La provincia di Livorno, di cui l’Elba fa parte, ha una superficie forestale di circa 45.000 ettari, di cui la maggior parte si configura come macchia e superficie boscata (Fonte: Provincia di Livorno. Piano Locale di sviluppo rurale 2007-13.Coordinato con il PLSR della comunità montana dell’arcipelago).
Per quanto riguarda l’Elba la superfice forestale è pari ad ettari 14038 ed è costituita da macchia mediterranea e bosco: bosco sempreverde di sclerofille, bosco a dominanza di conifere, bosco misto di altre latifoglie decidue, macchie, arbusteti, bosco a a dominanza di castagno, roverella, cerro.
E’ così suddivisa in ettari per comune: Campo nell’Elba (3071 ettari), Capoliveri (2285 ettari), Marciana (3487 ettari), Marciana Marina (427 ettari), Porto Azzurro (490 ettari), Portoferraio (2120 ettari), Rio Marina 1249 (ettari), Rio Elba (909 ettari).
(Fonte: Idem come sopra)
Il territorio dell’Elba è stato oggetto di cura ed attenzione da parte dell’amministrazione statale sin dai tempi del Granducato di Toscana: nel gennaio del 1817 si aprono “cantieri di lavoro” per espletare “lavoro pubblici
comunitativi”.
Essendo “una critica annata” dovuta agli “effetti della scarsità delle raccolte”, la Sovrana Munificenza ha determinato “doversi aprire lavori pubblici comunitativi per dar mezzo di sussistenza ai poveri braccianti in questa critica annata”, lavori a carico del Regio Erario (vedi http://www.elbanotizie.it/articolo.asp?key=6842)
Dopo il secondo conflitto mondiale il bosco dell’Elba ha avuto notevoli trasformazioni con opere di rimboschimento e sistemazione idraulico-forestale.
Con la legge del 29 aprile 1949, n. 264 (Provvedimenti in materia di avviamento lavoro e di assistenza dei lavoratori involontariamente disoccupati) furono creati i cosidetti “cantieri di lavoro e di rimboschimento “con il duplice scòpo di realizzare opere di pubblica utilità e di inserire in una attività lavorativa i disoccupati (numerosi all’Elba dopo la chiusura degli stabilimenti siderurgici)permettendo loro di percepire un compenso che integrava il sussidio di disoccupazione,al quale conservano il diritto. I cantieri di rimboschimento erano
gestiti dalla camera di commercio,se investivano zone di proprietà privata, dall’ispettorato forestale se si trattava di terreni demaniali.
Dalla promulgazione della legge fino al settembre 1960 sono stati gestiti all’Elba 90 cantieri che portarono al rimboschimento di 984 ettari di terreno con un impegno di 5015 lavoranti (Fonte: Alberto Mori “Studi geografici dell’isola d’Elba” 1960).
Con legge n 646 del 10 agosto 1950 è istituita la Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale(Cassa per il Mezzogiorno) e all’articolo 3 di detta legge l’Elba viene inclusa in questa cassa per il mezzogiorno.
Il programma duodecennale della legge riguarda la sistemazione dei bacini montani e prevede l’esecuzione di tutte le opere atte ad assicurare il buon regime delle acque,comprese le opere di rimboschimento. Per l’Elba i bacini montani individuati sono cinque. All’Elba negli anni 1950-56 i lavori eseguiti in applicazione
della legge relativa alla cassa per il mezzogiorno rimboschirono una superfice pari ad ettari 457 (fonte Alberto Mori idem come sopra)
Le due leggi sopra accennate portarono lavoro di rimboschimento che si affiancò a quello già presente del Consorzio provinciale di rimboschimento (costituito a norma dell’art 75 delle legge n 3267 del 30 dicembre 1923) il quale operò rimboschimento nel periodo 1931-1951 (fonte Alberto Mori idem come sopra).
Scriveva nel 1960 il Mori ”quando il bosco avrà rioccupato all’Elba le vaste zone in cui è stato distrutto, esso contribuirà certamente ad accrescere le attrattive dell’isola e la silvicoltura un’importante risorsa economica per i suoi abitanti”
Credo che il passato possa insegnare qualcosa anche per l’oggi..
Anche ora come allora c’è forte disoccupazione specie giovanile.
I nostri avi vi fecero fronte investendo denaro pubblico per creare lavoro ai disoccupati.
Con leggi, individuarono il bosco,uno dei patrimoni dello stato, dove investire denaro pubblico per creare lavoro, lavoro che vi fu per molti e per anni e per tutto l’anno.
Marcello Camici