Credo che a Rio, ai suoi cittadini, serva una smossa di cuore.
Qui non si tratta più di arrabbiarsi per quel che non funziona, andare contro a qualcuno o a qualcosa per il semplice diletto di puntare il dito e sgravarsi da ogni responsabilità.
È arrivato il momento di essere uniti per qualcosa di più importante: riprendere in mano il proprio paese con civiltà e, soprattutto, con dignità.
Bisogna tendersi la mano, gli uni con gli altri. Non è necessario, in questo particolare momento, parlare di politica. Gli sbagli sono stati fatti da tutte le parti; quanto ci aiuta dare colpe? Dove ci portano tutte queste polemiche sterili? È necessario ripartire da qui.
Non è più il tempo di fare sommosse disorganizzate. Ad oggi, nel 2025, bisogna essere organizzati, credere in quel che si fa e cercare il modo di fare le cose fatte bene una volta tanto.
Ad oggi bisogna imparare a dire “abbiamo bisogno di una mano”. Perché oggi è un problema di Rio, domani potrebbe essere un problema di qualcun altro.
Bisogna chiedere aiuto a realtà dove c’è un’organizzazione organica, dove si sa come muoversi, dove il dibattito diventa opportunità e non chiusura.
Siamo noi che dobbiamo cambiare mentalità. E se neanche questa situazione ce lo insegna … si salvi chi può!
I comitati sono utilissimi e sono un mezzo importante per la comunicazione tra Comune e Paese. Ma sono realtà difficili da gestire: chi ne fa parte si prende un impegno gravoso ed è necessario farlo con la massima consapevolezza.
Far parte di un comitato significa saper chiedere aiuto laddove nascono lacune.
Il comitato non è solo un portavoce ma la chiave per spingere e andare oltre le barriere.
Questo paese sta soffrendo e anche i vicini (le frazioni dello stesso comune e più in generale tutti i comuni elbani) sembrano non aver voglia di immischiarsi… ed eccolo qui il problema di questo versante: il menefreghismo. Quello che non ci fa crescere, che non ci fa andare oltre.
Si sta sempre tutti a guardare fino a che il problema non ci tocca personalmente e da lì si parte a puntare il dito.
Sto chiedendo, da cittadina, una presa di coscienza. La stagione è alle porte, c’è chi tutti i giorni deve superare “la frontiera” per andare al lavoro. Portare i figli a scuola è diventata un’impresa.
Bisogna solo sperare di non sentirsi male e avere davvero bisogno di un soccorso tempestivo.
Ci sono paesi che partono col botto (come Porto Azzurro, con l’Elba comics) e poi ci siamo noi che giochiamo a indovinare dove arriverà la fila di macchine che parte da quel semaforo.
Sto chiedendo, da cittadina, che l’amministrazione (insieme alla minoranza s’intende) si prenda la responsabilità di organizzare un incontro con i cittadini. In una qualche maniera qualcosa è stata fatta (ahimè anche il meteo ci è avverso). Ma è necessario qualcosa di grande e rumoroso; purtroppo la sala riunioni del museo non può ospitare tutti.
Sto chiedendo che la partecipazione sia di tutti i cittadini di Rio. Quindi Cavo, Rio Marina, Rio Elba, Nisporto, Nisportino, Bagnaia.
Sto chiedendo che qualcuno (che di burocrazia se ne intende) ci dica e ci aiuti a capire come possiamo fare la differenza in questa situazione.
Perché ne sono certa, la differenza la si puó fare. Ci siamo mai riuniti in piazza, davvero tutti insieme, capitanati dalla nostra amministrazione comunale per farci sentire?
Al di là del meteo (si, per questa causa è urgente scendere in piazza con gli ombrelli se necessario), della bassa o alta stagione?
Non credo sia ancora successo.
Ed è quel che sto chiedendo.
Una cittadina riese