Una delle spiagge più lunghe dell'isola è quella di Procchio, su cui si affaccia un centro abitato turistico, quindi molto recente. Ma non così l'origine di molti toponimi della zona. Quindi facciamo un giro tra essi.
Se il paese è moderno non così è il suo nome, già attestato nel Rinascimento. Il toponimo in realtà è di difficile decifrazione. Remigio Sabbadini lo fa risalire al cognome romano Proculus, mentre Silvestre Ferruzzi lo riferisce a prociduus, inteso come basso. A mio avviso se la radice fosse davvero latina sarebbe più da ricercare in “procludo”, cioè chiuso, intendendo il suo golfo, una delle insenature più protette dell'isola.
Il golfo è delimitato dalle punte della Guardiola, a est e da quella dell'Agnone, a ovest. Il primo toponimo è recente, essendo nato con la caserma ottocentesca, oggi trasformata in villa. L'Agnone, dove si notano ancora escavazioni di marmo cipollino, è un vernacolo elbano che sta per angolo, cantone. Al di là di esso si trova Spartaia, interessante toponimo che deriva da “spartium” (o l'italiano antico sparto), ovvero giunco: quindi giuncheto. Si tratta più precisamente dello Juncus acutus, comune all'interno di molte valli dell'isola, soprattutto i fondovalle a contatto con gli arenili, dove, se non trova disturbi antropici, forma delle fitte praterie.
Nella parte nord invece si trova il significativo toponimo di Porto, un calmo specchio acqueo, dai bassi fondali, da sempre apprezzato approdo e sicuro rifugio. E infatti ha regalato uno dei tesori archeologici subacquei non solo elbani: un piccolo ma preziosissimo relitto romano, il cui fasciame era ancora miracolosamente intatto. Il raffinato carico ha restituito alcuni preziosi oggetti, oggi conservati nel bel museo archeologico di Marciana.
Sul lato del promontorio della Guardiola che guarda la Biodola si trova il Porticciolo, omonimo a quello riese, una splendida caletta selvaggia, evidentemente apprezzata come approdo. Lo stesso promontorio è dominato dal monte Pinello, che molto probabilmente fa riferimento alle pinete che lo ricoprivano. Così come Serrapinelli, su tutt'altro versante.
Tutta la parte nord dell'area è occupata dalla località di Campo all'Aia, che ricorda l'ormai remoto passato agricolo di questi luoghi pianeggianti, insieme alla Capanna e ai Mazzarri, dal cognome, ancora vivissimo all'Elba, dei suoi antichi possidenti. O salendo più in quota le Vignacce. Luoghi pianeggianti ma non troppo: a separare Campo all'Aia da Procchio svetta (si fa per dire, dato che assomma poche decine di metri) l'Aitante, nel significato di collina ben rilevata su una pianura. Un altro poggio con lo stesso nome era segnalato in passato nei pressi di Lacona.
Prima dell'urbanizzazione la piana alle immediate spalle della spiaggia doveva avere un paesaggio dunale di tutto rispetto. Infatti nella mappa catastale ottocentesca si trova il significativo toponimo di Tombolo. In epoca antica a Procchio dovette esserci una vivace attività metallurgica: non è quindi un caso se troviamo un toponimo Fornace.
Sulle colline circostanti si trova il curioso nome di Pistello, che ricorre anche nella miniera di Rio Albano, ma di difficile interpretazione. Sicuramente a un antico possidente si riferisce la Costa del Mancino. Interessante è il toponimo Petricaie, che ricorre sull'isola in diverse forme ben 4 volte: l'ipotesi più probabile è che derivi dalla natura pietrosa dei luoghi, ma potrebbe essere valida anche l'idea che origini dal toponimo elbano “petricia”, indicante l'Inula viscosa, una pianta comunissima sull'isola, dalle belle fioriture gialle. E a un'altra pianta tipica della macchia, quale è il cardo, fa molto probabilmente riferimento il monte della Cardiccia. E altrettanto interessante è Petturina, toponimo che ricorre anche a Marciana, che forse è da mettere in relazione con l'altro vernacolo elbano “pettata”, cioè ripida pendice.
Un toponimo purtroppo perso è Risalgaio, che potrebbe essere composto da due termini, di cui “salgaio” è forse una corruzione di salcio: quindi potrebbe trattarsi di rio del salice. Tuttora presente nella zona è invece Lamaia, il vernacolo elbano che sta per roveto.
Meno famoso di quello portoferraiese, e anche meno in quota, è colle Reciso. Il toponimo è presente all'isola in almeno 6 località, e di solito si tratta di aree interessate da importanti comunicazioni viarie: viene quindi da pensare che derivi dal latino “recisus”, ovvero passaggio o valico.
Curioso è il caso di Baronfaccia, diventato Albero in Faccia nella mappa catastale ottocentesca, che a mio avviso involontariamente (?) spiega il significato antico, pur senza rigettare a priori l'ipotesi di Ferruzzi che derivi dal verbo elbano “barare”, ovvero precipitare.
Andrea Galassi