Dopo il viaggio in Inghilterra capii che la mia vita era davvero cambiata. Mi chiamo Ludovica ho 18 anni e vivo a Milano con mia madre. Mio padre morì che io ero ancora molto piccola, sette giorni prima di realizzare il suo sogno: trasferirsi con noi in Inghilterra e diventare professore all’università di Oxford. Adesso che ho quasi finito le superiori, ho deciso di scoprire cosa aveva affascinato tanto mio padre e di andare a studiare in quella scuola. So già che mi mancheranno le mie migliori amiche, Chiara e Veronica, e fino a qualche tempo fa pensavo mi sarebbe mancato soprattutto Michele, il mio fidanzato. Mi sforzo di non pensarci. Ma inevitabilmente ci penso… Era un giorno come tutti gli altri e stavo andando a scuola, mi dirigevo verso l'armadietto di Michele per salutarlo, ma stranamente non c'era. Così raggiunsi Mattia, il suo migliore amico, per chiedergli dove fosse Michele e lui mi rispose, con evidente imbarazzo:
“Ehm...Prova a guardare in giardino.”
Andai in giardino e vidi Michele con Candice, la ragazza del corso di biologia. Non sapevo molto di lei, non credevo neanche si conoscessero, fino a quando non si è messa in punta di piedi davanti a lui e lo ha baciato. Ci rimasi così male che scoppiai in lacrime, il mio cuore era stato spezzato dalla persona a cui io avevo dato tanto, io e lui non eravamo solo fidanzati, eravamo anche migliori amici. Insieme eravamo un tornado di gioia, ridevamo e scherzavamo insieme, ci confidavamo su tutto e non riesco ancora a credere a come abbia potuto tradirmi. Corsi subito a casa e mi buttai sul letto a piangere mentre strappavo le nostre foto, mi fermai solo quando trovai un vecchio album di foto di me e mio padre. In quel momento mi ricordai del viaggio in Inghilterra, stavo così a pezzi che mi veniva voglia di partire subi-to ma sapevo che non sarebbe stato possibile. Il giorno dopo andai a scuola e Michele mi si presentò davanti come se non fosse successo nulla. Lui non sapeva che io lo avevo visto baciarsi con Candice. Allora gli dissi:
“Pensi che io non sappia nulla?! Guarda che ieri ti ho visto baciarti con Candice!”
Lui mi osservò preoccupato, conoscevo quello sguar-do: voleva dire che non sapeva cosa rispondermi, a quel punto me ne andai a lezione, sognando l’Inghilterra. Mentre tornavo a casa vidi sul telefono una vecchia foto di me e Michele e così mi scese una lacrima sullo schermo e iniziai a cancellare tutte le no-stre foto. Arrivai alla porta di casa,trovai una lettera con scritto: per Ludovica la aprii e c'era scritto:
“Scusa per quello che ho fatto ma ora non ti amo più, volevo dirtelo, ma l'hai scoperto da sola.”
Così presi la lettera, la strappai ed entrai in casa. Mancava sempre meno alla mia partenza per Oxford, lì finalmente avrei iniziato una vita nuova. Mi concentrai sullo studio e superai brillantemente l’esame di Stato. Due settimane dopo ero pronta per la partenza. Il giorno della partenza mi alzai piena di entusiasmo. Mia madre mi avrebbe accompagnata in macchina all’aeroporto di Milano. Salita in macchina, mi misi le cuffiette ed iniziai ad ascoltare della musica, finché non partì la canzone che ascoltavo sempre con Michele… Tirai il telefono in terra e mi addormentai in macchina; arrivate all'aeroporto salutai mia madre con un dolce abbraccio, avevo un po' d'ansia però non vedevo l'ora di atterrare a Londra. Mi diressi verso il check-in, sapendo che appena arrivata in Inghilterra avrei dimenticato il mio ex. Sentii che il volo per Londra era in ri-tardo, così nell'attesa, decisi di mettermi a sedere. Passò all'incirca un'oretta e finalmente fu il momento. Mentre salivo sull'aereo mi voltai e vidi l'alba, mi è sempre piaciuta l’alba, ma in quel momento mi ricordava Michele e la nostra prima notte insieme al mare. Mi scese una lacrima che mi rigò il viso. Appena arri-vata su, presi il posto vicino al finestrino, il mio libro dallo zainetto. Spensi il mio cellulare e decisi di dedicarmi alla lettura. Dopo circa un'oretta e mezzo alzai la testa da quelle pagine che ormai mi avevano travolto nella storia e vidi dall'alto Londra tutta illuminata. Nel giro di venti minuti ero già pronta con le mie valige su un taxi giallo. Ero diretta verso un hotel per una notte, il giorno dopo mi sarei sistemata nel dormitorio vicino a Oxford.
