Bellezza e sacralità insite nella natura. Questa è la pista del lavoro artistico di Daniela Gorla, cremonese, docente liceale, innamorata dell'Elba.
Una <<Grande Madre>> l'ha realizzata proprio su quest'isola, tre anni fa, con un'installazione di sei giorni in uno dei suggestivi angoli, la spiaggia dell'Enfola un tempo luogo di cattura e trasformazione di tonni. Un luogo in cui è ancora visibile la tonnara, restaurata e attualmente sede dell'Ente Parco.
L'artista aveva individuato la spiaggia dell'Enfola, con la sabbia e le piccole ghiaie miste alle alghe. Me ne parlò un'altra artista, Francesca Groppelli all'Elba ormai da tanti anni, e feci da tramite con i responsabili dell'associazione Amici dell'Enfola per una collaborazione.
Le installazioni sono esposte a Palermo, fino al 12 settembre, alla Biennale internazionale di arte contemporanea sacra delle religioni e credenze dell'umanità. Le tre opere, accolte nel padiglione delle religioni perdute, sono costituite da pannelli di cm 100x150 ciascuna stampati in digitale e proiettate a parete, divise in trittici.
Con il trittico dell'opera realizzata all'Elba, sono esposte due Venus. Il ciclo delle <<Grandi Madri>> e quello delle <<Venus”>> rappresentano non solo un mito universalmente riconosciuto ma <<ponti matriarcali, confini e amalgama di diverse culture. Spiriti ancestrali, forze cosmiche, bellezze enigmatiche e fertili, evidenziano un necessario ritorno alle origini, ad una profonda comunicazione tra gli uomini e la Natura. Una denuncia al femminile dell'attuale difficoltà a rispettare, mantenere ed integrare qualsiasi diversità presente sulla Terra>>.
Cogliamo la sintonia con il messaggio della Laudato si', enciclica di papa Francesco, nel legame forte tra la natura e l'essere umano e nell'invito all'azione. E Gorla sottolinea: <<L’intento complessivo del mio progetto artistico è di promuovere conoscenza, di denunciare ma anche di far crescere natura nuova nella natura. Così, attraverso l'ombra della storia quotidiana e la fatica di far crescere vita in ambienti ostili, ma potenzialmente fertili, le mie installazioni vorrebbero riportare ad una riflessione contemporanea: un cambiamento è necessario>>.
Ma torniamo all'opera <<Grande Madre – unmaredisilenzio>>. Stampata in digitale su forex (240 x 120cm), è la documentazione dell'atto performativo realizzato all'Enfola. <<Il luogo originario del ciottolo – spiega l'autrice - è la roccia madre e le pietre nel tempo non sono mai in altro luogo per caso. Generato da forze primordiali della Natura, nel suo silenzioso movimento il Mare restituisce una folla, una moltitudine di famiglie litologiche. Sulla riva nord del mare di Enfola, in una spiaggia autoctona che presenta numerosi elementi di interesse ambientale, confinante con una spiaggia turistica, nascono e muoiono, in sei giorni diversi, sei Grandi Madri tra i ciottoli e le alghe che il mare raccoglie, porta con sé e restituisce in una continua trasformazione e nel rispetto della biodiversità spontanea. Il trittico documenta una giornata di intervento in natura>>.
Il tema delle Grandi Madri è una costante artistica dal 2012. Le installazioni in natura, di dimensioni notevoli, utilizzano fiori ritrovati, la biodiversità dimenticata, le erbe che curano e i lavori progettuali in digital painting. <<Esse – sottolinea Gorla - evidenziano empatia e idee nate osservando la natura e dialogando con essa. Di frequente è la terra ad offrirmi morfologicamente, nelle sue generose lacerazioni, forme arcaiche, antropologiche, Venus di primordiale memoria, quasi a ricordare che l'antropocene è lontano dalla realtà universale che accomuna tutto ciò che abita il nostro pianeta>>.
Opere, quindi, che guardano al tema dell'ambiente ed evidenziano ciò che rimane delle biodiversità per una difesa dell'ambiente. Gorla parla di <<antropocene contro>>, della violenza alla natura, così simile alla violenza alle donne, a cui l'artista ha dedicato la serie di lavori dal titolo <<Senza grembo>>, relativi a figure femminili del tragico quotidiano.
