Nacqui in un paesino della provincia di Palermo il 4 giugno 1980 e venni al mondo perché nonostante io fossi il più lento al momento della fecondazione, per uno sparo di pistola tutti gli spermatozoi scapparono tranne me. I miei genitori pensarono a lungo che avessi qualche forma di ritardo perché non pronunciai una sola parola fino all’età di due anni. Poi un giorno il prete del paese venne in casa per la tradizionale benedizione.
Forse raccontò ai miei genitori qualche episodio che dovette far breccia nella mia immaginazione di bambino. In ogni caso, quel giorno accaddero due fatti strani: il prete morì ucciso e io dissi la mia prima parola:
“Ma...ma…fia!”.
Questo e poco altro ricordo della mia prima infanzia. In prima media mi innamorai di una ragazza di nome Beatrice, aveva bellissimi capelli biondi e occhi blu come l'oceano. Sapevo di volerla nella mia vita ma sapevo anche che lei era fidanzata con un mio caro amico di nome Tommaso. Così, per non perdere l’amicizia, mi sforzavo di ignorare il mio amore. Studiavo, andavo in giro per il paese. Mi distraevo, insomma. Un giorno ero in un piccolo bar con mio padre e notai un signore vestito in modo elegante che si rivolgeva affettuosamente a mio padre. Seppi dopo che quell’uomo era il sindaco di Palermo. Il suo sguardo si posò per un attimo su di me, poi fu assorbito dalla televisione. Mentre lui era al bar, a sorseggiare il caffè, la mafia aveva ucciso la sua famiglia. Con gli occhi pieni di lacrime, si rivolse a me dicendomi: “Attento alle scelte che farai da grande!”. In quel momento sentii che quell’uomo mi era amico. Il giorno dopo ritornai al bar ed ancora tutti i giorni, perché avevo un terribile presentimento. Finché vidi l'ambulanza ed il corpo morto del sindaco a terra. Il giorno successivo non riuscii nemmeno ad andare a scuola per il troppo dolore.
Erano giorni pesanti. Sparatorie e attentati erano all’ordine del giorno. A scuola avevamo tutti paura che succedesse qualcosa di terribile ai nostri cari. Eravamo solo dei bambini! Un giorno ero in giro con Tommaso e Salvuccio quando Tommi ebbe la pessima idea di rubare delle caramelle nel negozio di un anziano barista.
Mi feci convincere a rubacchiare qualcosa anche io ma appena fummo sull’uscio del bar mi cascò tutto.
L’anziano chiamò subito i carabinieri che mi portarono in caserma dove convocarono mio padre per riferirgli ciò che avevo combinato. Chiesi scusa milioni di volte ma papà non mi perdonò, mi mise in punizione e mi proibì di vedere ancora Tommaso. Quell’episodio ha segnato tutta la mia vita che ho poi cercato di vivere sempre onestamente e secondo i valori che mio padre mi aveva insegnato. Con Beatrice, poi, non appena Tommaso la lasciò, nacque una relazione bellissima, un amore che è durato anni. Ma io sono diventato sindaco di Palermo e Beatrice ora è morta, uccisa dalla mafia nel piccolo bar dove quel grande uomo mi aveva dato un saggio consiglio.
Lorenzo Serra