Nel solco della sua ormai consolidata fama di essere un premio ‘sui generis’ che mira alla valorizzazione delle figure pubbliche che hanno maggiormente inciso nel panorama culturale e sociale italiano e che attraverso la propria attività hanno dimostrato ‘ingegno ed eccellenza’, sempre con eclettismo e poliedricità, il Comitato Promotore e quello d’Onore del Premio Letterario la Tore Isola d’Elba nominano Mauro Corona vincitore della edizione 2021 del riconoscimento.
La serata della premiazione sarà in Piazza della Chiesa, a Marciana Marina.
Mauro Corona da bambino cresce a Piné, almeno fino al 1956, quando lui ha sei anni e suo fratello Felice, cinque. Tornano ad Erto, loro paese d'origine, in piena Valle del Vajont. Qui Mauro apprende da nonno Felice l'arte di intagliare il legno, crescendo completamente immerso nella natura. E' suo padre a trasmettergli l'amore per la montagna e poi per l'alpinismo, portandolo con sé nelle battute di caccia ai camosci sulle alte vette che circondano Erto. Nel 1963, all'età di tredici anni, il futuro alpinista compie già la sua prima impresa, scalando il Monte Duranno. Cinque anni dopo, nel 1968, diciottenne, apre il primo tragitto sulla cosiddetta Palazza. Il mosaico riguardante la personalità del giovane Mauro Corona non è ancora completo. Mancano le letture, i libri, la scrittura. Questa eredità la deve alla madre la quale, abbandonata la famiglia dopo la nascita del terzo figlio, lascia in casa un'ottima collezione di libri, da Tolstoj a Cervantes. Il futuro scrittore colma il vuoto lasciato dalla madre con la letteratura. Intanto però, dopo aver frequentato la scuola elementare di Erto e le medie a Longarone, il 9 ottobre del 1963 la diga del Vajont crolla e la cittadina di Corona, come molte altre, scompare letteralmente. Il giovane Mauro, scampato alla valanga, si trasferisce al Collegio Don Bosco di Pordenone. Qui i preti salesiani incoraggiano la sua passione per la letteratura e per lo studio, ma il futuro scultore ha in mente solo la natura perduta, i boschi, gli spazi aperti cari alla sua gioventù. Tornato ad Erto, desidera frequentare la Scuola d'Arte di Ortisei, ma i soldi sono pochi e viene iscritto all'Istituto per Geometri Marinoni di Udine, perché gratuito. Ci rimane due anni, poi lascia. Nel frattempo, nel 1968 suo fratello Felice va in Germania a cercare lavoro ma dopo tre mesi muore annegato in una piscina di Paderborn, all'età di diciassette anni. Per il giovane Mauro è un duro colpo e, dopo essersi ritirato dalla scuola, trova un lavoro nella cava di marmo del monte Buscada, come spaccapietre. Successivamente, con l'automatizzarsi del lavoro, Corona lascia la cava e si trova a fare lo scalpellino riquadratore, nel suo studio di Erto, vicino alla casa dei genitori. Nel frattempo però, sebbene tenendoli nascosti, non ha mai smesso di scolpire il legno. Una mattina del 1975 allora, Renato Gaiotti, uomo d'affari di Sacile, intravede dalla finestra alcune delle opere dello scultore e le compra tutte. Con i soldi ricavati dalla vendita poi, acquista l'attrezzatura idonea per lavorare meglio e per fare dell'intaglio ligneo il suo vero lavoro. Segue, anche se a fasi alterne e per circa dieci anni, il maestro Augusto Murer, grande artista, pittore oltre che scultore, con cui stringe anche un sincero rapporto di amicizia. E, sempre in quell'importantissimo 1975, a Longarone, Mauro Corona organizza la sua prima mostra. Gli anni '70 segnano l'esplosione di tutte le sue passioni. Nel 1977 infatti, lo scultore diventa anche scalatore. Attrezza le falesie del Vajont, che si affacciano sulla zona disastrata, e comincia la sua carriera nell'arrampicata. Nel Friuli, ogni andito di montagna, porta la sua firma. Si avventura anche in Europa, sino in Groenlandia, per arrivare poi in California, sulle leggendarie pareti della Yosemite Valley. Intanto, un amico giornalista comincia a pubblicare sul ‘Gazzettino’ alcuni suoi racconti. Per tutti gli anni '80 alterna l'alpinismo alla sua vita di scultore, continuando sempre a scrivere storie. Sceglie personalmente il legno da scolpire trovandolo nei boschi della sua terra e la natura, il rapporto con essa, è sempre al centro delle sue opere, sia scultoree che letterarie. Intanto, come arrampicatore, Mauro Corona apre nel corso della sua carriera qualcosa come trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave, oltre a molti altri sparsi per l'Europa.
