“Selene!”
“Arrivo mamma!”
“Devo parlarti riguardo alle vacanze che avevamo programmato per il mese prossimo”.
“Hai trovato un albergo vicino alla spiaggia?”.
“Veramente non andiamo più ai Caraibi”
“E perché?”
“Mi hanno offerto un lavoro come insegnante di danza presso un’accademia di New York, devo fare un colloquio con la Direttrice lo stesso gior-no della partenza…Non posso rifiutare”.
Selene aveva sempre desiderato andare ai Caraibi, era il sogno che lei e suo padre avevano coltivato insieme fino al giorno in cui un incidente stradale lo aveva ucciso. Sin da quando era piccola infatti, il padre James le raccontava la storia dei suoi antenati: pirati che riuscivano a saccheggiare, senza farsi vedere né sentire, i vascelli che capitavano loro a tiro. Tutti a quei tempi li conoscevano, la loro nave era soprannominata la Tremenda Silente, nessuno avrebbe mai voluto trovarsela davanti. La leggenda narrava che un giorno, in una battaglia, la Tremenda Silente fosse stata battuta da un vascello inglese e che, per la vergogna, l’equipaggio avesse deciso di sciogliersi e di non lasciare traccia della loro nave; ma il Capitano non riuscì a separarsi dal suo tesoro e decise di guidare la Tremenda Silente in una grotta caraibica e di abbandonarla lì con il proprio tesoro. Selene aveva sempre desiderato trovarlo e quella vacanza rappresentava l’unica opportunità di farlo, dato che lei, la propria mamma e il fratello si sarebbero dovuti trasferire a New York a breve. Sapeva che la mamma sarebbe stata impegnata con la scuola di danza anche d’estate e lei, ormai in seconda media, doveva studiare di più e imparare una lingua nuova. Non le restava che tornare in camera sua a studiare, ma non riusciva a concentrarsi, il solo pensiero di dover abbandonare il suo sogno la faceva stare male. Così alzò la mattonella che si trovava sotto il suo letto e ne tirò fuori una foto che apparteneva a suo padre. Non era una sua fotografia, ma una piccola cornice al cui interno si trovava la foto della vecchia quercia che si trovava nel loro giardino. Quando era triste, Selene prendeva la foto e le parlava come fosse suo padre; così fece anche questa volta. Dopo averle parlato, spense la luce e si sdraiò con la cornicetta stretta al petto abbandonandosi al sonno. Dopo qualche ora si svegliò ed ebbe un’idea. Andò a prendere suo fratello minore Matteo che era da sua nonna e poi chiamò sua cugina Clara dicendole di raggiungerli sul molo della spiaggia dove giocavano da piccoli, lì avrebbe spiegato il suo piano.
“Domani mattina, alle sette in punto, mia madre andrà a vedere il palco dove le sue allieve si esibiranno la settimana prossima e quindi ci dovrà accompagnare a scuola tuo padre, Clara. Approfitteremo della gita in Germania con la scuola: Matteo verrà con noi a scuola, dato che somiglia molto al nostro amico Luca, e visto che Luca ha la febbre ma la prof.ssa non lo sa, lo scambieremo per lui. Una volta arrivati in Germania farò finta di sentirmi male e di andare a casa di una mia zia tedesca, voi fingerete di volermi accom-pagnare e di restare con me per tenermi compagnia. A quel punto prenderemo un aereo per i Caraibi e arrivati lì cercheremo il tesoro della Tremenda Silente. Dopo una settimana, come da programma della gita scolastica, torneremo a casa”.
“E come faremo con i biglietti?”
“Non ti preoccupare Clara, Selene sa dove mamma ha messo i nostri tre biglietti per le vacanze, useremo quelli.”
