È approdato all’Elba il primo premio del Campionato di Giornalismo “Cronisti in classe” che gli alunni della classe seconda del plesso “Marchesi” di Rio hanno vinto battendo le numerose scuole di tutta la provincia di Livorno.
L’ambito titolo di “Campioni di giornalismo” è stato conferito agli alunni elbani da una giuria di esperti che ha selezionato le migliori inchieste del concorso bandito da “Il Telegrafo” e “La Nazione”.
Nel corso della cerimonia di premiazione, che ha avuto luogo presso l’Accademia navale di Livorno, alla presenza di autorità civili e militari, il prefetto Gianfranco Tomao ha consegnato il premio agli alunni elbani per l’inchiesta intitolata “Quando studiare è un sogno”, un viaggio alla scoperta del diritto allo studio spesso negato in alcune parti del mondo a causa di guerre, povertà e persecuzioni.
L’idea nasce dalla lettura sui quotidiani della triste vicenda del bimbo migrante proveniente dal Mali che è stato ritrovato, dopo il terribile naufragio del 18 aprile 2015, con la pagella cucita nella tasca della giacca. Ispirati dal desiderio di dare voce a quel sogno di studiare, la classe dell’unica scuola elbana in concorso si è trasformata in una vera e propria redazione, realizzando in tutte le parti un’intera pagina del giornale, nell’ambito del laboratorio di giornalismo condotto dalla Prof.ssa Laura Marullo.
Per delineare il quadro del diritto allo studio nel mondo, gli alunni hanno rivolto un’intervista all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che rappresenta la più importante organizzazione al mondo impegnata a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi e a costruire per loro un futuro migliore. Per tale meritoria attività è stata insignita del Premio Nobel per la pace nel 1954 e nel 1981. Su questi temi, gli alunni hanno intervistato per UNHCR Italia Federico Fossi (la cui famiglia, si è appreso con sorpresa, ha origini elbane) che ha tracciato la mappa delle zone in cui è impossibile studiare e ha sottolineato l’importanza dell’istruzione per far rivivere interi paesi dilaniati dalla guerra e risolvere le crisi del mondo.
Un lavoro prezioso quello degli alunni e della docente, ha affermato la Dirigente scolastica, Dott.ssa Lorella Di Biagio, che ha lodato l’inchiesta di questi giovani giornalisti e il loro accorato appello affinché l’educazione sia un diritto di tutti i bambini, rilanciando il monito di Malala Yousafzai secondo la quale “un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”.
Per l’importanza dei temi affrontati nell’inchiesta, pubblichiamo in versione integrale l’intervista all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Dott. Fossi, quanti sono i minori rifugiati che ogni anno lasciano il paese di origine?
Quasi la metà della popolazione rifugiata nel mondo è costituita da bambini. Molti di loro trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa. Che si tratti di rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo o apolidi, i minori sono particolarmente vulnerabili, in quanto maggiormente esposti al rischio di abusi, abbandoni, violenze, sfruttamento, tratta o reclutamento militare forzato. In molti casi hanno assistito o subito atti di violenza e sono stati separati dalle loro famiglie. Molti di loro non hanno altra scelta che quella di fuggire da soli, affrontando viaggi lunghi e pericolosi in mano a trafficanti senza scrupoli, per trovare protezione in un paese sicuro.
Quali sono i paesi in cui il diritto allo studio è maggiormente negato?
In tutti i paesi dilaniati da guerre, conflitti interni o condizioni di estrema povertà, come la Siria, il Sud Sudan, il Rwanda, Myanmar, la Somalia, l’Afghanistan, lo yemen e purtroppo tanti altri, andare a scuola è un lusso e non un diritto. Di tutti i bambini rifugiati in età scolare, più della metà non hanno accesso all’educazione: quattro milioni di bambini e ragazzi che non possono andare a scuola. Un grosso potenziale inespresso. Questo numero è aumentato di 500 mila bambini solo nell’ultimo anno. Se questa tendenza dovesse continuare, centinaia di migliaia di bambini rifugiati faranno ingrossare queste statistiche se non verranno fatti investimenti urgenti.
In che modo l’UNHCR riesce a garantire loro il diritto allo studio?
In linea con il suo mandato, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati è impegnato a garantire che tutti i bambini rifugiati abbiano accesso all’istruzione, rimuovendo gli ostacoli che ne limitano l’accesso e cercando di ridurre i tassi di abbandono. L’UNHCR fornisce sovvenzioni in denaro e buoni d’acquisto per materiali scolastici, si fa carico delle tasse scolastiche, sostiene gli insegnanti con corsi di formazione, costruisce o riabilita aule, spazi sicuri dove poter imparare, distribuisce ai bambini rifugiati libri di testo, materiali di lettura e divise scolastiche.
Gli alunni che godono del diritto allo studio talvolta considerano la scuola non proprio come un’opportunità; quale messaggio vorrebbe dare a questo proposito, in considerazione dei tanti bambini che invece desiderano questa occasione di salvezza?
I nostri ragazzi sono fortunati a poter andare a scuola. Devono sapere che i loro coetanei rifugiati sono straordinariamente resilienti. Imparando, giocando e esplorando, trovano modi per affrontare la realtà, per andare avanti e, se gli data l'opportunità, per prosperare. L’educazione per loro è fondamentale. Perché? Perché i rifugiati purtroppo trascorrono molti anni, anche decenni, in esilio - un periodo che spesso si estende per tutta l'infanzia e anche oltre. Per i bambini le cui vite sono state interrotte in maniera così brusca, la scuola è spesso il primo posto in cui iniziano a riconquistare la normalità: sicurezza, amicizia, ordine, pace. L'educazione è un modo per aiutare i ragazzi a guarire, ma è anche il modo di far rivivere interi paesi. Permesso di imparare, crescere e prosperare, i bambini cresceranno per contribuire sia alle società che li ospitano che alle loro terre d'origine quando la pace permetterà loro di ritornare. Ecco perché l'educazione è uno dei modi più importanti per risolvere le crisi del mondo.
Federico Fossi
UNHCR Italia