4. Da Zitto e nuota! - Tempo dichiarato
Il fatto di andare a vela confesso che mi attraeva un po'. Già mi vedevo, sulla distesa azzurra del mare, con le sei vele spiegate, sul ponte inclinato a 45 gradi, reggermi alle corde (o come si chiamassero in quel caso) mentre mi gustavo tutta l'ebbrezza marina, con la faccia protesa al sole. Infinite volte avevo visto scene simili alla televisione o al cinema: sembrava che protagonista se la godesse un mondo a stare in quella posizione. Mai una volta, prima di questo viaggio, mi era passato per la mente che stare per più di tre minuti in quella posizione, con il ponte così inclinato, doveva essere una fatica enorme. Senza contare il fatto che se per un crampo o una necessità qualsiasi dovevi mollare la presa, finivi difilato a mare. Mare che, stando alle immagini, era liscio come l'olio o al massimo con qualche rughetta tipo pelle d'elefante, mentre il vento aveva una forza tale da far quasi capovolgere la barca.
Non vorrei che qualcuno, leggendo quanto scritto finora, pensasse che non amo il mare o le barche. Se involontariamente ho dato quest'impressione la correggo, o meglio, la puntualizzo. Mi piace il mare, e molto anche. Amo star a guardare le onde che si frangono con violenza sugli scogli, standomene saldamente seduto su un grosso scoglio. Questa è la mia idea del mare . L'idea di stare chiuso in anguste cabine, magari per giorni e giorni perché fuori piove o tira troppo vento, con tutto ciò che ti circonda che oscilla con te senza una pausa, mi mette addosso una tale agitazione da farmi star male al solo pensiero.
E' vero che, quando si parlava sul muretto, in sede di «invito» a questa mini-crociera, misi subito in chiaro che non sarei andato se il tempo non era più che buono e che tutti concordarono nel darmi ragione. Pieraugusto e Maurizio dissero che si partiva solo se il tempo era «dichiarato». Per un marittimo il tempo è «dichiarato» quando il mare è uno specchio, non tira un alito di vento e si prevede (anzi, si ha la certezza) che le cose continueranno per gior¬ni e giorni senza fare il più piccolo cambiamento. Quasi sempre, dopo aver detto che íl tempo è dichiarato, aggiungono come supplemento che "il barometro non è mai stato così alto".
Quando chiedi a un marittimo come è il mare, ti dirà sempre che «è una tavola», anche se í tuoi occhi vedono le onde alte come montagne. Se poi gli fai osservare che il mare è agitato o tempestoso, ti risponde invariabilmente che «a vedersi» sembra agitato e tempestoso, ma «in canale è una tavola». Personalmente, ho imparato da tempo a diffidare dei marittimi quando esprimono giudizi sul mare.
Ricordo che qualche anno fa un mio lontano cugino venne a offrirmi di acquistare una barca della quale, disse, doveva disfarsi perché si trasferiva all'estero. Era effettivamente una bella barca, con due cabine e tutte le comodità, e il prezzo era veramente allenante. Allora non avevo pregiudizi di sorta, ma fu proprio in quell'occasione che imparai a diffidare.
Essendo inesperto, pensai bene di chiedere consiglio a chi era del mestiere, e portai quattro marittimi a «visitare» la barca per un giudizio qualificato. Il responso fu unanime: era una bella barca, solida e affidabile, molto ben costruita, e potevo acquistarla a cuor sereno. Tran-quillo sulla barca, sollevai il problema della sua guida, specialmente in occasione di eventuali temporali che avrei po¬tuto incontrare. Ricordo che eravamo verso sera, d'agosto, con un tempo sereno e tranquillo e il mare calmo e liscio: le barche riflettevano Ia loro immagine tremula sulla superficie, veramente come uno specchio. Uno dei marittimi disse: «Con una barca come quella non ci sono problemi. Basta partire con íI tempo dichiarato, come oggi, e anche uno come lei può guidarla senza problemi». Mi sentii un deficiente minorato, e forse quell'«uno come lei» voleva dire proprio questo. Ricordo che dissi: «Ma se si scatenasse un temporale improvviso?»
I marittimi risero. Dovevo proprio averla detta grossa, perché risero di cuore; uno aveva addirittura le lacrime agli occhi. Quando la loro ilarità si spense, uno di loro disse: «Oggi, con la scienza moderna, non esistono più i temporali improvvisi. E tutto prevedibile con un anticipo di giorni e giorni». Un altro rincalzò: «Prenda una giornata di tempo dichiarato come oggi, per esempio. Ho guardato il barometro, un'ora fa: non è mai stato così alto». Quello che aveva le lacrime agli occhi disse: «Anche la televisione ha detto che ci saranno giorni e giorni di bel tempo». Tutti poi, unanimemente, furono d'accordo nel dire che con un tempo così dichiarato come quello, io avrei potuto fare il giro del mondo con una canoa.
Andai a letto pensando che l'indomani, probabilmente, mi sarei accordato con mio cugino per l'acquisto della barca. Mi addormentai soddisfatto al pensiero di come ero fortunato ad avere a disposizione in ogni momento il consiglio competente e sicuro di tanti marittimi.
Quella notte avvenne la píù tremenda tempesta che abbia mai sconquassato le nostre coste dal dopoguerra a questa parte. Tre grosse barche, ancorate al molo, affondarono, le altre furono seriamente danneggiate; quasi tutte le barchette furono sbattute contro il molo o gli scogli e colarono a picco. Ancora oggi si ricorda con terrore quella mareggiata. Da parte mia, feci la documentazione fotografica e cinematografica dell'avvenimento, e posso mostrarlo a chiunque pensi che ci sia dell'esagerazione nel mio racconto.
Gianfranco Panvini