La Battaglia di Alalia del 540aC circa, fu una sorta di guerra mondiale ante litteram. Forse il conflitto più sconvolgente per gli equilibri geopolitici di tutto il Mediterraneo.
Sappiamo che i (greci anatolici) foceensi dopo aver fondato una città colonia sulla costa orientale della Corsica, razziavano villaggi etruschi e fenici. Questo fece perdere il controllo del canale di Corsica e costrinse fenici ed etruschi alleati a una dichiarazione di guerra.
La “città del Giove”, – grosso insediamento che copriva la zona montana dell’Elba occidentale sin almeno dall’età del bronzo,- presenta agli archeologi una chiara decrescita demografica, se non addirittura un abbandono improvviso proprio verso la seconda metà del VI secolo.
Questa mia teoria, che racconto ai visitatori del museo, è ben più di un’ipotesi. Essa risulta corroborata dal discorso fatto di recente anche da veri archeologi, che hanno a grandi linee abbracciato questa tesi.
In questo periodo pare scoppiata ovunque la Alalia-mania. Oggi un articolo su un sito regionale molto interessante.
Capirete come ci si sente nel vedere una mappa che rappresenta il Mediterraneo dell’epoca, in un bell’articolo dal titolo “La Battaglia di Alalia”, dove l’Elba non è neanche disegnata.
Il ruolo dell’Elba deve essere stato fondamentale, sia per l’importantissima funzione di snodo stradale del mare tra nord e sud del mondo, sia per il ferro, che proprio allora conosceva il suo pieno splendore.
Anche a proposito del ferro, bisogna chiarire che il ferro dell’Elba veniva trasportato in mezzo mondo, e che forse furono Pythecusa (Ischia), Pyrgi, Gravisca, Vada (Cecina) e Pisa, le destinazioni più gettonate fino al V secolo.
L’Elba risulta chiaramente essere stata un territorio federale, certo non una provincia della sola Volterra o Populonia, come si è banalmente creduto in passato.
Le rotte ed il ferro non potevano essere un affare di una sola città. Se non proprio federale nell’insieme, l’isola era come è attestato popolata da nobiltà dal nord al sud dell’Etruria, i suoi legami con tutto il mondo etrusco (e greco e fenicio), dall’Etruria Padana a quella Campana e forse Narbonense*, sono evidenziati da ceramiche, iscrizioni e relitti, testimoni ininterrotti dall’epoca della distruzione di Hattusa, Ugarit, Micene e Troia, fino al tramonto del III secolo.
Cupeš da Castiglion di San Martino è un campano, si sospetta un’origine da Cuma, o forse da Ischia.
Le ceramiche delle vette del Capanne e di Colle Reciso sono protoetrusco padane.
Nei dintorni del Monte Giove reperti forse da Cerveteri e certamente da Vulci (pittore delle code intrecciate).
Il castello dei Corona e Spurinna, a Procchio, chiaramente tarquiniese.
La moneta volterrana, guarda caso dalla zona del Volterraio.
La famiglia dei Larth Petruš sepolti dietro Portus Longus (oggi Porto Azzurro e/o Marina di Capoliveri), provenienti da Belsedere, tra Murlo, Cortona e Perugia.
Un’isola fulcro delle rotte intercontinentali tra Asia, Africa ed Europa. Una fonte di ferro inesauribile. Il cuore nevralgico dell’Etruria Marina.
Gemella di Lemno, per forma geografica simile, per Efesto, per il soprannome di “Schioppettante e Fumosa”, per la centralità nelle navigazioni antiche.
Diamo il posto giusto alle cose. La storia non può essere scritta solo dove c’è ricchezza, potere e politica. Chi ama davvero la storia, ama la sua VERITÀ.
Angelo Mazzei