(…) Chi si appresta a rampicare, in montagna e nella vita, deve lavorare sui centimentri che gli si parano davanti. Visionare e superare metro dopo metro, senza alzare gli occhi. Se lo fa si deprime, torna giù e la vetta è sempre lontana. Al contrario, curando di salire uno dopo l’altro gli spazi che sfiorano il naso, si troverà in cima senza rendersi conto. Intorno avrà aria e cielo e a quel punto saprà di dover invertire la marcia (…) da ‘Il passo del vento. Sillabario alpino’, scritto con Matteo Righetto (Mondadori, 2019). La poetica di Mauro Corona vive nei gesti e nelle azioni della sua vita, oltre che nelle sue opere. Il percorso autobiografico tracciato dallo scrittore friulano è come una serie di ruscelli che poi insieme confluiscono tutti nel medesimo torrente, per poi arrivare a un fiume che raggiunge il mare. Nelle pieghe della biografia dello scrittore e dell’uomo abbiamo notato il filo conduttore che crediamo leghi ogni attività della sua vita. Il fare. Laddove nasce il poeta nella sua radice etimologica dall’antico greco ‘poieo’, ossia ‘il poeta è colui che fa’. In quest’ottica Corona è stato sì alpinista, sì scultore, sì scrittore, ma soprattutto ‘poeta’. Leggiamo ancora dal medesimo testo succitato.. (…) dall’altra parte, vi sono coloro che con il proprio comportamento lasciano un’orma etica, onesta, leale, mite, fruttuosa per molti. Seguire quella via ci rende paghi di noi stessi, sereni e tranquilli. Le esistenze umane sono romanzi. (…) mentre poco sopra aveva chiosato: (…) vi è un’orma più importante di quella che imprimono gli animali. E’ quella che lasciamo noi sul terreno della vita.(…) Allora ecco che forse la vita stessa dello scrittore friulano diventa un romanzo che si può leggere per capitoli tematici, affrontando i suoi racconti oppure la mole dei suoi romanzi, certamente le sue fiabe: tuttavia è nelle azioni e nelle reazioni del suo esistere che possiamo comprendere appieno la sua poetica: (…) ai crocevia della vita fare di testa propria può essere rischioso. Meglio chiedere lumi a chi è già passato di lì. Ma qualcuno è testardo e vuol fare da solo. Io sono di quelli. (…) Come può capitare leggendo un libro pessimo, un libro così brutto che se non lo stringi ti cade dalle mani, di imbattersi nella frase che ci cambia la vita. Occorre tentare altrimenti non si verifica, non si sa non si scopre. Se si sbaglia, amen. Gli errori diventano tali dopo averli commessi. Prima non esistono. I crocevia sono un’incognita, buttiamoci dentro, facciamoci inchiodare dal destino come Cristo sulla croce. Tanto da quello non si sfugge. (…) sempre dal medesimo volume scritto a quattro mani. Un suo conterraneo altrettanto famoso, con una vita e una esperienza esistenzale e culturale radicalmente diversa avrebbe sottoscritto queste sue parole. Come Corona anch’egli visse una vita, che nel suo caso fu purtroppo breve, intensa e come lui, noto nel mondo della comunicazione, dovette fare scelte precise e scelse di proporre di sé un’immagine che poi era quella vera. Come lui, che dietro gli spessi occhiali scuri, portati anche al chiuso, forse allontanava il mondo per vederlo bene e non essere visto, anche Corona ostenta apparentemente all’opposto una criniera leonina non solo zodiacale e a differenza dell’altro propone un’immagine rude che invece i suoi testi e i suoi accorati messaggi per la tutela del territorio tradiscono essere più uno scudo, non solo verso chi si ferma al giudizio del ‘salottino televisivo’, ma soprattutto verso sé stesso. Scrisse infatti il suo conterraneo nella sceneggiatura di ‘Uccellacci e uccellini’, facendo dire al grande Totò : Ma qual è la verità? È quello che penso io di me, è quello che pensa la gente, o è quello che pensa quello là lì dentro?