezzi, dove si diffondono le notizie, dove si scambiano le opinioni e fioriscono le discussioni.
È anche il luogo ove ciascuno passandovi davanti sa che, dopo pochi secondi, si parlerà di lui, con certezza, o dei suoi vestiti, o dei suoi affari, o di sua moglie, o di suo marito o di qualche altra cosa che lo riguarda. Sa anche, per essere spesso anche lui un «murettista», che le probabilità che si parli bene di lui o delle sue cose sono scarse, molto scarse. Una volta sono rimasto per quasi due ore a far compagnia a mia moglie e amiche sul muretto e, non avendo altro da fare (sono poco loquace e piuttosto «orso»), mi misi a fare una percentuale delle volte in cui si parlava bene di qualcuno. Tenevo il conto con le dita e ogni dieci persone che passavano facevo un segno sul muretto con un sasso. Non riuscii a stabilire la percentuale: a onor del vero i presupposti per farla c'erano tutti, perché passò una quantità enorme di gente in quelle due ore. Sembrava che tutti facessero a gara per passare davanti a noi. Non ne sono proprio certo, ma ebbi l'impressione che qualcuno fosse passato davanti a noi cinque volte. Ciononostante non riuscii ugualmente a stabilire una percentuale per il semplice fatto che su 126 persone «esaminate» si pronunciarono 126 commenti negativi e nessuna lode o apprezzamento. Può darsi però che sia stato un puro caso, e che proprio dal momento in cui io smisi di contare e andai via tutti parlassero bene di tutti: non sono mai riuscito ad appurarlo.
Non vorrei, con questa descrizione del muretto e dei murettisti, aver dato l'impressione che tutte le persone che stanno sul muretto siano pettegole o maldicenti. No: lo sono solo casualmente, nei momenti in cui vi stanno sedute sopra. Tendenzialmente ogni persona è buona, altruista e pensa ai fatti propri: questo è fuor di dubbio. Soltanto che, non appena si siede sul muretto assieme a delle amiche o a degli amici, è più forte di lei, deve spettegolare. Ho visto (e sentito) persone integerrime, morigerate e piene di contegno lanciarsi in spregiudicate maldicenze non appena si sedevano e riprendere poi il loro abituale contegno serio e compunto quando andavano via.
Questa cosa mi ha fatto pensare per lungo tempo, e sono arrivato a una conclusione, l'unica che ritengo possibile. Secondo me il muretto non è solo una costruzione di cemento, ma per qualche misterioso potere la cui natura per adesso mi sfugge, ha sviluppato un'anima e una personalità propria. Sarà perché ha assorbito, con gli anni e i decenni, un po' dello spirito di tutti coloro che ci si sono seduti sopra, sarà per qualche altra diavoleria, ma sono fermamente convinto che il muretto sia vivo. Se non avesse un'anima e una mente tutta sua non si spiegherebbe il comportamento di chi, inconsciamente, ci si siede sopra.
Confesso che io vado malvolentieri sul muretto, nonostante le insistenze di mia moglie, perché ho paura. Mi guardo bene infatti dall'aprir bocca contro qualcuno: sono fermamente convinto che il muretto potrebbe un giorno servirsi delle mie parole per ricattarmi o quanto meno mettermi in cattiva luce con quella persona. Da quando ho scoperto la cosa sono terrorizzato all'idea che mi sfugga qualcosa contro qualcuno. Adesso riesco a controllare meglio le mie reazioni, ma ricordo che i primi tempi, dopo aver scoperto la vera natura del muretto, ero veramente terrorizzato. Cercavo di parlare a monosillabi o storpiavo le parole per non farmi capire da lui, oppure non parlavo affatto.
L'episodio, dicevo, successe proprio i primi giorni della mia scoperta, riguardo al muretto. Me ne stavo seduto da una parte, col busto eretto e con i piedi ben poggiati per terra, per non pesare troppo con il sedere, zitto e attento a non farmi sfuggire una parola.
Continua...
Gianfranco Panvini