Mauro Fontanelli è un artista e un insegnante capace di tessere relazioni positive, facendosi apprezzare da tutti per la competenza, le doti umane e la passione educativa.
Nei mesi scorsi mi ha fatto un graditissimo regalo: una sua scultura (gesso, cm.45x50) del 1980 raffigurante "San Martino di Tours" nell'atto di soccorrere un povero. Desidero ringraziarlo pubblicamente. Non l'ho fatto finora a causa di vicende familiari, trasloco e lavori. Adesso l'opera ha finalmente trovato la sua degna collocazione nello studio e, quindi, è visibile a chiunque vi entri.
La scultura mi piace tantissimo, anche perché oltre a san Martino richiama il samaritano del vangelo di Luca (10,25-37), comunemente definito buono perché, interrompendo il suo viaggio, si prende cura dell'uomo picchiato e derubato dai briganti. E' noto che - nella teologia dei vangeli - il Buon Samaritano è Cristo, Dio stesso che si prende cura dell'uomo, di ogni uomo, a cominciare dai più deboli e da coloro che si trovano in situazione di bisogno, senza badare ai meriti. E chi segue Cristo è chiamato a fare altrettanto.
E c'è anche un altro motivo per il quale sono contento di questo dono dell'amico Mauro: l'attuale pontefice ha una predilezione per san Martino, patrono della città di Buenos Aires, da lui definito "padre dei poveri".
L'ungherese Martino (316/317-397), morto in Francia, era ufficiale dell'esercito romano e, ancora prima di diventare cristiano, si dedicava a opere di amore verso gli altri. L'episodio del mantello è conosciuto soprattutto per il riferimento alla "estate di san Martino". Secondo la tradizione, in un giorno di pioggia e freddo, Martino divise il suo mantello prima con un povero e poi con una altro. E subito la pioggia terminò e il freddo si attenuò. Durante la notte, l'apparizione di Gesù che, coperto del suo mantello, dice che un non-battezzato lo ha rivestito (cfr. vangelo di Matteo 25,31-46). Dopo il battesimo, Martino divenne vescovo e diede impulso al movimento monastico occidentale.
Per papa Francesco, Martino è anche un costruttore di pace. Ricordando i cento anni della fine della prima guerra mondiale, all'Angelus dell'11 novembre 2018, Francesco disse: "Ricorre oggi il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, che il mio predecessore Benedetto XV definì 'inutile strage'. La pagina storica del primo conflitto mondiale è per tutti un severo monito a respingere la cultura della guerra e a ricercare ogni mezzo legittimo per porre fine ai conflitti che ancora insanguinano parecchie regioni del mondo. Sembra che noi non impariamo. Mentre preghiamo per tutte le vittime di quella immane tragedia, diciamo con forza: investiamo sulla pace, non sulla guerra! E, come segno emblematico, prendiamo quello del grande San Martino di Tours, che oggi ricordiamo: egli tagliò in due il suo mantello per condividerlo con un povero. Questo gesto di umana solidarietà indichi a tutti la via per costruire la pace".
E' anche per questo che oggi devono essere valorizzati i tanti "san martino-samaritani", volontari, testimoni dell'amore e della sua forza capace di risanare e riconciliare e, quindi, di contribuire alla costruzione della pace.
Grazie ancora Mauro...
Nunzio Marotti