Il programma era tutto dettagliato per il semestre, solo che nel programma non era previsto l’arrivo Brooks, colui che mi avrebbe cambiato la vita. Arrivò l'atteso lunedì, il primo giorno di scuola. Agitata e sopraffatta dai pensieri, entrai in aula con dieci minuti di anticipo e mi sedetti al primo banco per fare buona impressione e specialmente per essere attenta alle lezioni e per avere buoni risultati da mostrare a mia madre. Verso metà lezione mi sentii sfiorare la schiena da un foglietto di carta. Lo raccolsi e lo aprii. C'era scritto:
“Sei molto carina e mi piacerebbe molto conoscerti meglio. Ti va se dopo andiamo a fare un giro?”
All'inizio rimasi senza parole, non sapevo che rispondere. Poi pensai che una pausa dallo studio non mi avrebbe fatto male, così accettai. Quando mi girai per restituire il bigliettino vidi che un ragazzo mi fece l'occhiolino e quindi capii che era stato lui a chiedermi di uscire.
Senza pensarci due volte glielo rinviai e lui mi fece un sorriso. Appena finita l'ora di lingue, che era anche la mia ultima lezione del lunedì, uscii dall'aula con una mia compagna di stanza, Ashlee, ci affrettammo fuori dall'aula mentre si discuteva della lezione e per organizzare il venerdì sera: sarei andata alla mia prima festa! Ad un tratto sentii da dietro pronunciare il mio nome:
“Ludovica, ti sei già dimenticata del nostro appuntamento?”
Io mi fermai e salutai frettolosamente Ashlee che continuava a parlare della festa e dell’abito di venerdì. Io guardavo solo lui. Brooks Evans, il ragazzo che in classe mi aveva tirato il bigliettino, mi chiese:
“Dove vai venerdì?”
E io risposi:
“Vado ad una festa con delle mie amiche e altri ragazzi, anche se non so ancora dove e nemmeno a che ora!”
Lui sorrise allusivo, ma non mi chiesi il perché. Mi accorsi solo dei suoi fantastici occhi azzurri che sembrava parlassero, che mi ricordavano l'oceano senza fine, e il suo sorriso fantastico: bianco come le nuvole e che mi dava spensieratezza. Mi sembrava di conoscere Brooks da sempre. Lui, forse per spezzare il silenzio che io avevo creato, disse:
“Pronta a fare un giro per la scuola?”
Risposi di sì con un cenno della testa. Mentre passeggiavamo, lui mi raccontava un po' di cose sulla sua vita. Continuavo a fissarlo, non riuscivo a smettere e quindi rimanevo muta. All’improvviso delle persone dietro di noi urlarono:
“Ehi Evans, forza, vieni che stiamo facendo tardi per la partita di calcio!”
Dovevano essere i compagni di squadra di Brooks. Un po' mi dispiaceva che lui doveva andarsene, c'erano ancora tante cose di lui che avrei voluto sapere. Spero di avere un'altra possibilità per parlarci ancora, nel frattempo non farò altro che pensare ai suoi magnifici occhi e al suo sguardo profondo come l'oceano. Lui mi salutò e mi disse:
“Devo andare, ci vediamo domani in classe!”