Nel corso della sua lunga carriera scrive ben dieci raccolte di racconti, dieci romanzi uno dei quali vincerà nel 2011 il premio Bancarella, quattro fiabe per l’infanzia, sette manuali di vario tipo dedicati per lo più alla montagna e una raccolta di poesie.
Il Premio La Tore della diciassettesima edizione è stato commissionato dal Comitato Promotore al pittore elbano di adozione Luciano Regoli che sta realizzando un quadro dedicato allo scrittore e scultore friulano.
Il Premio letterario La Tore Isola d’Elba è promosso da Franco e Lucia Semeraro e dall’Hotel Gabbiano Azzurro, nonché patrocinato dal Comune di Marciana Marina con la partecipazione della Pro-Loco marinese e vede anche quest’anno la sponsorizzazione di Acqua dell’Elba che acquisterà il quadro-premio di Regoli.
Condurrà la serata come di consueto la dott.ssa Lucia Soppelsa e non mancherà il consueto omaggio del dott. Marcello Bruschetti, presidente di Enoglam EVO.
MOTIVAZIONE DEL PREMIO
“Per la sua carriera di alpinista e scultore del legno, nonché di scrittore che attraverso una vita lunga e avventurosa ha saputo imprimere nella società italiana un segno importante e riconoscibile. Per la sua dedizione alla storia tragica del crollo della Diga del Vajont nel 1963 dando in molte occasioni il proprio contributo di testimone appassionato, motivato da una forte volontà di rilanciare la sua terra colpita da una così immane tragedia. Per la sua passione per la natura e la montagna in particolare che ha portato avanti sin da giovanissimo e i cui benefici in termini socio-culturali ha cercato di trasmettere attraverso utili e colti manuali, scritti anche a quattro mani. Per la sua produzione di letteratura per l’infanzia, anche qui con il nobile scopo di avvicinare i più piccoli alla conoscenza della bellezza della natura e del mondo degli animali in particolare. Per la sua ricca produzione di raccolte di racconti nei quali, attraverso uno sguardo magico e disincantato al contempo, ha portato avanti con convinzione la sua particolarissima poetica legata alla valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggisitico italiano, spesso trascurati. Per la copiosa produzione letteraria nel campo della narrativa attraverso cui, sempre con risvolti intimamente autobiografici e legati al mondo dell’amata montagna, ha inciso profondamente nella cultura italiana degli ultimi trent’anni, ritagliandosi un ruolo unico e inconfondibile. Per la sua partecipazione al dibattito pubblico in televisione nel quale ha voluto sempre, spesso con forza, proporre le medesime tematiche legate al suo background culturale, in alcuni casi sfidando il ‘sistema’, senza mai risparmiarsi per affermare i contenuti e le idee del suo messaggio culturale. Per la sua complessiva figura di uomo di cultura che ha inciso grandemente nel panorama sociale italiano tramite il suo originale e ‘vissuto’ punto di vista di artista e di scrittore”.
Il comitato promotore trasmette la suddetta Motivazione, in data 9 febbraio 2021, al Comitato scientifico e d’Onore, per le ratitifiche del caso, auspicando una positiva valutazione del vincitore.