Quel pomeriggio Selene osservava la quercia fotografata dal padre, quando scorse, dentro uno dei tanti buchi che le avevano fatto gli insetti, una scatola di plastica. La estrasse dal buco e l’aprì. Dentro c’era un foglietto di carta ben conservato con su scritto:
“Mi presento, sono James, un uomo qualunque con una grande passione: la pirateria. Se hai trovato questa lettera vuol dire che devi portare a termine la mia ricerca. Ho scoperto il punto dove si trova il tesoro della Tremenda Silente, ma è ai Caraibi ed io, per questione di tempo e di soldi non ci sono potuto andare, questa specie di misione deve rimanere segreta. P.S. Dietro la foto si trova la via, seguila e trova il tesoro, Selene mia!”
“Papà!”
Sussurrò Selene. Come era possibile che il padre sapesse che proprio lei avrebbe trovato la lettera? E che cosa significava la frase: dietro la foto si trova la via? Questo Selene non lo sapeva, ma era troppo eccitata e curiosa per pensarci, ora doveva chiamare Clara e Matteo, poi fare i bagagli e trovare la foto di cui parlava la lettera. Verso sera Clara e Matteo andarono a visitare il laghetto che distava circa cinque minuti dalla casa di Selene per osservare i pesci rossi. Selene, rimasta da sola, prese la cornicetta e mentre ripensava a tutto quello che aveva in mente, la foto le cadde di mano e la cornicetta si aprì. Selene ne tirò fuori la fotografia e si accorse che insieme ad essa era stato incorniciato un foglio di un quaderno tutto ripiegato e sgualcito. Selene lo aprì e riconobbe i lineamenti precisi di un’isola che aveva studiato a scuola, c’erano dei simboli sparsi per tutta la cartina e appena vide chiaramente una X disegnata sull’angolo più a nord dell’isola gridò:
“Cuba! La Tremenda Silente si trova a Cuba!”
Era proprio lì che Selene e Matteo dovevano andare in vacanza. Il giorno seguente, avvertiti Clara e Matteo dell’accaduto, presero i bagagli e si affrettarono per andare a scuola. Come previsto, la madre di Selene uscì di casa alle sette in punto e lo zio venne a prendere i bimbi. Senza farsi vedere, Matteo scese con Clara e Selene e la professoressa di turno pensò che fosse Luca. Arrivati in Germania, Selene finse di sentirsi male e Clara e Matteo si offrirono di restare con lei. Tutto stava andando come previsto finché la prof.ssa si offrì di accompagnarli a casa della vecchia zia. I tre ragazzi si stavano facendo prendere dal panico, quando su un cartellone pubblicitario scorsero una scritta italiana che diceva:
“Nella via See Strasse numero 121, potrete trovare la nostra magnifica casa di riposo per anziani”.
Clara disse alla prof.ssa che la zia stava lì e che la povera signora a volte dimenticava le cose; così appena arrivati non fecero altro che cercare una signora anziana e trattarla come fosse la zia di Selene. Ovviamente lei non ricordava di avere una nipote e alla prof.ssa sembrò che non ci fosse nulla di anomalo. Così, una volta accertatasi di lasciare i bambini in buone mani, la professoressa salì sul taxi per tornare all’aeroporto dove il professore di storia e gli altri alunni la stavano aspettando. I ragazzini salirono nel bagagliaio e arrivarono con la professoressa all’aeroporto, trovarono il gate per Cuba, così, ognuno con il proprio biglietto, salirono a bordo e dopo circa otto ore di volo sbarcarono all’aeroporto di L’Avana e cercarono una sistemazione in qualche casa abbandonata nelle vicinanze. Cercarono per tutta la mattina, ma tutte le case risultavano occupate. Si fermarono in un bar per rifocillarsi e lì incontrarono un personaggio molto strano: era un barista di nome Carlos, aveva circa trent’anni e amava scoprire misteri, aveva un sesto senso acuto.