Un lavoro che sicuramente è faticoso, anche fisicamente, dal quale <<emergono Animali, Alberi e Fiori come forze vive sensibili, pensanti e importanti alla vita quanto gli esseri umani, non sempre degni di gestire il patrimonio naturale che ci accomuna>>.
<<La bellezza salverà il mondo>>, diceva tra gli altri Dostoevskij. La Bellezza è un valore. Ma è anche via che può aprire ad altro e all'Oltre, che dona senso al presente con il quale è impastato. Aprire per esempio alla contempazione (via pulchritudinis), al rispetto e alla promozione di ogni forma di vita, alla gratuità e alla gioia. C'è da auspicare che, insieme ai profeti. non vengano a mancare gli artisti.
Per saperne di più
Daniela Gorla Fossa
E' laureata in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Insegna discipline pittoriche al Liceo artistico <<A.Stradivari>> di Cremona. Nel 2015 ha partecipato con il proprio progetto artistico al Padiglione Italia dell'Expo di Milano, al convegno Arte e Bellezza. Nel 2017 è stata invitata presso il Palazzo delle arti di Napoli all'Happy Earth Days, Festival delle arti per la terra in rete con il Museo Madre di Napoli. Ha partecipato a due edizioni del Festival d'arte multiculturale 48 Stunden Neukoelln di Berlino.
Ha progettato e coordinato il progetto di Land Art – Colle di Bordocheo (Lucca) <<La pratica artistica come evento sociale>>. Recentemente alcuni suoi lavori in digitale sul tema della natura fanno parte del Progetto <<Zagreb Full Color 19>>, un gruppo di artisti urbani a Zagabria (Croazia). Selezionata al bando di Arte Sacra di Rodello Arte 2018, le sue opere sono collocate al Museo diocesano di Alba. Collabora con “Naturarte” di Lodi, il Movimento AmmA - Fondazione Umanitaria di Milano. E' ambasciatrice per il progetto Rebirth/Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto (Cittadellarte di Biella).
La mostra internazionale BIAS
Le opere di Gorla sono state selezionate per <<BIAS 2020>> Biennale Internazionale di Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell'Umanità che quest'anno ha per tema <<The game: the time of game, the game of time | Il gioco: il gioco del tempo, il tempo del gioco>>.
La mostra internazionale è caratterizzata da una selezione di opere d’arte divise per padiglioni <<religiosi>> ove l’artista è collocato secondo la sfera spirituale di appartenenza, per nascita o scelta. <<È la spiritualità oltre le barriere linguistiche e geopolitiche, oltre i confini nazionali, in una visione universale che individua, nel dialogo tra arte e religione, un medium privilegiato di valori etici ed estetici>>.
La BIAS si snoda tra il Veneto, la Sicilia, la Toscana, la Sardegna e la Liguria, tra il 12 giugno ed il 12 novembre 2020 nelle città di Venezia, Palermo e del Castello di Morsasco, creando un ponte tra nord e sud, sino ai confini del mare. Le sedi della BIAS 2020, nell’originario programma concepito dal comitato organizzativo per l’edizione in corso, avevano superato i confini del deserto egiziano del Sinai e dello Stato di Israele e della Palestina che avevano particolarmente caratterizzato l’edizione del 2018, spingendosi sino alla Cina, il Kazakistan, Tenerife, la Spagna, la Francia, la Russia ed il Senegal. L’emergenza Covid-19, tuttavia, ha reso particolarmente difficile ed incerta la suddetta programmazione, pertanto, molte delle sedi all’estero riceveranno le opere in formato digitale e potranno essere visitate in remoto attraverso il web. https://www.bias.institute/blog/
Le opere di Gorla alla BIAS
Oltre alla <<Grande Madre – unmaredisilenzio>>, sono esposte due Venus.
VENUS the return
Venus, the return, arcaiche quanto le Mater Matuta alle quali si ispirano, nel movimento del loro ritorno trascinano semi verdi di vita nell'universo. In quale luogo e quale tempo determinano? L'intelligenza vegetale potrebbe esistere come nostra possibile salvezza o come salvezza del pianeta, aldilà dell'uomo e della tecnologia.
VENUS timeless stars
Venus, timeless stars - stelle senza tempo permangono statiche nella pietra, immobili quanto il tempo fermo che permette la riflessione dell'infinito, l'essere lì ma in un altro luogo, nel tempio del nulla. Il tempio, tempo di dio.
Nunzio Marotti da Toscana Oggi