Michele Conforti, allora giovane aiuto-regista televisivo, quasi fresco di diploma al Centro di Cinematografia Sperimentale, in una calda serata romana del 1979 mi aveva condotto a Piazza Sant'Eustachio, nel "mitico" bar dove si serviva il re dei caffè capitolini e, con la tazzina in mano, mi raccontò che durante l'ultimo lavoro di ricerca, che aveva condotto presso la cineteca dell'Istituto Luce - raccogliendo materiale per un lavoro su Gramsci - si era imbattuto in un sacco di pellicole (alla fine risultarono 13 tra brevi documentari e spezzoni di "cinegiornali" LUCE) che avevano per oggetto l'Elba, girati tra il 1920 e il 1940. "Pensa un po' - disse Michele - come sarebbe interessante riportarli all'Elba e magari riproporli, uno alla volta, in una "serata contenitore" insieme ad un vero film dell'epoca."
Quando si è giovani le idee ruzzolano (talvolta con un po' di incoscienza) e da quel seme (un chicco di caffé a Sant'Eustachio) doveva nascere qualche cosa di epocale (rapportato alle minime dimensioni ferajesi), una raffica di iniziative (64 in totale in 40 giorni se non ricordo male) che si sarebbero realizzate nella stagione estiva successiva.
L'idea che sviluppammo in un organico progetto, "Come una Città rilegge la propria storia 1920 - 1940", meglio si definì quando entrò in squadra una testa pensante: quella di Michele Lungonelli, Storico della Siderurgia e docente dell'Ateneo fiorentino (ma con robuste radici elbane) che si prestò anche ad un lungo lavoro di ricerca fotografica, centrata soprattutto sui personaggi ferajesi dell'epoca, e sull'economia del ferro, perché tre erano le direttrici principali di quella "follia":
- una sorta di festival-rassegna cinematografica e documentaristica
- una mostra fotografica accompagnata da un (pregevole) libro che riportava le grandi foto (destinate ad essere esposte alla Torre del Martello)
- la riproposizione delle parlate e dei canti dell'epoca, liofilizzate in uno spettacolo teatrale, con gli "attori" assoldati soprattutto tra gli studenti delle superiori ferajesi e prodotto utilizzando il materiale etnografico ed etnomusicologico raccolto da me e da altri negli anni precedenti.
Una precisazione doverosa: a rendere vincente quella scommessa (di cui parlarono in maniera lusinghiera anche le maggiori testate nazionali) fu l'impegno del Sindaco Giovanni Fratini e soprattutto quello di Danilo Alessi.
L'allora assessore alla cultura compì una lavoro straordinario, coinvolgendo un mare di gente in iniziative collaterali, ma soprattutto stabilendo rapporti decisivi con le istituzioni, con la Regione, con l'Archivio Storico Audiovisivo del Movimento Operaio, riuscendo anche ad emungere i fondi necessari per l'operazione (più di 100 milioni, all'epoca erano soldi) e a far funzionare la "macchina comunale" a ritmi mai visti né prima né dopo.
Ricordare tutti quelli che in quei mesi contribuirono a trasformare Portoferraio in un gigantesco "cantiere culturale" è impossibile, ma almeno una persona mi preme citarla: quella che con me costituiva la "strana coppia" dei "Sindaci Revisori" del Comitato Organizzatore che costituimmo ad hoc. Veder aprire un Conto Corrente (e pure a firme disgiunte) a chi era stato segretario locale del PCI insieme a chi aveva capeggiato la D.C. un po' di stupore bancario lo provocò.
Mi è stato doveroso ripeto ricordare Mario Palmieri, funzionario di lusso del Comune, persona colta aperta e soprattutto operativa che riciclò, insieme a Beppe Battaglini, tutto il personale comunale "scolastico" disponibile e temporaneamente non utilizzato (ricordo le signore accompagnatrici degli scuola-bus) in quella kermesse, che aveva per fulcro la riaperta Linguella, tra le cui mura stava crescendo, oltre quelli amorosamente coltivati da Franco Bellosi un altro fiore, la collezione di reperti destinata a costituire anni dopo il Museo Civico Archeologico, curata dalla Professoressa Orlanda Pancrazzi, maestra di scienza ma anche sempre divertita dal mixage del popolare più ruspante con la cultura "alta"; grande Orlanda che non si oppose alla "sardinata" che si svolgeva a qualche decina di metri dall'esposizione archeologica che si apriva nelle stesse ore ai Magazzini del Sale.
Il risultato fu che la mostra di reperti etruschi e romani ebbe, anche grazie alla sinergia con le sardine, centinaia di visitatori quella sera.
E poi il Teatro della Linguella, ricavato dal cortile dove prendevano l'ora d'aria i detenuti dell'antico Bagno Penale, dove fu costruito un palco nuovo di zecca di 64 metri quadrati, che fu utilizzato per la prima volta il 16 giugno 1980, quaranta anni fa e spiccioli, per lo spettacolo di memoria popolare (parole e musica) "Alfredino"
Nello stesso luogo lunedì 24 Agosto torneranno le musiche e i canti popolari elbani, a proporli i Ravanatera che degli "Alfredini" si possono considerare gli eredi anche e non solo perché la loro "Leader", Daniela Soria, da giovanissima aveva preso parte ad alcuni degli spettacoli che gli Alfredini continuarono a snocciolare, negli anni successivi, ogni estate (Adelaide, Napoleone (Murzi), Pietro (Gori), Mago Chiò (scritto insieme alla formidabile Janna Carioli), Molecole), ma anche perché il nuovo gruppo ha mantenuto proprio lo spirito di "cantiere culturale" e l'orgoglio delle radici culturali che caratterizzava gli Alfredini .
Sono stati tanti i "ragazzi" isolani degli anni '80 che tra gli Alfredini si sono fatti le ossa, o hanno beneficiato della formante "socialità teatrale", prima di emergere come musicisti, attori, artisti, tecnici dello spettacolo, ma anche organizzatori, imprenditori, educatori, professionisti: da Francesca Ria a Pino Annarella, da Alessandro Beneforti a Gian Mario Gentini, da Riccardo Santini ad Arnaldo Gaudenzi, e Franco Gialdinelli, Gabriella Volpini, Giovanni Ciardulli, Marco Casaroli, Luisa Brandi, Doriana Castaldi, Daniele Palmieri, Francesco Cimino, Pier Luigi Amore, i tre Diversi (Amma, Maria, Giovanni), le due Gentini (Marcella e Monica) le impagabili Del Torto (Carla e Raffaella) Sabrina Leithermann, Cristina kitti Spinetti, Benedetto Lupi e tantissimi altri (mi perdonino i molti non citati) tra i quali gli indimenticati Stefano Castells, Serenella Chiesa, Elisabetta Ria e Sergio Cioni che ci hanno prematuramente lasciato.
Gli Alfredini che hanno poi, con le loro vite da adulti, inciso non poco nella storia quotidiana di questa isola. Alla Linguella (nella loro casa artistica naturale) Lunedì saranno, almeno in spirito, rievocati dalla musica e dalle voci dei Ravanatera.
Carlo Paolini (un'altro "Alfredino") ci ha inviato le foto in bianco e nero che raccontano quella storica molteplice "prima": della compagnia, dello spettacolo, del contenitore teatrale, una memoria, un "come eravamo" ma per citare Bertoli "con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro"
SR