Biografia
Mauro Corona nasce a Piné, in provincia di Pordenone, il 9 agosto del 1950. Scultore riconosciuto a livello europeo, specializzato nell'intaglio del legno, alpinista di rilievo, è anche uno scrittore di successo, i cui libri sono tradotti anche all'estero, Germania soprattutto. La nascita del piccolo Mauro prelude già ad una vita avventurosa. A suo dire infatti, sarebbe nato su un carretto, nel tragitto che porta dal borgo di Piné alla città Trento. Quando nasce infatti, i suoi genitori, Domenico e Lucia, di lavoro fanno i venditori ambulanti. Scampato quasi per miracolo ad una polmonite, il bambino cresce a Piné, almeno fino al 1956, quando lui ha sei anni e suo fratello Felice, cinque. Tornano ad Erto, loro paese d'origine, in piena Valle del Vajont. Qui Mauro apprende da nonno Felice l'arte di intagliare il legno, crescendo completamente immerso nella natura. E' suo padre a trasmettergli l'amore per la montagna e poi per l'alpinismo, portandolo con sé nelle battute di caccia ai camosci sulle alte vette che circondano Erto. Nel 1963, all'età di tredici anni, il futuro alpinista compie già la sua prima impresa, scalando il Monte Duranno. Cinque anni dopo, nel 1968, diciottenne, apre il primo tragitto sulla cosiddetta Palazza. Il mosaico riguardante la personalità del giovane Mauro Corona non è ancora completo. Mancano le letture, i libri, la scrittura. Questa eredità la deve alla madre la quale, abbandonata la famiglia dopo la nascita del terzo figlio, lascia in casa un'ottima collezione di libri, da Tolstoj a Cervantes. Il futuro scrittore colma il vuoto lasciato dalla madre con la letteratura. Intanto però, dopo aver frequentato la scuola elementare di Erto e le medie a Longarone, il 9 ottobre del 1963 la diga del Vajont crolla e la cittadina di Corona, come molte altre, scompare letteralmente. Il giovane Mauro, scampato alla valanga, si trasferisce al Collegio Don Bosco di Pordenone. Qui i preti salesiani incoraggiano la sua passione per la letteratura e per lo studio, ma il futuro scultore ha in mente solo la natura perduta, i boschi, gli spazi aperti cari alla sua gioventù. Tornato ad Erto, desidera frequentare la Scuola d'Arte di Ortisei, ma i soldi sono pochi e viene iscritto all'Istituto per Geometri Marinoni di Udine, perché gratuito. Ci rimane due anni, poi lascia. Nel frattempo, nel 1968 suo fratello Felice va in Germania a cercare lavoro ma dopo tre mesi muore annegato in una piscina di Paderborn, all'età di diciassette anni. Per il giovane Mauro è un duro colpo e, dopo essersi ritirato dalla scuola, trova un lavoro nella cava di marmo del monte Buscada, come spaccapietre. Successivamente, con l'automatizzarsi del lavoro, Corona lascia la cava e si trova a fare lo scalpellino riquadratore, nel suo studio di Erto, vicino alla casa dei genitori. Nel frattempo però, sebbene tenendoli nascosti, non ha mai smesso di scolpire il legno. Una mattina del 1975 allora, Renato Gaiotti, uomo d'affari di Sacile, intravede dalla finestra alcune delle opere dello scultore e le compra tutte. Qualche mese dopo, lo stesso Gaiotti gli commissiona una Via Crucis da donare alla Chiesa di San Giovanni del Tempio di Sacile. Il prezzo è di due milioni di lire, cifra importante negli anni '70 e che mai, il giovane ma già bravo Corona, avrebbe immaginato di poter ottenere dai suoi lavori col legno. Con i soldi ricavati dalla vendita poi, acquista l'attrezzatura idonea per lavorare meglio e per fare dell'intaglio ligneo il suo vero