Tarda serata del 29 luglio di 25 anni fa. Dopo una cena con amici (Fabiana Ghezzo e Carlo Stella, quest'ultimo mio testimone di nozze) mi amputai metà dell'ultima falange del dito indice della mano sinistra, con uno sgabello che mia moglie non aveva bloccato. Ero seduto sullo sgabello che all'improvviso si chiuse portandomi via una parte dell'ultima falange del dito indice. Il giorno dopo sarei andato in ferie. Dopo un attimo di concitazione raccattammo il pezzo di dito che era in terra visto anche l'avvicinamento del gatto: Gengiscan, Gengi per gli amici. Dopo aver cercato inutilmente il ghiaccio, che avevamo finito a cena si decise di mettere il dito in un sacchetto con dei fiori di zucca congelati e l'altro pezzo in un sacchetto con dei fagiolini sempre congelati. Fui prontamente portato al pronto soccorso (guidava mia moglie e ci manca poco che vomito per il Capannone), quindi le dissi ormai il danno è fatto cerchiamo di arrivarci sani, sennò guido io. Arrivati al P. S. di Portoferraio mi venne incontro un infermiere abbastanza provato, che molto gentilmente, vedendomi arrivare con due sacchetti di verdura disse: e te che cavolo vuoi qui.
Spiegata la situazione ebbe inizio la ricerca del pezzo di falange nel sacchetto dei fagiolini che nel frattempo si era scongelato. Ricucito il pezzo della falange si fece ritorno a casa. Mi ricordo anche le parole di conforto di qualcuno la dentro che mi fece notare che le altre 9 dita erano sane. La convalescena la passai con il dito ben dritto e appoggiato al petto come 007 con la sua pistola. Un giorno guardando la TV vidi un documentario dove, un dottore del nord che aveva preso un traliccio di una teleferica danneggiato per un piena, dopo averlo dipinto lo posiziono' nel giardino dell'ospedale dove lavorava. Quell'intreccio di ferro per me bellissimo, dette il via alla mia ricerca. Ferri di ogni tipo per poter fare in modo di dargli un nuova forma o cercando in essi una forma già esistente
Quindi iniziai così a far sculture con materiali di recupero, notando che avevano, già così, forme ben visibili. Bastava guardarle da un altro punto di vista...... guardando oltre. Dopo qualche giorno, la prima scultura fu un quetzal, un uccello del Guatemala ricordo del viaggio di nozze. I materiali erano ferri per fissare le lamiere, punciotti del mio nonno Mario Vai scalpellino, pezzi di lavatrice e granito. Ne sono ancora in possesso, anche dello sgabello.
A questo punto la domanda è: ma mia moglie la devo ringraziare?
Luca Polesi