Con attenzione e commozione, gli studenti hanno partecipato all'incontro con i genitori di Lorenzo Claris Appiani, l'avvocato morto a 37 anni, il 9 aprile 2015, ucciso da un suo ex cliente nel Tribunale di Milano.
L'istituto scolastico <<Foresi>> ha voluto intitolargli l'Aula magna delle sede di Salita Napoleone dove è ospitato il liceo delle scienze umane. E in sua memoria, i genitori Aldo e Alberta hanno istituito due borse di studio che andranno al diplomato con la migliore valutazione nella disciplina del Diritto e allo studente autore del miglior elaborato su temi giuridici.
Oltre agli studenti delle due classi quinte e ai genitori di Lorenzo, Aldo e Alberta, erano presenti il sindaco di Portoferraio, Angelo Zini, il sindaco di Rio, Marco Corsini, il giudice della Corte d'Appello di Firenze, Roberto Tredici. Nel saluto e ringraziamento, il dirigente scolastico Enzo Giorgio Fazio ha sottineato l'importanza per i giovani dell'esempio di professionalità dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani e ha parlato del prorpio personale coinvolgimento nella vicenda nella triplice veste di padre, cittadino e funzionario dello Stato.
Successivamente è stato proiettato uno spezzone del telegiornale che dava la notizia della conferma dell'ergastolo all'autore del delitto, riproponendo l'audio delle ultime parole del giovane avvocato interrotte dagli spari.
La signora Alberta, mamma di Lorenzo e avvocato, ha parlato del figlio, ripercorrendo quanto avvenuto il 9 aprile 2015 nel Tribunale di Milano. <<Per noi che lo amavamo è stata una grande perdita e la società civile ha perso un uomo per bene appassionato del suo lavoro>>, ha detto. Lorenzo amava la famiglia e il suo lavoro, che aveva intrapreso per approfondire la Costituzione che aveva sempre considerato <<la più bella del mondo>>. Prendendo spunto dalla formula di giuramento della professione forense, letta con solennità da uno studente, la signora Alberta ha concluso: <<Ho capito che i nostri giovani hanno bisogno di ideali, e hanno bisogno di manifestarli, di richiamarli con le parole . Voglio ricordare loro , sono certa che lo sappiano, che ogni cittadino, benché non sia chiamato ad esplicitare pubblicamente il suo impegno è tenuto e lo dice l’art. 54 della nostra costituzione ad essere fedele alla Repubblica , ad osservare le leggi e la Costituzione. Sentitevi chiamati a questo impegno qualsiasi cosa facciate nella vita. Essere cittadini e dei buoni cittadini, fedeli alle norme dettate nell’interesse della collettività, è una funzione tanto importante quanto impegnativa. E di grande soddisfazione.>>.
L'applauso ha testimoniata l'intensa partecipazione dei presenti.
E' poi intervenuto per il saluto della Città il sindaco Zini e, successivamente, il sindaco Corsini che, in qualità di avvocato dello Stato, ha parlato di responsabilità derivante da comportamenti colposi, con conseguenze sia sotto il profilo civilistico che penale. L'argomento è stato poi ripreso dal giudice Roberto Tredici.
Diverse le domande degli studenti e dei giornalisti, con particolare riferimento alla spettacolarizzazione dei processi, alle problematiche etiche del giudizio, alla credibilità della giustizia.
Al termine del dibattito è stata scoperta la targa, che resterà un costante richiamo al rispetto delle regole e all'impegno per l'intreresse della collettività.
Una professione con il cuore
Nel corso dell'incontro, gli studenti hanno letto il seguente brano di Pietro Calamandrei.
"Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore.
Ma l'avvocato no. L'avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l'avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sè, assumere su di sè i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce.
L'avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità.
Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c'è giustizia.
In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati: e che tutti vedono nella toga il vigile simbolo di questa speranza...
Per questo amiamo la nostra toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero, al quale siamo affezionati perchè sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso, e, soprattutto, a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia.
Beati coloro che soffrono per causa di giustizia... ma guai a coloro che fanno soffrire con atto di ingiustizia!"
Lettera degli studenti ai genitori di Lorenzo Claris Appiani
Fra la commozione generale, è stato proiettato un video sul giovane avvocato preparato da liceali. Al termine hanno dato lettura di un messaggio ai genitori.
"Caro Alberta e Aldo,
questa storia ci ha fatto riflettere sulla parola <<giustizia>>. Tutti noi sappiamo cosa si intende per giustizia. Noi studenti di Scienze umane studiamo diritto e conosciamo bene (o almeno dovremmo) le leggi del nostro Paese, che fissano i nostri diritti e i nostri doveri e ci dicono cosa è giusto fare e cosa invece è sbagliato.
Luigi Pirandello scrive: "Se noi conosciamo che errare è dell'uomo, non è crudeltà sovrumana la giustizia?".
Ecco noi, con tutta la nostra piccolezza e ingenuità, vorremmo provare a rispondere a questa domanda, e la nostra risposta è "No", la giustizia non è crudele, la giustizia diventa crudele nel momento in cui non viene rispettata, e di conseguenza non esiste più.
E' vero che sbagliare è umano, ognuno di noi sbaglia ogni giorno anche senza accorgersene, e lo scopo della giustizia sta proprio nel far capire all'essere umano perché e dove ha sbagliato, dandogli la possibilità di imparare dai suoi errori, per non ricommetterli in futuro.
E' per questo che sono essenziali e dobbiamo ringraziare, tutte le persone che scelgono di dedicare la loro vita allo scopo di dare una voce alla giustizia, una voce forte e chiara, come quella di Lorenzo.
Grazie."
I ragazzi della 5A e 5B
Nunzio Marotti da Toscana Oggi