Giunto ormai alla sua quinta edizione, il premio nato per celebrare la memoria del giovane avvocato ucciso nel tribunale di Milano e il legame con la sua terra d’origine, ha l’obiettivo di dare luce alle figure quasi invisibili dei traduttori, attori insostituibili e necessari nel delicato processo di mediazione culturale. L’edizione 2020 del Premio Appiani riveste un’importanza del tutto speciale, sarà infatti l’unico evento di Elba Book Festival. Una fiammella accesa, un segno di resilienza, un messaggio di fiducia per il mondo dei lettori e degli editori indipendenti, che viene proprio da un evento teso a valorizzare il prezioso legame tra culture diverse. Un evento quasi simbolico in un periodo segnato da paure e limitazioni sia fisiche sia psicologiche.
Quest’anno la famiglia Appiani, in accordo con i membri della giuria, ha scelto di indagare l’ambiente della traduzione dal giapponese e con essa la fertile produzione letteraria di un paese geograficamente lontano, oltremodo interessante.
La giuria, composta da Lucinda Spera, Mariagioia Vienna, Liana Tronci, Giorgio Amitrano e Antonietta Pastore ha decretato all’unanimità la vittoria di Gianluca Coci. Nipponista e traduttore letterario, Coci è professore Ordinario di Lingua e Letteratura Giapponese presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell’Università degli studi di Torino. Ha scritto monografie e saggi in varie lingue e ha tradotto oltre cinquanta romanzi, tra cui opere del premio Nobel Ōe Kenzaburō, di Abe Kōbō, Inoue Yasushi, Tanizaki Jun’ichirō, Murakami Ryū, Takahashi Gen’ichirō, Kirino Natsuo, Furukawa Hideo, Abe Kazushige, Kawakami Mieko e Ogawa Ito. Dirige Asiasphere e Asiasphere files (Atmosphere libri, Roma), collane rispettivamente di narrative e di saggistica dell’Asia Orientale e del Sudest asiatico. Si occupa prevalentemente di letteratura giapponese contemporanea.
“La traduzione è una parte irrinunciabile della mia vita – ha dichiarato il professor Coci alla notizia dell’assegnazione del premio -. Mi divertivo a tradurre canzoni dei Beatles e dei Pink Floyd da ragazzino, poesie di Verlaine e Rimbaud al liceo. All'università sognavo di tradurre romanzi giapponesi e ammiravo come se appartenessero a esseri speciali i nomi dei traduttori scritti sul frontespizio. Ho tradotto su fogli di carta e con inchiostro rosso e blu, su scatoloni di cartone durante un trasloco, in momenti di felicità e in momenti di disperazione. Quando traduco entro in una dimensione di trance, ascolto la voce e le emozioni dell'autore, adoro scoprire nuovi autori e guidare gli studenti verso questo mondo immenso e appagante per l'anima.”
“Il premio Appiani – ha aggiunto - è legato alle mie estati da quando è nato, poiché trascorro da diversi anni una parte del mese di luglio all'Elba. Averlo vinto ha per me un significato speciale, anche perché arriva ora che ho da poco compiuto cinquant'anni e che navigo intorno alla mia cinquantesima traduzione. Un premio dedicato alla traduzione letteraria sottolinea l'incontro tra culture talvolta anche molto lontane, il bisogno di armonia, di amore, di fratellanza, ed è ancora più bello riceverlo nel ricordo di una persona giovane che aveva grandi ideali.”
Di seguito riportiamo per intero la lusinghiera dichiarazione della Presidente della Giuria, prof.ssa Lucinda Spera, dell’Università per Stranieri di Siena che motiva l’assegnazione del premio:
“In qualità di Presidente della Giuria del Premio Appiani – composta da Giorgio Amitrano, Antonietta Pastore, Liana Tronci, Maria Gioia Vienna – penso di potermi far interprete del comune sentire dei colleghi giurati nel dire che le opere candidate a questa edizione, dedicata alle traduzioni dal giapponese all’italiano, si sono distinte per il loro elevato valore letterario, confermando dunque la positività della scelta effettuata per il 2020. Il Premio a Gianluca Coci, traduttore per le edizioni e/o del romanzo di Murata Sayaka, La ragazza del convenience store, intende valorizzare la fedeltà allo stile dell’autrice e al tempo stesso la capacità di rendere con naturalezza e intensità l’atmosfera dell’opera e il complesso carattere della protagonista. La traduzione di Coci ha anche il merito di presentare al pubblico italiano una delle più interessanti scrittrici giapponesi di oggi, notevole per lo stile incisivo e la varietà di temi, che spaziano dalla distopia al racconto realistico della quotidianità.
Purtroppo la situazione italiana, e mondiale, che si è venuta a creare negli ultimi mesi non permetterà di promuovere il Premio così come avremmo voluto e predisposto, a partire da una sinergia attiva ormai da anni fra Elbabook Festival e Università per Stranieri di Siena che ha creato occasioni di incontro tra i giurati, i traduttori, gli editori e il pubblico; siamo però convinti che, proprio in un contesto quale quello attuale, il Premio Appiani continuerà a inviare un segnale di speranza, nella certezza che la vicinanza e il confronto intellettuale aiuteranno a ritrovare i motivi di una rinnovata humanitas in un momento tanto difficile.”
Anche quest’anno sarà madrina del premio e moderatrice del dibattito che seguirà la premiazione Ilide Carmignani, traduttrice di alcuni dei più importanti autori di lingua spagnola, fra gli altri di L. Sepúlveda, G.G. Márquez e R. Bolaño, da sempre impegnata a diffondere l’importanza del ruolo culturale, e non meramente professionale, del traduttore. Dal 2000 cura gli eventi professionali sulla traduzione (con il titolo l’AutoreInvisibile) per il Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 2003 le Giornate della Traduzione letteraria insieme a Stefano Arduini (2002-2016 presso l’Università di Urbino 2017-2018 presso la Link Campus University di Roma), e dal 2013 Traduttori in Movimento presso il Castello di Fosdinovo. Il suo intervento al Premio Appiani sarà anche l’occasione per parlare del suo rapporto professionale e d’amicizia con Luis Sepulveda, che ci ha lasciato ad aprile, colpito dal Covid-19.