(...) Forse niente come il mare evoca la precarietà della vita, niente come lo stesso fa capire quanto l’uomo sia in balia degli elementi naturali. I racconti del libro citato hanno un fondo tragico. Lo scrittore riesce tuttavia a rendere dinamiche e drammatiche le vicende che narra, inserendole in un contesto spirituale che riscatta la tragicità. Il mare è il paradigma della natura che interviene a tempo debito interrompendo qualsivoglia impresa, eroismo compreso. Brignetti descrive ed osserva con curiosità, con pietà, con malinconia tutto ciò che avviene nei suoi racconti (è come se fosse da una parte e li osservasse, non si fa coinvolgere da essi perché è concentrato sulla morale di ciò che avviene, anche se morale non ce n’è). L’argomento marino riempie gli scaffali.
Ma probabilmente due sono gli scrittori che si ricordano maggiormente, o più facilmente: Melville ed Hemingway. (…) Nel primo, in “Moby Dick”, il mare, però, non è in primo piano. In primo piano c’è un mostro (la morte diretta) che deve essere abbattuto. E’ stupendo lo spirito d’avventura di Melville, uno spirito arricchito di sana ingenuità. Lo scrittore americano sa creare una suspense senza fine e sa disegnare alla perfezione i personaggi. Ad Hemingway, ne “Il vecchio e il mare” interessa, invece, una riflessione solitaria, nel silenzio delle onde, vincendo l’amarezza per la decadenza senile con la reazione vigorosa (l’insistenza nel pescare), avvertendone l’abitualità, ma reagendo lo stesso e con coscienza.
(…) Brignetti si concentra sul significato metaforico della grande massa d’acqua in movimento: la metafora recita un annullamento per così dire consapevole di se stessi e quindi un’accettazione a priori del proprio sacrificio, purché si viva l’esperienza possibilmente sino in fondo, comprendendo ogni istante e partecipandolo, comprendendolo e partecipandolo fingendo di esserne spettatori curiosi ed esigenti.
Così, in termini vagamente agiografici forse, ma senza dubbio esemplari si è parlato di chi viene considerato e a ragione il principale ‘scrittore di mare’ della nostra letteratura e difatti viene dai più accostato ai grandi scrittori di mare dell’universo letterario. In questa estate assordante e assordata da un turismo compresso, direi esplosivo, che viene giustamente inteso e vissuto come salvifico per la comunità marinese, forse occorre ricordare chi sembra essere sempre di più destinato ad un lento e immeritato oblio. Eppure se si deve dare una dimensione storica alla presenza di Brignetti e alla sua vita alla Marina vale la pena di cominciare proprio dalla Torre Medicea che lo ha visto ospite a lungo gradito per poi, forse a partire dagli anni del forzato traferimento nell’appartamento sottostante la torre medesima a causa del grave incidente di cui fu vittima, lentamente sbiadire, fino agli anni delle diatribe catastali postume.
Non arriviamo qui a sostenere che la sua monumentale figura in campo letterario possa farlo divenire un domani un tutt’uno con la località ove visse per tutta la vita, come è accaduto in modo diverso ma simile a Carducci o a Merisi e dove compose le sue opere più importanti, se vogliamo ricordare le più note, ossia Il gabbiano Azzurro (Einaudi, 1967) e La spiaggia d’Oro (Einaudi 1971), rispettivamente Premio Viareggio 1967 e Premio Strega 1971. Tuttavia rimangono pochi gli sforzi tesi a valorizzarne la presenza culturale nella nostra cittadina, se togliamo il nostro, mio e dell’amico Franco Semeraro con la gentile signora Lucia, Premio letterario La Tore che certo vuole essere dedicato con la sua assenza della ‘doppia erre’ alla cittadinanza marinese e al suo legame con la torre stessa, ma non dimentica, anche nelle numerose dediche delle varie edizioni allo scrittore, il nesso esistente tra questi due aspetti.
Se togliamo le attività che dirigo, le quali sin dal nome del primo hotel nel lontano 1972 hanno voluto omaggiarlo e lui di rimando con una bellissima dedica fatta nello stesso anno volle celebrare questa unione e se non consideriamo il doppio trittico monumentale che campeggia nella breakfast room dell’Arthotel che ne celebra la presenza alla Marina sia raffigurando le due spiagge della Fenicia e della Fenicetta sia con brani del romanzo a margine dell’opera pittorica, come un diario immaginario dello scrittore: se togliamo tutto ciò che resta? Specie nell’opera artistica del maestro Pasini al contrario all’Arthotel si compie quel ricordare l’incontro affettuoso tra lo scrittore e il mio nonno materno Luigi Catta, altra figura storica della marina poco ricordata per ora, allora dirimpettai, dal quale nacque il nome delle attività.
Mi si perdoni lo ‘smarginamento’ personale, ma se si vuole ricostruire un legame tra una figura storica e la sua città sono fondamentali anche i ricordi personali che delimitano le esistenze e le dimensioni culturali dei protagonisti. L’amico Emerico Giachery, con la consorte Noemi, mi ha più volte spronato nelle mie varie attività di promozione culturale, che porto avanti da un trentennio ormai, a riscoprire la figura di Brignetti e l’importanza che ha nella nostra letteratura e che dovrebbe quindi avere anche nell’ambito delle attività promozionali marinesi. Ben vengano le varie manifestazioni che vediamo questa estate delineanti un microcosmo culturale da valorizzare e che abbiano il giusto spazio i richiami a noti sceneggiati televisivi fin dall’ingresso della nostra cittadina, perché il turismo nutrendosi di spensieratezza e di serenità, specie di questi tempi, deve essere pregno di tutto ciò che sia facile ed immediato, ma non si dimentichi la Verità della storia culturale della nostra Marciana Marina, perché solo nella ricerca della verità troveremo l’autenticità delle nostre radici e del significato del nostro esistere.
Jacopo Bononi- presidente
www.premiolatoreisoladelba.it