Su quell’aereo c'era la figlia del Prof. Giorgio Candeloro col quale mi laureai con una Tesi di ricerca sull’isola d’Elba. Io non sapevo dell’incidente quando, dopo aver dato un esame di storia con lui chiesi al Professore se accettava la mia candidatura per realizzare una tesi di laurea sulla storia dell’isola d’Elba, coincidente cronologicamente ai suoi recenti lavori sull’Ottocento e sugli inizi del Novecento, sui quali m’indicò il percorso di perfezionamentodi studi storici.
Giorgio Candeloro, che stava terminando il trentennale lavoro sulla Storia d’Italia, mi confermò che potevo svolgere il lavoro di ricerca con lui, senza mai accennare a quel terribile incidente di cui Ferruzzi ha riportato memoria. Studiare con lui per me fu un grande lavoro di affinamento sulla storiografia italiana della quale Candeloro ha dato una visione vasta e complessa, soprattutto a proposito di due temi della storia d’Italia unita, quando la nazione divenne un paese prevalentemente capitalistico e, nell’ambito del capitalismo italiano, gli interessi industriali accrebbero via via il loro peso rispetto agli interessi agrari e mercantili fino a divenire preminenti. Quello è anche il periodo in cui il movimento operaio e sindacale passavano da una posizione marginale a una centrale nella situazione politica e sociale del paese. I suoi scritti si riflettevano su quelloche conoscevo sulla storia elbana per cui il merito che ho sempre riconosciuto al Prof. Candeloro, ritenuto uno dei massimi storici italiani del Novecento, è stato quello di avermi indirizzato verso una storiografia in cui le idee oltre all’economia e alla società avessero il posto prevalente nella narrazione.
Occorsero ben più di due anni per realizzare la tesi che riportava lo stile storiografico del mio Professore. In quegli anni portavo alla sua attenzione le ricerche che riguardavano gli aspetti sociali, politici, culturali ed economici della nostra isola, quindi non solamente relativi agli avvenimenti politici o militari, come si diceva, relativi a una storia événemantielle, ma una ricerca che contemplasse la storia delle idee politiche, religiose, culturalie sociali nell’isola. Anche in quella fase in cui andavo spesso in Facoltà, mai Candeloro accennò a quella disgrazia e, ripensandoci oggi, rimango colpito dal fatto che mai ho potuto condividere il suo dolore oche lui mai me lo abbia espressoe proprio per questo particolare ricordo, ho preferito scrivere questo breve contributo.
Dopo la laurea, l’ho incontrato due volte a Pisa, quando teneva corsi di storia alla Scuola Normale, mentre nel 1983 gli inviai: “Storia degli Elbani, dall’Unità all’Industrializzazione, 1860 – 1904”, cui rispose felicitandosi con me per la realizzazione. Era per una forma di riconoscenza proprio verso lui che aveva considerato il mio lavoro con Lode accademica. A quel tempo però avevo saputo da alcuni professori suoi colleghi della disgrazia dell’aereo caduto sul Capanne ma non ne feci cenno, altrettanto fece lui con me.
Nel 1983, gli comunicai l’uscita del libro a Pisa con Pacini Editore, ringraziandolo e dichiarandogli sinceramente che il libro non era altro che la tesi di laurea con aggiunte e approfondimenti su alcuni aspetti della cultura politica, sugli avvenimenti sociali che riguardavano la nascita del movimento operaio e cattolico nell’isola. Seguendo la sua grande lezione, infatti, avevo indagato sulla grande crisi della viticoltura e della conseguente grande fase migratoria dall’isola e, seguendo ulteriormente i suoi passi, cercai di descrivere le notizie sulla stampa democratica fra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
Non avendolo più incontrato gli scrissi ancora quando seppi che il suo trentennale lavoro sulla Storia d’Italia era terminato con l’ultimo volume, l’Undicesimo, La fondazione della Repubblica e la ricostruzione. Considerazioni finali (1945-1950), a Milano, presso Feltrinelli, nel 1986.
All’Elba, infatti, si rifletteva la vita politica nazionale soprattutto per ciò che riguardavale prime notizie del movimento operaio e sindacale e sull’opera sociale svolta nell’isola dai precursori del pensiero cattolico-sociale, impegnati nella vita culturale e religiosa degli Elbani, ricerche che erano molto piaciute al Professore.
Giorgio Candeloro, nato a Bologna il 20 marzo 1909, è deceduto a Roma il 27 settembre 1988.
Fase della costruzione dello stabilimento sulle Saline di San Rocco, a ridosso del forte Saint Cloud
Concludo, a proposito della costruzione dello stabilimento siderurgico sulle antiche Saline di San Rocco, con queste brevi notazioni: primo, quello costruito a Portoferraio ha rappresentato il massimodella tecnologiasiderurgica,cioè era il primo stabilimento italiano con l’innovativo procedimento di produzione dell’acciaio con il procedimentoBessemer e, secondo,che i fautori primari del collegamento fra siderurgiae miniere furono due Elbani, l’On. Pilade del Buono e il Tonietti.
Infine chiarisco un ultimo potente fattore sociale, non secondario, che riuscì a rivoluzionare una sonnolenta cittadina ridotta da decenni a essere una sorta di carcere a ‘cielo aperto’ con tutte le sue fortezze adibite a prigioni epenitenziari e con il centro storico ridotto a luogo di soggiorno di numerosissimi ‘coatti’.
Così infatti era descritta la situazione nelle numerose riviste ebdomadarie, edite a Cosmopoli-Portoferraio, su cui apparivano notizie politiche, letterarie e artistiche. Questa fase ‘penitenziaria’ dell’isola almeno a Cosmopoli-Portoferraio fu spazzata via da esigenze maggiori derivate dalla nascita di un’Elba industriale sulla quale meriterebbe una più ampia e diffusa riflessione.
Alessandro Canestrelli