Nel 2019 sono due gli anniversari da celebrare in Toscana: i 450 anni del Granducato e i 500 anni dalla nascita di Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana.
Questa ricorrenza, un po’ scherzando, un po’ sul serio, quando mi chiedono se, come Elbano, sono di Portoferraio, oppure se provengo da Portoferraio tengo a precisare che sono di Cosmopoli.
Talune persone rimangono un po’ interdette, ma così ho iniziato una piccolissima, individuale, ‘piccola guerra’ per lanciare l’idea che il nome più giusto, corretto, primigenio, della città in cui ho vissuto e sono cresciuto e alla quale sono affezionato, meriti veramente quello che è in definitiva il suo nome di battesimo: Cosmopoli.
Esortato da Marcello a una riflessione storiografica su Cosmopoli medicea, vorrei provare a sollecitare i cari amici e conoscenti elbani a una riflessione sul merito e il destino di essere stati fondati, direi ‘battezzati’, da Cosimo. Ho provato a ricordare questo fatto storico incontrovertibile asserendo che il nome primario del luogo dove siamo nati o abbiamo abitato o abbiamo vissuto è fuori d’ogni dubbio Cosmopoli. Le radici storiche sono ben conosciute: il sogno di Cosimo fu quello d’espandere il ducato sul mare con la nascita della nostra città.
Occorre ricordare che contro questo progetto Cosimo si trovò di fronte la superpotenza ispanica che, sia con Carlo V, sia, dopo con Filippo II, limitò al duca quel visionario e illuminato progetto. L’importante incombenza di contrassegnare i confini della nuova città, rispetto al resto dell’isola, sorta nel 1569 comportò molto tempo e terminò nel 1574, allargando tali limiti a due miglia toscane: Marcello, ben informato sulle vicende di Cosmopoli medicea, mi ha suggerito che uno di questi cippi si trova a Monte Orello.
Cosimo fu costretto in parte a ripiegare su Pisa, facendo progettare e costruire dal Vasari la piazza dei Cavalieri di Santo Stefano, trasferendo l’omonimo Ordine monastico e militare, che combatté valorosamente nel Mediterraneo contro le navi turche-ottomane che avevano mire espansionistiche verso Occidente. Navi da battaglia di stanza a Cosmopoli, navi sulle quali navigavano e combattevano anche valorosi e prodi cittadini di Cosmopoli, assieme a molti marinai greci che si stabilirono in città. Benché contrastato da potenze infinitamente superiori, egli terminò il progetto donando all’Elba una delle più
meravigliose e importanti città-fortezza marittime del Mediterraneo, che fu continuata, faticosamente, dai successori di casa Medici.
Più di vent’anni fa, avevo ricostruito le ragioni storiche del Granduca che lo avevano indotto a costruire Cosmopoli, intitolando quell’argomento, Il Sogno di Cosimo e, più recentemente, in un breve articolo, avevo scritto che quando torno ‘a casa’, io mi sento di ritornare a Cosmopoli, più che a Portoferraio.
Sostenevo cioè che mi sentivo più appartenente a Cosmopoli, all’idea di una grande città fortificata, simbolo per molti aspetti di un periodo storico formidabile: la concretizzazione, da parte di un piccolo stato minoritario, di un progetto, intellettuale e artistico eccezionale e per alcuni aspetti inarrivabile.
La fondazione di Cosmopoli fu per il ducato mediceo un avvenimento di straordinaria importanza: gli affreschi nel Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, o quelli della Loggia nello ‘Spedale degli Innocenti’ a Firenze, furono ordinati per tramandare ai posteri l’immagine di forza e di dominio di Cosimo e della sua capacità di espansione, sottolineando la visione strategica del mare, come luogo di nuovi orizzonti economici, politici e territoriali. A Cosmopoli, quattro grandi iscrizioni in marmo sono poste
sulle porte delle fortificazioni della Stella e del Falcone, mentre altre due vanno a onorare le porte della città.
