Nelle vecchie carte geografiche lo si trova segnato anche col nome di “Guardiola”.
E’ in effetti è una guardia che osserva chi entra e lascia la rada di Portoferraio.
Oggi non è possibile sbarcarvi ma nel passato era mèta e luogo dove volentieri si andava a pescare o a fare qualche tuffo nel mare limpidissimo e di color blu intenso. Negi anni sessanta del secolo scorso andare in barca alla scoglietto a fare una pescata era davvero meraviglioso. Dietro lo Scoglietto, dove il fondale marino sprofonda, si pescavano paraghi e saraghi. Proprio in questa zona catturai nella seconda metà del
secolo passato, quando ero giovane, un gronco di 15 chili. Rappresenta oggi il limite di una zona marina di tutela biologica. I fondali sono ricchissimi di pesce e di poseidonia e in estate sono ottima sede di diving, diving che non sarebbe impossibile prolungarlo anche in stagioni non estive. I suoi fondali fanno parte dei sentieri subacquei individuati e filmati da Carlo Gasparri (https://www.youtube.com/watch?v=CTrnjQQ47HM&feature=emb_title)
Nel 2004 alla profondità di circa 70-80 metri è stato individuato un relitto pare risalente al settecento con un carico di maioliche dove è stato ritrovato lo stemma di papa Clemente XI.
Guardandolo dalla spiaggia delle Ghiaie, sul lato sinistro ha un profilo di una testa che sembra giacere sulla superfice dell’acqua. Durante le tempeste di libeccio il mare si infrange. Le onde si trasformano in un ammasso bianco che spumeggiante ingoia tutto. Allora lo Scoglietto sembra diventare un titano che lotta: in mezzo chiarore delle onde è un gigante che combatte contro la furia del vento e del mare. A volte sembra soccombere scomparendo sotto i flutti ma subito riprende la lotta perché ricompare di nuovo e poi di nuovo sparisce. In estate pullula di natanti che passano davanti e dietro. In inverno è solitario: solo ogni tanto qualche barca di pescatore seguita da una scia di gabbiani si dirige verso lui.
“Nel 1910 fu costruita sullo Scoglietto - piccola roccia romantica di poeti, pittori e… d’innamorati - una torre fra la merlatura della quale giuoca la luna bambina, che non invecchia mai. Un quadretto medioevale che ha per sfondo l’opale del cielo al limite dell’orizzonte, da dove trasparisce l’ombra bluastra delle montagne violacee maremmane, di quelle verdi di Montenero e di quelle candide della Versilia. Su questa torre splende di luce propria un fanale ad acetilene, che funziona come…una bomba ad orologeria…. Il massiccio nel quale sorge il fanale è calcareo grigio carneo. E’ la stessa pietra del filone che parte dall’Enfola e va a finire a Punta Pina presso Bagnaia. Con questa pietra furono ai tempi medicei lastricate le vie di Cosmopoli. Ecco perché molti chiamano Poroferraio la “città rosa”
(Sandro Foresi, ”Luci e bandiere nel cielo e nel mare dell’Elba”. Tipografia popolare Portoferraio 1938)
Tra le montagne violacee maremmane una spicca molto che è subito dietro: il promontorio di Populonia.
Quante navi deve aver visto la Guardiola!
La conoscevano senza dubbio gli antichi greci,gli elleni greci di Focea,e gli etruschi quando navigavano a remi verso Ichnusa e Aygilion e Kirnos detta Kalliste: faceva parte della costa bianca e del porto presso la costa bianca (Porto Argo) in Aithale.
Poi i pirati che dal covo di Populonia spadroneggiavano nel Tirreno.
Poi i romani per andare ad Alalia in Corsica percorrendo l’Itinerario marittimo di Antonino.
Poi Rutilio Namaziano fuggendo da Roma caduta in mano ai barbari avvicinandosi a Capraria, un'irta isola piena di uomini che fuggono la luce.
Napoleone Bonaparte dopo aver osservato lo Scoglietto per vari mesi avendolo davanti alla sua residenza a Portoferraio, lo ha oltrepassato da vicino navigando e fuggendo a nord verso Antibes nel 1815.
Nel 1551 lo Scoglietto ha visto la galera del granduca ,la Livornina ,con a capo il colonnello Rosselmini che radendo la spiaggia delle Ghiaie ha rotto l’assedio alla piazzaforte di Portoferraio posto da Kheir-edDin, detto Barbarossa.
Intorno al 1803-1804 Casimir Mery, ingegnere del genio delle truppe napoleoniche, nel proporlo come luogo dove costruire una batteria di cannoni e mortai, così lo descrive:
“Le rocher appellé lo Scoglietto
Au nord et à 1400 mètres de la ville se trouve le rocher appellé lo Scoglietto:il a 75 mètres de longuer. Il appartenoit au prince de Piombino qui n’a jamais voulu le céder au grand-duc de Toscane, qui lui payoit un péage. La hauteur du point le plus élevé du Scoglietto au-dessus du niveau de la mer est de 9 mètres, Cet écueil est composè de pierres calcaires disposée en couches horizontales, et d’autres concrétions pierreuses, teles que des stalactites et des stalagmites.On y trouve aussi des pierres ollaires et qulques dendrites. Les vaisseaux peuvent facilement passer entre le Scoglietto et la cote de l’isle d’Elbe, y ayant généralement de 25 à 30 brasses d’eau, excepté cependant dans le voisinage du port. L’ilot est à pic, et on peut l’acoster à toucher la terre..Le soin qu’on a pris de la defense de la place, défense qui a été multiplièe sur tous les points, devoit indiquer le rocher du Scoglietto comme assez important: il paroit meme qu’il avoit servi autrefois à cet objet et qu’on y avoit établi une batterie pour assurer les droits du prince de Piombino. On y voit encore des traces de batimens qui servoient de logemens et de magasins. La facilité qui offre le penchant de la crete pour cheminer sur le Falcone, a donné l’idée d’établir sur le Scoglietto una
batterie de 4 pièces de canon, 2 obusiers et 2 mortiers pour prendre de reverse les tranchhées: cetta batterie réuniroit à cet advantage ceux qui suivent:
1° D’éloigner les batimens qui s’appcheroient de Porto-Ferraio
2° De défendre avec succès l’entrée de la rade
3° De rassurer la garnison contre le danger d’un coup de main sur le mur qui joint le Falcone au bastion de Mulini.
La platte-forme de ce rocher est de figure rectangulaire; elle seroit coronnée par un parapet de 2 mètres de hauteur sur 2 d’épaisseur: un des cotés est tourné ver slam place, le second verso Monte Griosso; le 3me vers la pleine mer: enfin le 4me vers la hauteur de Mulini“.
(in “Portoferraio. Architettura ed urbanistica 1548-1877” Amelio Fara. Tipolito subalpina 1997)
Raffaello Brignetti, grande “scrittore di mare”, lo conosceva bene, vedi foto.
Marcello Camici