Nella sua giornata, come racconta il vangelo di oggi, Gesù insegna e agisce. E suscita stupore! Le sue parole e i suoi gesti attraggono ed entusiasmano. Il segreto sta nella perfetta aderenza fra ciò che dice e ciò che vive. Per questo, a differenza dei “soliti” maestri (scribi), il suo insegnamento è considerato nuovo. E' maestro perché testimone di ciò che vive. Questo modo di essere e di operare disturba i piccoli e grandi poteri, l'indifferente quiete, lo stanco e pigro trascinarsi esistenziale. Che c'entri con noi, Gesù - urla lo spirito cattivo - non disturbarci, vattene da un'altra parte.
Si stupivano delle parole e dell'agire di Gesù.
Nella nostra esperienza troviamo momenti di stupore (la nascita di un bambino, l'innamoramento, un tramonto, un'opera d'arte o un'invenzione). Comunque sia chiamato (stupore o meraviglia) e definito (atteggiamento o emozione), per le diverse tradizioni religiose e concezioni di vita è un elemento importante per penetrare il mistero che ci avvolge e che è anche in noi. La mancanza di uno sguardo profondo e di un ascolto attento impoverisce l'esistenza, che diviene un mosaico di superficiali relazioni fra scorze e apparenze. Lo stupore rende pienamente presenti, fa gustare nel proprio intimo la bellezza della natura e delle persone, fa sperimentare in tal modo una gioia profonda.
L'Occidente ha smarrito la dimensione contemplativa della vita, anche se non è mai scomparsa. L'Oriente viene in aiuto con i suoi percorsi più autentici . Si tratta di una via semplice, del cuore e non della testa, per cogliere “il palpito del mistero” in ogni essere. “La vita è un enigma, una lettera d'amore che Dio ci scrive in una lingua straniera: si tratta di imparare a decifrarla” (Kierkegaard, filosofo). La consapevolezza interiore oltrepassa dualismi, divisioni e attaccamenti, facendo sentire che siamo parte del tutto. Assume valore universale, pertanto, ogni invocazione che segue questa direzione, come la preghiera del poeta Sufi: “O Dio mio, / dammi un cuore puro e un'anima vigile. / Liberami da me stesso / e lascia che mi avvicini a te”.
Il non-senso (così riassunto da Sartre: “Ogni essere nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione”) trova la sua cura nella solitudine e nell'incontro. L'uomo di oggi è troppo pieno: svuotandosi di orpelli e vecchiume, si apre alla novità. La solitudine aiuta a trovare se stessi e, in sé, anche gli altri e gli affetti. Così, nell'incontro di sguardi nasce la compassione. Fra persone e verso la natura.
(31 gennaio 2021 – quarta domenica tempo ordinario)
Nunzio Marotti
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