Uno dei più originali e dei più grandi artisti dell’epoca, Benvenuto Cellini, fu incaricato della fabbricazione di un bellissimo busto che fu posto sulla facciata del Forte Stella, capolavoro di cui parla lo stesso autore: “(...) mediante la bella testa di bronzo che io ho fatto, così grande ritratto di Vostra Eccellenza Illustrissima, che s’è mandato all’Elba”. Il busto fu asportato il 24 aprile del 1781, su ordine di Pietro Leopoldo e un mese prima era stata tolta una bellissima Pietà di Agnolo Bronzino, dalla chiesa di San Francesco, entrambi trasportati nella Reale Galleria di Firenze.
La prima volta che avevo scritto che Portoferraio meritava il suo nome originario, Cosmopoli, mi ero detto che forse qualcuno tra i tanti appassionati, studiosi, amanti della nostra cittadina, amici e conoscenti, mi avrebbe dato del matto, magari avevo pensato che forse qualcuno coglieva l’ispirazione o la provocazione; oppure lo scherzo, ma niente, niente.
Eppure notazioni storiche, celebrative ed encomiastiche, ce ne sono e abbondanti; se a Pisa lavorò il Vasari, alla costruzione di Cosmopoli partecipò Giovambattista Bellucci, detto il Sanmarino e in seguito il Camerino ingegnere, due fra i massimi rappresentanti dell’architettura militare, che seppero fondere bellezza e potenza, che nonostante incuria e secoli sono ancora di una grandiosità abbagliante, magica e ben visibile.
Ispirato da un lavoro geniale di Manetti, ‘Kosmos’, aggiungo che il disegno architettonico di Cosmopoli deriva da concezioni platoniche o neoplatoniche, addirittura ermetiche, oltre che da ideazioni matematiche e logaritmiche: attorno alla piazza centrale fu delineata una circonferenza o meglio una spirale che riconducesse la trilogia dei forti e l’allineamento dei bastioni all’unità, al simbolismo del Kosmos, in
contrapposizione al Kaos: un’icona cosmica in forma di talismano.
Un grande lavoro di immagini e documentazione storica potrebbe aiutare, chi ne avesse voglia, per visionare e comprendere approfonditamente la costruzione di Cosmopoli nelle sue diverse fasi e porzioni architettoniche, come ben ha descritto Battaglini ben oltre quarant’anni fa in ‘Cosmopolis’.
Sul piano sociale e politico, Cosmopoli fu assieme a Livorno una città aperta, liberata e libera per quei cittadini che imprendevano una nuova vita, rispetto a errori commessi, e libera di appartenere a forme religiose differenti, come i molti ebrei pervenuti qua. Fu altresì sancito che tutte le imbarcazioni qui costruite fossero esentate dal pagamento di tasse nei porti e negli scali medicei.
Con editto del 1559, Cosimo stabilì che chiunque venisse ad abitare a Cosmopoli aveva libera franchigia di persona e beni; qualsiasi pregiudizio o pena avesse contratto, esclusi i condannati a pene capitali e di ‘galera’, poteva divenire cittadino di Cosmopoli: ‘Qualsiasi persona è dichiarata immune da gravezza ordinaria e straordinaria’. Volle stabilire che le merci e mercanzie che si introducessero in quel porto fossero esenti da ogni dazio e gabella, tanto in entrata che in uscita.
Per suo volere, tramite un accordo economico con la signoria di Piombino, furono ripristinate nuove escavazioni di ferro per impiegarvi operai, ‘concedendo loro quelle terre onde poterle coltivare e renderle fertili’; questa libertà estrattiva, singola e comune, fu tolta dai Lorena con ‘Motu Proprio’ nel 1840, creando un caso sociale e politico con gravi conseguenze nel versante minerario dell’isola: una vera e
propria espropriazione.
Lo stesso Bonaparte scelse Cosmopoli e l’Elba: qui avrebbe potuto soggiornare, assediato per via di mare, ma sufficientemente tranquillo e difeso dai potenti bastioni della sua piccola capitale. Anche se la sua fu una grandiosa commedia ottimamente recitata, grazie alla quale si beffò sonoramente nei confronti dei suoi numerosi nemici!
Perché non amare, apprezzare, sostenere un unico e totale capolavoro come Portoferraio, anche se io la chiamo Cosmopoli? Sono molte le cose da fare e poche quelle da discutere. Un po’ di coraggio, un po’ di audacia! Cosmopoli, dunque, Cosmopoli!
Alessandro Canestrelli