Vedendo quei ragazzini da soli aveva offerto loro un bicchiere d’acqua fresca e una casa in cambio della mappa che Matteo portava in tasca. Subito Selene, insicura, esclamò:
“Non è una mappa, è…è…”
“Una mappa”
disse Carlos estraendola dalla tasca dei pantaloni di Matteo. Clara intervenne:
“Ridagliela, è nostra!”
ma Carlos non l’ascoltò. Selene allora provò a proporre un patto:
“Se tu ci aiuterai a scoprire dove si trova il tesoro, noi ti daremo la cosa più preziosa che trove-remo.”
“Affare fatto”
rispose Carlos stringendole la mano. Disse loro che potevano fermarsi a casa sua per una notte e che il giorno dopo sarebbero partiti per raggiungere il punto a nord dove era segnata la X. Il mattino seguente Matteo si svegliò e affamato si dires-se in cucina per prepararsi la colazione, quando si accorse che Carlos era sparito, così come la mappa che aveva in tasca. Corse in camera a svegliare le due compagne d’avventura e appena si resero conto che Carlos non a-veva rispettato il loro patto uscirono di corsa all’inseguimento del ladro. Selene si ricordava che il te-soro si trovava nella parte nord dell’isola caraibica, quindi è lì che Carlos si sarebbe diretto; andarono nel bar dove lui lavorava e chiesero informazioni sulla loro posizione. Scoprirono che si trovavano nel punto segnato dalla X e che potevano ancora arrivare prima di Carlos per prendere il tesoro. Sfortunatamente risultò più diffi-cile di quanto avevano immaginato cercare il tesoro senza una mappa. Raggiunsero la riva di una spiaggia e si accamparono lì con le poche cose che avevano. Ormai era quasi sera, e le probabilità di trovare il tesoro erano sempre meno; fino a che sulla strada vicina videro l’Ape verde sgargiante di Carlos parcheggiato in mezzo ai ce-spugli. Forse una speranza c’era ancora, forse Carlos non era riuscito a trovare il tesoro! I tre non persero tempo, raccolsero le loro cose e corsero verso la strada, ma vide-ro che Carlos stava dormendo sdraiato sul sedile posteriore del mezzo:
“Come possiamo fare per prendere la mappa che si trova sul cruscotto senza farci sentire?”
disse Clara.
“Useremo l’astuzia dell’equipaggio della Tremenda Silente; ora vi spiego: aspetteremo che faccia buio; dopo di che, apriremo velocemente la portiera, prenderemo la mappa e aspetteremo che qualcosa faccia rumore per chiudere la portiera e confondere quel rumore con il nostro. Dobbiamo stare attenti a non lasciare tracce troppo evidenti e a non fare alcun tipo di rumore forte!”
Se c’era qualcosa in cui era veramente brava Selene, era certamente elaborare piani spesso infallibili. Aspettarono circa dieci minuti prima di agire. Poi, Matteo aprì la portiera in modo che Selene potesse prendere la mappa, passò un’automobile e ne approfittarono per chiudere la portiera, ma il telefono di Selene squillò. I tre corsero alla spiaggia ma ormai era troppo tardi. Carlos si era svegliato e non avendo trovato la mappa era andato su tutte le furie, fortunatamente era ripartito con il mezzo e ave-va seguito la strada senza pensare che i ragazzini potessero essere sulla spiaggia. Quel problema sembrava ri-solto ma il mittente della chiamata ricevuta era la mamma di Selene che voleva sapere dove fosse finito Matteo. Selene chiuse in fretta dicendo che Matteo era rimasto a dormire dalla nonna e che sarebbe rimasto lì fino al suo ritorno perché non voleva dormire da solo in camera. Buttò giù con la scusa che le sue compagne di stanza dormivano e non poteva stare