e andò via. Nel dormitorio, continuavo a pensare a lui, finché non mi raggiunse il suono di una notifica di Instagram. Era lui! Mi aveva scritto in Direct:
“Ehi, ciao Ludo! Mi dispiace se oggi pomeriggio sono dovuto andare via così di fretta, che ne dici se ci scambiamo i numeri? Mi farebbe piacere sapere un po' più di te”
Ci scambiammo i numeri e lui subito mi scrisse in chat:
“Ora parlami un po’ di te. Perché sei venuta in questa scuola? Non ti mancano le tue amiche o il tuo fidanzato? Se lo hai”
In quel momento mi tornarono in mente Veronica e Chiara, che dalle foto che postavano sui social sembrava se la stessero spassando alla grande senza di me. Cercai di scacciare il pensiero di Michele e mi soffermai su cosa rispondere a Brooks:
“Il sogno di mio padre era quello di diventare professore di questa scuola, ma morì prima di poterlo realizzare e quindi ho deciso di venire qui... E comunque no, non sono fidanzata”.
Dopo aver inviato il messaggio aspettai qualche minuto, nella speranza che mi rispondesse, ma niente; allora mi addormentai, con la sua voce nella mia testa, le sue mani abbronzate e i capelli color nocciola. A scuola, la mattina seguente, appena entrai, vidi Brooks e iniziai a fissarlo, lui mi vide e mi sorrise. Venne verso di me e mi sfiorò la mano. Tutti ci fissavano ed io feci qualche passo indietro, come un cerbiatto da-vanti al cacciatore. Lui mi prese la mano e mi avvicinò sempre di più a lui e poi, mi baciò. Perché lo aveva fatto? Provava qualcosa per me?
Mi prese per mano ed entrammo in classe, ognuno seduto al proprio banco, io in prima fila e lui nell'ultima. Mi domandavo troppe cose e quindi non ero molto attenta alla lezione, o a quello che accadeva intorno a me. Ero persa nei miei pensieri, nel mio mondo, non sapevo se chiedergli spiegazioni o se andare avanti se-guendo l’istinto. A fine lezione andai a parlarci. Lui, quasi intuendo i miei pensieri mi disse, passandosi imbarazzato la mano tra i capelli:
“Mi è venuto spontaneo, vorrei conoscerti meglio e vedere se funziona. Ci vieni con me venerdì alla fe-sta?”
Il cuore mi sussultò in petto. La settimana passò in fretta, le lezioni andarono tutte bene e presi quasi tutti otto sia a biologia che alle lingue. Ero anche riuscita a trovare del tempo per comprarmi un vestito elegante per l'atteso venerdì, avevo chiamato mia madre e l’avevo tranquillizzata sulla scuola e sui miei nuovi amici. Non le avevo ancora parlato di Brooks perché non mi sentivo pronta. Finite le lezioni della settimana decisi di andare al dormitorio e di prepararmi per la festa. Dopo circa due ore ero prontissima e dato che mancava ancora un'ora decisi di mettermi a leggere il mio amatissimo libro, perché in settimana non avevo avuto molto tempo per farlo e mi mancava poterlo fare. Nel giro di un'oretta avevo già letto tre capitoli, quando o le mie amiche mi chiamarono perché era arrivata l'ora di andare. Arrivate alla festa, vidi un bel po' di persone che mi fissavano, compreso Brooks. Io e le mie amiche ci demmo appuntamento alla macchina per le due. Brooks si diresse verso di me mi disse:
“Sei bellissima stasera”.
Mi prese per mano e ci dirigemmo dentro. Fu una sera-ta di quelle speciali, per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii di nuovo in pace col mondo. Chiac-chiere, danza, giochi, divertimento. Poco prima delle due, io e Brooks uscimmo in terrazza a prendere un po’ d’aria. E lì lui mi disse:
“Ludovica, io voglio essere sincero con te, tu mi piaci da impazzire, dalla prima volta che ti ho visto”.
E io finalmente trovai la forza di dire:
“Anche tu mi piaci molto, in questi giorni pen-savo solo a te e ogni volta che ti guardavo mi innamoravo sempre di più”.
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi lui mi disse:
“Vorrei che le cose tra di noi funzionassero”,
e mi baciò. In quel momento mi sentii una ragazza davvero fortunata. Era un nuovo inizio.
Rebecca Moretti, Elisabetta Spinetti e Vittoria Somma