lavoro. Segue, anche se a fasi alterne e per circa dieci anni, il maestro Augusto Murer, grande artista, pittore oltre che scultore, con cui stringe anche un sincero rapporto di amicizia. E, sempre in quell'importantissimo 1975, a Longarone, Mauro Corona organizza la sua prima mostra. Gli anni '70 segnano l'esplosione di tutte le sue passioni. Nel 1977 infatti, lo scultore diventa anche scalatore. Attrezza le falesie del Vajont, che si affacciano sulla zona disastrata, e comincia la sua carriera nell'arrampicata. Nel Friuli, ogni andito di montagna, porta la sua firma. Si avventura anche in Europa, sino in Groenlandia, per arrivare poi in California, sulle leggendarie pareti della Yosemite Valley. Intanto, un amico giornalista comincia a pubblicare sul "Gazzettino" alcuni suoi racconti. Per tutti gli anni '80 alterna l'alpinismo alla sua vita di scultore, continuando sempre a scrivere storie. Sceglie personalmente il legno da scolpire trovandolo nei boschi della sua terra e la natura, il rapporto con essa, è sempre al centro delle sue opere, sia scultoree che letterarie. Intanto, come arrampicatore, Mauro Corona apre nel corso della sua carriera qualcosa come trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave, oltre a molti altri sparsi per l'Europa.
Ricordiamo i racconti:
Il volo della martora, Torino, Vivalda, 1997. Le voci del bosco, Pordenone, Biblioteca dell'immagine. Finché il cuculo canta, Pordenone, Biblioteca dell'immagine, 1999. Gocce di resina, Pordenone, Biblioteca dell'immagine, 2001. Nel legno e nella pietra, Milano, Mondadori, 2003. Aspro e dolce, Milano, Mondadori, 2004. Cani, camosci, cuculi (e un corvo), Milano, Mondadori, 2007. Torneranno le quattro stagioni, Milano, Mondadori, 2010. Venti racconti allegri e uno triste, Milano, Mondadori, 2012. I misteri della montagna, Milano, Mondadori, 2016.
I romanzi:
L'ombra del bastone, Milano, Mondadori, 2005. I fantasmi di pietra, Milano, Mondadori, 2006. Storia di Neve, Milano, Mondadori, 2008. Il canto delle manére, Milano, Mondadori. La fine del mondo storto, Milano, Mondadori, 2010, Vincitore del Premio Bancarella 2011. Come sasso nella corrente, Milano, Mondadori, 2011. La voce degli uomini freddi, Milano, Mondadori, 2013. La via del sole, Collana Scrittori italiani e stranieri, Milano, Mondadori. Nel muro, Collana Scrittori italiani e stranieri, Milano, Mondadori, 2018. L'ultimo sorso. Vita di Celio, Collana Scrittori italiani e stranieri, Milano, Mondadori, 2020.
Le fiabe e altre opere per l’infanzia:
Storie del bosco antico, Milano, Mondadori, 2005. La casa dei sette ponti, Milano, Feltrinelli, 2012. Una lacrima color turchese, Milano, Mondadori, 2014. Favola in bianco e nero, Milano, Mondadori, 2015.
Saggi e manuali:
La montagna. Chiacchierata con ventun giovani all'osteria Gallo Cedrone in una notte di primavera del 2002, con 2 CD, Pordenone, Biblioteca dell'immagine, 2002. Un destino nel volo, con Luciano Zanelli, Santa Giustina, Polaris, 2003.Vajont: quelli del dopo, Milano, Oscar Mondadori, 2006. Guida poco che devi bere. Manuale a uso dei giovani per imparare a bere, Milano, Mondadori, 2013. Confessioni ultime. Una meditazione sulla vita, la natura, il silenzio, la libertà, con un film di Giorgio Fornoni in DVD, Milano, Chiarelettere, 2013, ISBN 978-88-6190-428-6; TEA, Milano, 2020. Quasi niente, con Luigi Maieron, Milano, Chiarelettere, 2017. Il passo del vento. Sillabario alpino, con Matteo Righetto, Collana Omnibus, Milano, Mondadori, 2019.