molto al cellulare. Finalmente potevano addormentarsi in pace. Il mattino seguente, Selene, Clara e Matteo si buttarono in acqua per festeggiare e per colazione mangiarono i fichi d’india che avevano preso da un cactus che sporgeva dalla recinzione della casa più vicina e si misero in viaggio. Carlos aveva segnato il percorso compiuto, quindi i cugini sapevano nuovamente qual era la loro posizione. Proseguirono verso destra, la scogliera che si scorgeva in lontananza faceva da sfondo a un mare blu come il cielo notturno, la spiaggia era fatta di milioni di ghiaie bianche e tondeggianti, le piccole onde che s’infrangevano sulla battigia rilassavano e rendevano piacevole quella ricerca frenetica che aveva tenuto sulle spine per tre giorni Selene, Matteo e Clara; il sole stava emergendo dall’acqua e avrebbero voluto che il tesoro si trovasse lì per potersi godere gli ultimi quattro giorni in quel posto magico, ma non potevano abbandonare tutto proprio ora. Raggiunta la scogliera si fermarono per osservare il posto dall’alto, la mappa diceva che il tesoro si trovava proprio sotto di loro in una grotta, ma di grotte non ne vedevano. I tre avventurieri pensarono che il tesoro non fosse mai esistito, che tutte le loro forze fossero state sprecate per nulla e che le bugie che avevano detto, non avrebbero portato benefici a nessuno dei tre. Forse avevano combinato un guaio enorme per nulla. Selene però era certa: suo padre aveva dedicato tutta la sua vita a lei, a Matteo e alla ricerca del tesoro, non poteva aver sbagliato e soprattutto non poteva averle mentito con quella lettera se non fosse stato sicuro. Cominciò a piovere e Clara creò una tenda con i vestiti che si erano portati, non era grande e nemmeno sicura, ma avrebbe comunque impedito alla pioggia di bagnare completamente i pochi vestiti che avevano conservato. Il mattino seguente Selene si svegliò prima degli altri, raccolse le sue cose e le mise in uno zaino ricavato da una vecchia felpa, scrisse un messaggio su un sasso con il pennarello di Clara dove diceva:
“Troverò il tesoro, sono sicura che mio padre diceva la verità.”
Prese la mappa e si mise in viaggio verso il paese; era il quinto giorno e doveva sbrigarsi. Arrivata in paese cercò qualsiasi cosa che somigliasse ad una grotta, magari non si trattava di una grotta naturale, magari era un pozzo o una galleria. Dopo una giornata di ricerche, un ragazzo la fermò, le diede un volantino di un diving che organizzava immersioni tutti i sabati. Quel sabato si sarebbero immersi vicino alla scogliera in cui lei, suo fratello e sua cugina si erano accampati. Pensò che ormai il danno era fatto, erano ai Caraibi senza aver trovato il tesoro e la mamma sarebbe stata furibonda in ogni caso. Quindi decise di prenotare un’immersione per tre alla scogliera. La sera tornò all’accampamento e trovò Matteo e Clara che cercavano di accendere il fuoco. Appena la videro le saltarono addosso come due cani:
“Dove sei stata?”.
“Tranquillo Matteo, sono stata in paese e ho trovato questo”,
disse Selene porgendogli il volantino del diving.
“Peccato che non abbiamo le bombole”,
disse Matteo.
“Tranquillo, ho prenotato per noi tre. Domani pomeriggio alle cinque abbiamo appuntamento nella piazza vicino al bar dove lavora Carlos, lì ci guideranno nel punto d’immersione e ci daranno loro tutto l’occorrente.”
“Non vedo l’ora!”,
esclamò Clara
“ma è il momento di accendere questo fuoco e cucinare il pesce che ha pescato Matteo”.
