Questa è una storia che non sentirete da tutte le parti. Narra di una bellissima Dea, Ilva, e delle sue avventure nell' Olimpo greco.
Era una bellissima giornata di Settembre, le foglie degli alberi cadevano pian pianino e prendevano il loro posto sul davanzale di una piccola casa immersa nel verde delle alture del monte Capanne.
Da questo balcone uscì Ilva, dea latina dell'Arcipelago Toscano, con i suoi capelli castani fluenti e degli occhi color nutella che ti infondevano allegria e tenerezza allo stesso tempo.
Ilva non era molto conosciuta tra gli dei poiché era nata dal Dio greco degli arcipelaghi Arkh e da Ria, la Dea latina dell'Etruria.
Nonostante ciò Ilva era tenuta molto in considerazione dagli altri Dei poiché aveva poteri che nessuno aveva mai visto né avuto: aveva il potere di far cambiare stagione, temperatura, mese, di creare tempeste di fulmini, terremoti, maremoti.
Sapeva far crescere il grano e tutte le piante che avevano bisogno di aiuto ricevevano da lei delle cure speciali.
Ma voi adesso, giustamente, vi chiederete:
"Cosa ci sarà mai di tanto speciale nei poteri che ci hai appena elencato?"
Facile: sono tutti concentrati in una sola dea e poi Ilva poteva utilizzare i suoi poteri solo e soltanto all'interno dell'Arcipelago Toscano.
Il padre di Ilva, Arkh, chiese al suo amico Poseidone, Dio del mare nonché fratello di Zeus, re degli dei, di far entrare sua figlia nell'Olimpo greco.
Poseidone accettò e lo chiese a Zeus, che non ne rima-se sorpreso: infatti aveva già sentito parlare di questa Dea così potente e stava proprio per convocare tutti gli Dei per annunciare loro la sua volontà di farla entrare nell'Olimpo.
Poseidone se ne andò felice e raccontò tutto ad Arkh che, ovviamente, ne fu estasiato.
Arkh corse subito a riferire la bellissima notizia alla figlia, che in quel momento stava curando una piantina.
La ragazza ne fu felice, ma quando si rese conto che avrebbe dovuto lasciare l'isola che l'aveva cresciuta, si rattristì.
Dopo aver stabilito che ogni settimana sarebbe tornata, se ne andò e lasciò tutto il lavoro rimasto alle sue ancelle: Gorgon, Caprasia, Monte Christi, Igilium, Gianuti e Planasia.
Quando arrivò sull'Olimpo venne accolta da una grande festa.
Venne subito accerchiata da Ebe, Ilizia e Persefone, che più o meno avevano la sua età.
Loro le fecero vedere la sua camera che Ilva avrebbe potuto decorare come voleva.
Lei decise di farla diventare uguale alla sua camera dell'Isola d'Elba, infatti ogni volta che andava sull'isola prendeva qualcosa da appendere nella sua cameretta.
Le altre si erano offerte di fargli fare un giro per tutto l'Olimpo e lei ricambiò ospitandole un week-end sulla sua isola.
Da quei pochi gesti nacque un'amicizia che niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare.
Un giorno arrivò all'Olimpo un nuovo Dio: Abisso, Dio degli abissi e delle conche sottomarine.
Tutte le ragazze, tranne Ilva, persero completamente la testa per lui. Ad Ilva questa cosa dava sui nervi, perché ad ogni loro pigiama party, le sue amiche parlavano solo e soltanto di Abisso.
Per carità, Abisso era bello e a Ilva stava anche simpatico, ma ogni volta che la guardava aveva qualcosa di strano negli occhi.
Tuttavia Ilva non aveva molto tempo perché in quei giorni doveva sostenere il test di conferma dei suoi poteri. Il test consisteva in questo. Ilva avrebbe dovuto elevarsi sopra la sua amata isola e, tutti assieme, avrebbe dovuto dar sfogo ai suoi poteri.
Ilva chiese alle sue ancelle di essere presenti e loro non poterono che risponderle di sì. Perciò si prepararono e arrivarono proprio mentre l'amica scendeva dalla nuvola taxi di Auto, Dio dei mezzi di trasporto. Stava per scatenare tutti i suoi poteri quando si accorse che Abisso la stava osservando.
Allora, presa dall'imbarazzo, commise un errore, provocando uno tsunami di sabbia, acqua e neve che devastò tutto per decenni.
Ilva si disperò e andò sul monte Cristo con le sue amiche a rilassarsi.
Si accorse però che Abisso l'aveva seguita e quando lei gli disse di andarsene lui volle assolutamente restare.
Trecento anni dopo Ilva ed Abisso si sposarono!
Quattrocento anni dopo Ilva ed Abisso ebbero due splendidi gemelli: Marea, chiamata affettuosamente Mari, dea delle maree e delle onde, e Maximus, chiamato Maxi, Dio dei monti sottomarini.
Ora, io non so cosa sia successo dopo, ma sono sicuro che Ilva, pur abitando sull'Olimpo, non ha mai abbandonato la terra che la ha cresciuta: l'isola d'Elba.
Marianna Miliani