Sono Elena e sono nata in un piccolo paesino vicino Londra , vivo con mia nonna e i miei genitori. La mia prima infanzia è stata felice, ma da quando ho cominciato la scuola elementare, la mia vita è diventata un po’ più complessa, diciamo così. Ricordo il mio primo giorno di scuola come se il tempo non fosse passato: mia mamma mi accompagnò e mi scattò tante foto con i miei nuovi compagni. Mi lasciò solo al suono della campanella; entrai in classe e presi posto accanto a mia cugina Alessia. Entrò la maestra e volle che ci presentassimo. Ricordo che nessuno mi rivolse la parola, ad eccezione di Alessia, né quel giorno, né nei giorni a seguire. A ricreazione giocavo sempre in un angolino con Alessia; ogni giorno, non vedevo l’ora di tornare a casa. A mamma che mi chiedeva come stessi rispondevo sempre con false rassicurazioni, ma la verità era che non andava poi tutto bene come le dicevo. Forse per-cepì il mio disagio e così propose a me e ad Alessia un viaggio in Italia, per cambiare aria. Soggiornammo e visitammo Genova, una città italiana meravigliosa. Durante le nostre passeggiate, io ed Alessia conoscemmo due bambine di nome Anna e Luisa che ogni anno trascorrevano le vacanze a Genova. Ci divertimmo tantissimo, furono giorni strepitosi. Ma presto le vacanze finirono, bisognava ritornare a scuola.
A scuola era tutto diverso: non ero in grado di relazionarmi con gli altri e gli altri percepivano le mie insicurezze e le mie ansie. Avevo paura di fallire, paura dell’insuccesso, paura di ogni mio passo. Capisco solo ora che mi rendevo da sola facile preda del bullismo. La mia prima esperienza seria in questo senso ebbe come protagonista Martina. Arrivò in quinta elementare, bella, alta, bionda, insomma, perfetta. Mi prese di mira, mi insultava, mi spintonava senza ragione nei corridoi. Mi allontanò anche da mia cugina Alessia. La parte peggiore è che la sofferenza influì tanto sul mio rendimento a scuola. Riuscii a stento a raggiungere la sufficienza in tutte le materie. Ma non chiedendo aiuto a nessuno, i miei genitori attribuivano il mio insuccesso alla mia svogliatezza. Così mi costrinsero allo studio per tutta l’estate. E io che speravo tanto di tornare a Genova…
Il mio primo ricordo delle medie è ancora una volta doloroso e imbarazzante. Martina era di nuovo in classe con me. Il professore di matematica mi invitò a risolvere un problema alla lavagna. Sapevo di poterlo fare, ma in quel momento sentivo solo l’ansia, le mani sudate e il gessetto che mi scivolava tra le mani. Alla lavagna, non riuscivo a concentrarmi se non sulle risatine che sentivo dietro di me. Buttai lì qualche formula e qualche calcolo ma ovviamente la risoluzione era sbagliata. Il professore mi spiegò con garbo i miei errori e mi invitò a tornare a posto. Lì, al mio banco, trovai un foglietto con la scritta:
“Vai via, sei solo una stupida”.
Volevo solo sentirmi felice di nuovo e mi convinsi che se mi fossi almeno sforzata di prendere buoni voti, i miei mi avrebbero riportata in vacanza con Anna e Luisa. Ingoiai tutte le malefatte dei miei compagni e studiai, studiai moltissimo. Alla fine dell’anno la mia pagella era più che buona. Cominciarono ovviamente a prendermi in giro anche per quello, perché pensavo solo a studiare, perché ero sola, ero brutta, nessun ragazzo mi avrebbe mai guardata.
Naturalmente ci rimanevo male ogni volta, ma continuavo a vivere la mia vita. Un giorno mia madre mi fece una graditissima sorpresa: aveva fatto venire Anna e Luisa dall'Italia. Trascorsi con loro tutta l’estate e con loro mi confidai. Parlammo a lungo e grazie a loro cominciai a documentarmi: bullismo, cyberbullismo. Cominciai a capire che non ero sola, e che soprattutto tanta cattiveria derivava talvolta dall’invidia e dal senso di frustrazione. Ricordo, ad esempio, quando in ter-za media il professore di lettere ci chiese quale scuola superiore pensavamo di scegliere. Io mi feci forza e risposi il classico, perché desideravo diventare una scrittrice.
“Bene, sei sicuramente portata”
rispose lui. La risposta del professore mi fece tanto piacere ma mi diede anche la conferma di ciò che ave-vo cominciato a realizzare. Mi raggiunsero subito pesanti commenti, risatine e sberleffi. Fu in quel momento che però, per magia, diventai come impermeabile. Cominciai a prendermi cura di me stessa, presi degli integratori, riacquistai peso e colore in volto. Avevo semplicemente trovato la fiducia in me stessa che mi era sempre mancata. Ho frequentato il liceo classico con successo e poi l’università con le mie migliori amiche, Anna e Luisa, che hanno deciso di venire a studiare in Inghilterra. Ho iniziato a scrivere testi che ho inviato a case editrici e produttori. Ho ricevuto tante richieste di lavoro e finalmente ho accettato quella che realizza il mio sogno: ho scritto i testi di una fantastica serie Tv sul bullismo.
Elisabetta Spinetti