Vàlera, 8 febbraio 1889
Carissimi genitori…
Caro cognato…
Amata sorella…
Cominciano così le lettere degli elbani che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, decidono di affrontare un lungo viaggio per “fare fortuna” in una terra talmente lontana da sembrare mitologica, dove già molti italiani e altrettanti europei si stavano recando, spianando la strada a chi sarebbe venuto dopo: il Venezuela.
L’America – gli Stati Uniti, il Canada, gli stati del Sud – era, al di qua dell’oceano Atlantico, la “Terra Promessa”, un campofertile dove le speranze, se ben seminate e innaffiate con buona volontà, coraggio, impegno e dedizione, sarebbero potute germogliare e diventare realtà.
Sono i nostri migranti, termine che ha un grande valore storico e sociale, ma che presso di noi – in un tempo in cui siamo tutti alla costante ricerca di un “nemico” a cui dare la colpa dei mali che ci affliggono – ha assunto un’accezione negativa, se non dispregiativa.
In questo periodo, la maggior parte di chi emigraverso le Ande proviene dalla zona di Marciana, ma le loro storie accomunano tutti noi elbani. Sono per lo più contadini, accomunati da una passione: la musica. Nelle loro valigie, oltre ai vestiti, anche fotografie, cibo italiano, che si poteva conservare a lungo, ricordi del paese e dei propri cari: qualcuno si portò dietro i tralci della vigna di casa, per poterli ripiantare. Tra le tante cose, trovano spazio anche strumenti, spartiti, testi di canzoni. Molti dei nostri migranti e dei loro discendenti si faranno valere, come José Antonio Abreu, nipote del nostro Anselmo Berti, per dirne uno.
Le loro parole, le loro storie, sono state raccolte da Paolo Ferruzzi e Muzio Murzi nel bel libro L’emigrazione musicale elbana, dal quale è stato liberamente tratto il reading teatrale a più voci “Corrispondenze. Lettere d’oltremare”, interpretato dalle talentuose attrici elbane Francesca Ria e Saba Lucidi, con intermezzi musicali di Shakti Pugliese. Uno spettacolo che ha debuttato durante la rassegna ElbaBook Festivale che, dopo una seconda tappa a Marciana Borgo d’Arte, sarà questa sera, mercoledì 28 agosto, alle 21:30, a San Piero in Campo, nella Piazzetta di San Nicolò.
Una performance particolarmente suggestiva ed emozionante, che parla di emigrazione e di luoghi lontani, di legami familiari e di nostalgia, di speranza e di musica. Le note consolano e sostengono, le melodie parlano di casa, piantano le proprie radici in una terra nuova e lì fioriscono, facendo nascere nuove esperienze, favorendo una nuova vita.A fare da sfondo, una scenografia temporale in continuo movimento: dal passato al presente, dal presente al futuro.
Le “corrispondenze”, infatti, ci raccontano storie personali che sono, allo stesso tempo, storie collettive. Storie che sono Storia e che, quindi, fanno parte anche di noi.Ascoltare cosa siamo stati, attraverso le parole di queste lettere “d’oltremare”, ci aiuta a riflettere su quel che siamo oggi e quel che diventeremo domani.
Vi aspettiamo!