Malattie, preghiera e annuncio sono i temi del vangelo di oggi.
Fermando l'attenzione sulla figura femminile, si nota una condizione che, secondo la mentalità del tempo, non era fra le migliori: donna, anziana, malata (e anche suocera!). Insomma, uno scarto sociale. In questo quadretto di quotidianità, l'evangelista svela il centro dell'azione di Cristo: comunicare vita perché ciascuno possa vivere umanamente (liberamente) la sua esistenza. Così, la guarigione consente alla persona di riprendere il servizio. E non a caso, il verbo è all'imperfetto (“serviva”), a indicare un'azione continuativa e non episodica.
La vera alternativa è tra il servizio e il potere, tra il servire gli uomini e il servirsene. Il servizio richiama l'amore fraterno, la fraternità. Riconoscere l'altro come valore è il presupposto per il vero servizio che è orientato alla sua crescita nella libertà e nella capacità di amare.
Nella quotidianità, sono tante le occasioni per vivere questo atteggiamento in risposta ai molteplici bisogni (e tutti abbiamo bisogno degli altri!). Lo spirito di servizio richiede gratuità e disinteresse, umiltà e promozione dell'altro. Esige volontà di far strada ai poveri senza farsi strada (don Milani). E richiede competenza.
La febbre della suocera di Pietro è la febbre della società, di ciascun uomo: il protagonismo e l'indifferenza, lo spirito di possesso e di dominio. I bisognosi ci riconducono all'essenziale della vita, all'amore. Ecco che servire i poveri è anche ringraziarli perché risvegliano la nostra umanità.
Oggi è possibile ritrovarsi attorno ad un'etica condivisa, da credenti e non credenti, fondata sulla progressiva apertura all'altro, sul suo riconoscimento e apprezzamento. Le azioni buone “derivano da un'unione che inclina sempre più verso l'altro considerandolo prezioso, degno, gradito e bello, al di là delle apparenze fisiche o morali. L'amore all'altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua vita” (Francesco). E' un amore e una fraternità che non esclude nessuno.
Prima dell'alba Gesù si ritira a pregare, ha necessità dell'intimità con il Padre: è il segreto della sua forza. La preghiera non è fuga, non è rinuncia all'azione, ma è andare alla fonte dei valori, all'essere da cui scaturisce il fare. Il cristiano sa – ma è sempre all'inizio – che la preghiera è ascolto della Parola, risposta a Dio, relazione affettiva, intercessione per gli uomini e il mondo: è così che cresce nell'unione con Dio e impara a desiderare ciò che Lui desidera, cioè il bene e la vita per tutti.
(7 febbraio 2021 – quinta domenica tempo ordinario )
PS – La Chiesa è serva dell'umanità (“la chiesa del grembiule”, diceva don Tonino Bello). Papa Francesco lo ricorda continuamente quando parla di chiesa non autoreferenziale ma serva, non fortezza ma chiesa in uscita, ospedale da campo, attenta alla persona e al suo vissuto, non paurosa ma gioiosa, non mondana ma evangelica, umile, madre, audace e creativa. Sta qui l'incessante cammino di rinnovamento nello spirito evangelico dei singoli e della comunità.
Nunzio Marotti
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