“Al fico si associa nelle campagne dell’Elba il mandorlo, che relativamente è abbondante e come il primo sparso alla ventura nei campi. Se non che ,anche qui,egli è sempre la pianta simbolo di imprudenza: entra troppo presto in fioritura. Io la vidi coprirsi di fiori in dicembre ed in gennaio; non resiste al sopraggiungere delle piogge invernali e dei venti impetuosi, e perduti i suoi fiori non allega frutti o li porta poco numerosi. Quando la stagione gli corra a seconda, allora si carica ad esuberanza e se ne ha ricca raccolta.
Il numero di piante è di circa 7000.
Le mandorle si esportano quasi tutte, tanto le amare quanto le dolci, le acciaccatelle (premici) sono molto ricercate” (Giulio Pulle “Monografia del circondario dell’isola dell’Elba con cenno storico” Portoferraio 1879”).
Nel 1960, il Mori, pubblicando i dati forniti dall’ispettorato provinciale dell’agricoltura di Livorno dell’epoca, pone il mandorlo come terzo in estensione tra gli alberi da frutto sul territorio dell’Elba con una superficie pari ad ettari 350 ed una produzione unitaria quintale per ettaro pari a circa 1 quintale (pg 146 di
“Studi geografici dell’isola d’Elba“ 1960).
Afferma che dopo il fico, pianta che meglio di ogni altra si adatta al clima siccitoso dell’isola, c’è il mandorlo.
Anche lui come il Pulle dice che il mandorlo è “pianta simbolo d’imprudenza“ :”:…segue il mandorlo (oltre 9000 piante) che però entra troppo presto in fioritura con conseguenze talvolta disastrose, in caso di ondate tardive di freddo, come accadde nel febbraio del 1956, quando si potevano vedere mandorli già fioriti coperti di neve” (opera citata).
Entrambe gli autori concordano anche nel dire che il mandorlo è pianta da frutto diffusa su tutta l’isola.
Ancora oggi seppur abbandonata a se stessa è facile a vedersi vicino alle vecchie case rurali o sparsa nei campi ed è possibile poterla incontrare camminando a piedi lungo sentieri in mezzo alla macchia che ha invaso i campi una volta coltivati.
Il frutto è la mandorla, all’Elba chiamata “amandola”.
Nella storia dell’umanità il mandorlo è una delle piante più antiche ad essere stata coltivata (alcuni frutti stati trovati nella tomba di Tuthankamon). Nelle grandi religioni monoteiste, per la precoce fioritura, che è la sua imprudenza, il mandorlo simboleggia l’improvvisa e rapida redenzione di Dio per il suo popolo dopo
un periodo in cui sembrava lo avesse abbandonato.
Gli usi alimentari della mandorla sono molteplici (ricciarelli di Siena, amaretti di Saronno, marzapane in Sicilia, pesto alla trapanese ecc) come molteplici sono gli usi in cosmesi dell’olio estratto dalla mandorla.
La mandorla è riconosciuta dal ministero delle politiche agricole come prodotto tipico sardo, calabrese, siciliano inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali.
Secondo quanto veniamo a sapere da Pulle e Mori all’isola d’Elba mandorli e mandorle erano nel passato fonte di reddito anche se una vera e propria coltivazione non vi è mai stata.
Oggi ormai da molto tempo la pianta giace in stato di completo abbandono: nonostante ciò la sua imprudente fioritura si fa ben osservare mettendosi in evidenza sulle tante piante disseminate nel territorio.
Non sappiamo quante siano ma se riescono ancora oggi a crescere così spontaneamente c’è da pensare che una coltivazione ad hoc possa avere successo come fonte di reddito creando posti di lavoro per tutto l’anno.
Marcello Camici