Tra i toponimi elbani più interessanti ci sono quelli degli isolotti e scogli che punteggiano il perimetro dell'isola maggiore. Che inizi dunque il periplo.
Fuori Portoferraio si erge lo Scoglietto. In passato lo troviamo col nome di Faraiolo e Ferraiola. Remigio Sabbadini lo fa curiosamente risalire a fabbro ferraio. E addirittura c'è chi lo riporta al suo faro: difficile, data l'antichità del toponimo. È molto più probabile che sia attinente a Feraja, la denominazione medievale del centro. D'altra parte un isolotto che assume il diminutivo della località costiera vicina non è un'unicità, come vedremo.
Di fronte alla suggestiva penisola dell'Enfola troviamo la Nave, per la sua forma. Per quanto occorra molta fantasia per vedervi una figura simile. Al largo della costa sud affiora lo Scoglietto, meglio conosciuto come Schiappino. Che significa la stessa cosa, dato che deriva dal latino “scopulus”, ovvero scoglio. Peraltro la stessa radice latina va ricercata anche nel caso della punta dello Schioppo, tra Marciana Marina e Procchio, e, a mio avviso, anche in quello di Schiopparello: in questo caso gli affioramenti rocciosi a cui far riferimento sono quelli nel mare antistante la località, più precisamente davanti la spiaggia delle Prade, e segnati sulle mappe attuali con il nome di Scoglietti.
Di fronte a Cavo troviamo l'isola dei Topi, così chiamata, a quanto scrive Igino Cocchi, “dai piccoli animali omonimi [che] vi posero stanza”. Anche in questo caso è interessante il nome antico: Brascuola. Trascurando l'affisso “bra”, che potrebbe essere un'errata trascrizione dell'articolo “la”, “scuola” è invece chiaro: si tratta di una versione al femminile di scoglio. Neanche tanto rara: basti pensare alla Scola, lo scoglio pianosino. E stessa derivazione anche per l'isolotto al largo di Calanova, questa volta nella forma Liscoli.
Davanti l'Innamorata si trovano le Gemini, gli scogli gemelli. Bernardino Lotti (“Descrizione geologica dell'isola d'Elba”, Roma, 1886, pag. 90) testimonia che ai suoi tempi i due isolotti erano distinti in Gemine di Terra e Gemine di Mare. Oltretutto segnalando l'interesse geologico che costituivano questi due, è il caso di dire, gemelli diversi. A poche centinaia di metri da essi si trova la secca della Focacciola, vernacolo elbano che indica appunto una roccia appena affiorante dalla superficie.
Il golfo Stella presenta due Corbella, anche se lo scoglio al largo di capo Stella è meglio conosciuto come i Corbelli. Qui la spiegazione è nella forma di corbello rovesciato delle due rocce.
Al largo di Pomonte fu fatale al cargo Elviscot lo scoglio dell'Ogliera. Il termine è un vernacolo elbano che indica l'anemone marittima (Anemonia sulcata). E la vita animale dei fondali, che i sub ben conoscono, ha dato il nome di Triglia allo scoglio di fronte Fonza.
Al largo della costa della Zanca troviamo le Formiche, espressione comune riferita ad altri piccoli affioramenti della costa toscana (Formiche di Grosseto, Formiche di Capraia, Formica di Montecristo). In una carta di fine Seicento si trovano anche come isole di Capo Bianco, facendo evidentemente riferimento alla punta della Zanca. Ma non dev'essere mai stato un toponimo comunemente usato, per non confonderlo con altri più conosciuti Capo Bianco dell'isola.
Un piccolo scoglio a forma di seggiola, al largo della precipite costa di Colle d'Orano, ha preso il nome di Sedia di Napoleone, anche se con l'illustre esiliato aveva a che vedere poco o punto. Molto peggio però è andata a uno dei più affascinanti isolotti dell'Elba, sulla costa di Redinoce. Ovvero quello oggi definito in maniera orrenda scoglio della Paolina. Il nome attuale è molto recente, e scelto per motivi promozionali e turistici dall'imprenditore Giuseppe Cacciò: l'incantevole località infatti è stata connessa al nome della sorella di Napoleone (negli anni in cui si associava, anche a sproposito, luoghi dell'isola alla suggestione napoleonica), inventando l'assurda leggenda che da queste parti l'imperiale bellezza solesse prendere bagni di sole naturisti.
Molto più evocativo è l'antico nome di isolotto di Castiglioncello. Questo toponimo fa riferimento al crinale tra Spartaia e Redinoce, e molto probabilmente va messo in relazione con il soprastante monte Castello, o meglio con i resti del villaggio fortificato etrusco sulla vetta di esso: infatti i siti che presentano questo tipo di tracce antiche assumono spesso il nome di castiglione o appunto castiglioncello. Per l'Elba si può portare a esempio il Castiglione di Campo e il Castiglione di San Martino, dove si trovano altre vestigia di abitati etruschi. Da una carta francese del 1808 poi troviamo lo scoglio con il nome di Isola di Procchietta, grazioso e chiaro riferimento alla località più importante della zona, ma forse poco usato dai locali. Esattamente come nel caso citato di Faraiolo. I marcianesi si sono più volentieri riferiti allo scoglio di Redinoce con il generico nome di Isolotto (come si trova semplicemente citato nel catasto ottocentesco), così come i portoferraiesi hanno fatto lo stesso con il loro amato isolotto, usando il familiare nome di Scoglietto.
Per concludere il periplo vanno citati due isolotti che hanno preso il nome dalle località dirimpetto: Ortano e Remaiolo. Il primo toponimo deriva molto probabilmente dal latino “hortus”, evocando la tradizione agricola della vallata. Il secondo è molto interessante: Sabbadini lo riporta a rio di Maiolo, ma è molto probabile che “maiolo” più che da un nome derivi dal termine latino maioris. Andrebbe quindi inteso come Rio Maggiore, forse perché la sua ampia vallata era la più ragguardevole tra quelle vicine. D'altra parte anche il monte Maolo, come rileva Silvestre Ferruzzi, deriverebbe dalla stessa radice, ovviamente in questo caso riferita a un'altura.
Dipendono amministrativamente dal comune di Rio le due piccole isole del canale, Cerboli e Palmaiola. Questa assume il suo nome fin dal Medioevo per la diffusa presenza di palma nana (Chamaerops humilis), oggi molto rara alle nostre latitudini ma in passato comune sulle isole dell'Arcipelago. Due scogli intorno a essa portano i nomi di Frate e Botte, molto probabilmente per la loro forma. L'altro toponimo presente è Calello, a indicare il piccolo attracco. Cerboli è un toponimo molto più interessante: deriva dal nome romano dell'isola, Cerbania, corrottosi con le italianizzazioni medievali. È sostanzialmente condivisibile la tesi di Sabbadini di farlo derivare da un nome, forse di un antico proprietario. Molto probabilmente un Cerbanius. Di cui purtroppo non sapremo mai la storia.
Andrea Galassi