Il giorno dopo passarono tutta la mattina a girare il paese: visitarono il mercato: era pieno di frutti diversi e dai mille colori; ogni locale che visitavano era pieno di gente che non si faceva problemi a lasciare il tavolo per andare a ballare. L’allegria, la musica e i colori di certo non mancavano; il cibo era tutto buono e la maggior parte degli uomini fumava sigari di ogni gusto: anice, caffè, fondente e persino alla grappa! Alle cinque e si affrettarono a raggiungere la piazza dove si dovevano incontrare con i sub. C’era un istruttore che parlava cubano, inglese, tedesco e italiano. Spiegava cosa avrebbero trovato sul fondale e la tecnica per usare le bombole. Una volta finita la spiegazione salirono a bordo di uno dei tanti fuoristrada a servizio del diving che li portarono poco più avanti del posto in cui si erano accampati. Il loro fuoristrada era il primo della fila perché doveva mettere in acqua il gommone che era lunghissimo e Matteo continuava a sperare che glielo avrebbero fatto guidare. Erano circa quindici persone, i fuoristrada erano piccoli e trasportavano poche persone alla volta, di conseguenza sembrava una carovana interminabile. I ragazzini erano felici di questo numero ristretto perché avrebbero avuto più spazio dove nuotare e più tempo per imparare. Nuotarono per circa venti minuti e videro un branco composto da circa undici delfini adulti e quattro cuccioli. Era tutto bellissimo. Selene s’immerse in un punto dove il fondale era basso, una volta raggiunto il fondo si mise a nuotare con il corpo vicino alla roccia enorme che si ergeva dal basso fondale. Vide un gruppo di pesci scintillanti e si mise a seguirli insieme a Matteo e Clara che nel frattempo l’avevano raggiunta. Matteo si girò e vide una grossa cavità coperta dalle alghe. Selene e Clara si scambiarono uno sguardo d’intesa: entrarono nella grotta marina seguite da Matteo e notarono che nel-la grotta c’era ossigeno. Si tolsero l’attrezzatura e mentre Selene stava tirando fuori da una bustina di plastica la mappa del tesoro fece la sua comparsa Carlos. Li aveva seguiti da quando si erano fermati al ritrovo davanti al suo bar. Ora voleva prendere il tesoro! Si levò la maschera e le pinne, vide un masso con una X sopra e lo spostò, ne tirò fuori un forziere polveroso lasciato aperto chissà da quanto. Dentro però c’erano solo lettere del Capitano della Tremenda Silente e del suo equipaggio. Carlos si rituffò in acqua furibondo. Matteo e Clara si dissero che pur non essendo d’oro, era comunque il tesoro più prezioso per il Capitano. Ma Selene insisteva:
“Guardate quei simboli incisi sul muro, sono gli stessi che sono disegnati sulla mappa, secondo me c’è un collegamento…”
“Io vorrei essere a casa a giocare con papà!”
esclamò Matteo.
“Ma certo!”
esclamò Selene emozionata:
“I simboli che ci sono sulla mappa sono gli stessi che papà aveva disegnato sul gioco dell’oca che aveva costruito, lui lo sapeva…Sapeva che qui c’erano questi simboli e li aveva ricreati per inse-gnarceli giocando dato che eravamo piccoli!”
“Quindi vuoi dire che ogni simbolo equivale a un’indicazione?”
chiese Clara.
“Esatto!”
confermò Selene. Esclamò:
“Matteo, Clara seguitemi! Secondo me, se se-guiamo le indicazioni dei simboli troveremo…”.
Selene non fece in tempo a finire la frase che Clara e Matteo urlarono il nome della nave che li aveva portati fino a lì:
“La Tremenda Silente!”
Aprirono la cabina del Capitano e vi trovarono una montagna d’oro e pietre preziose. Selene chiamò sua mamma e le confessò tutto, lei prese subito un aereo e il giorno dopo si ritrovarono tutti e quattro all’aeroporto. Erano tutti pronti per la punizione più grande della storia invece, la madre di Matteo e Se-lene li strinse in un abbraccio e disse loro:
“Siete stati bravissimi.”
Riempirono quattro scatoloni d’oro e ebbero il permesso di portarli in aereo. Arrivati a casa usarono l’oro per creare una nuova scuola di danza così non si sarebbero dovuti trasferire a New York, ristrutturarono la casa e si divisero il resto. In mezzo a tutte quelle pietre Matteo vide un cristallo di acqua marina e decise insieme a Clara di regalarlo a Selene dato che era stata per loro un faro guida, incoraggiandoli a non arrendersi davanti alle difficoltà.
Masha Velasco