(…) Ecco che il rapporto tra vita interiore e vita esteriore, fatta di arrampicate solitarie e di intimi momenti con la natura, che in un bel promo turistico per la sua terra Corona sintetizza cosi’ (…) è un posto non a cinque stelle ma a miliardi di stelle, basta guardare la notte (…), si scontra nell’età adulta con il successo e la notorietà. Lui rimane però sempre sé stesso. Quello del nonno Felice che gli insegnava che le tegole sono accostate le une alle altre perché non devono trattenere l’acqua, ma farla scorrere e così anche noi, specie in questi tempi così difficili, dobbiamo unirci per agevolare il transito della tragedia. Candidato al Premio Strega 2019 con ‘Nel muro’ (Mondadori, 2018) ci lascia spesso senza fiato scrivendo: (…) Da oriente, la luce del primo mattino pioveva come una polvere d'oro a carezzare il silenzio di quelle rovine. Un secolo e mezzo prima, tra quei muri batteva il cuore dei dimenticati. Anime dissolte nel nulla. Chi erano? Com'erano scomparsi? Che fine avevano fatto?(…) Spesso nelle fiabe o nei racconti emerge anche il lato più tenebroso e infido della natura e della montagna, come specchio opposto riflesso però della sempre meno affidabile umanità dell’uomo. Allora sono le parole della motivazione del nostro premio che possono riassumere al meglio tutta l’avventura del Corona uomo e artista : ‘Per la sua carriera di alpinista e scultore del legno, nonché di scrittore che attraverso una vita lunga e avventurosa ha saputo imprimere nella società italiana un segno importante e riconoscibile. Per la sua dedizione alla storia tragica del crollo della Diga del Vajont nel 1963 dando in molte occasioni il proprio contributo di testimone appassionato, motivato da una forte volontà di rilanciare la sua terra colpita da una così immane tragedia. Per la sua passione per la natura e la montagna in particolare che ha portato avanti sin da giovanissimo e i cui benefici in termini socio-culturali ha cercato di trasmettere attraverso utili e colti manuali, scritti anche a quattro mani. Per la sua produzione di letteratura per l’infanzia, anche qui con il nobile scopo di avvicinare i più piccoli alla conoscenza della bellezza della natura e del mondo degli animali in particolare. Per la sua ricca produzione di raccolte di racconti nei quali, attraverso uno sguardo magico e disincantato al contempo, ha portato avanti con convinzione la sua particolarissima poetica legata alla valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggisitico italiano, spesso trascurati. Per la copiosa produzione letteraria nel campo della narrativa attraverso cui, sempre con risvolti intimamente autobiografici e legati al mondo dell’amata montagna, ha inciso profondamente nella cultura italiana degli ultimi trent’anni, ritagliandosi un ruolo unico e inconfondibile. Per la sua partecipazione al dibattito pubblico in televisione nel quale ha voluto sempre, spesso con forza, proporre le medesime tematiche legate al suo background culturale, in alcuni casi sfidando il ‘sistema’, senza mai risparmiarsi per affermare i contenuti e le idee del suo messaggio culturale. Per la sua complessiva figura di uomo di cultura che ha inciso grandemente nel panorama sociale italiano tramite il suo originale e ‘vissuto’ punto di vista di artista e di scrittore. ” (Motivazione Ufficiale del Premio la Tore 2021 a Mauro Corona) Lasciamo che arrivi il sole della prossima estate e voglia il Cielo che sia lui a portare via le micro-minacce alla nostra vita di uomini e di scalatori della vita, come direbbe il nostro. Corona sarà un ottimo viatico per tutti noi. Il Premio letterario La Tore Isola d’Elba quest’anno sarà una doppia serata, il 24 e il 25 luglio con il vincitore della passata edizione Pietrangelo Buttafuoco e a seguire Mauro Corona. L’Hotel Gabbiano Azzurro e la Libreria Rigola, con la sua nuova gestione, promuovono il premio, mentre gli ideatori e promotori per tanti anni Franco e Lucia Semeraro faranno sempre parte, come è logico che sia, del Comitato Promotore assieme al sottoscritto che confida, anzi è certo nella sempre convinta partecipazione attiva della Amministrazione Marinese, con in primis la sindaca Gabriella Allori e l’assessore alla cultura Santina Berti. Non mancherà la Proloco marinese, sempre attiva e prolifica di iniziative e l’Acqua dell’Elba che grazie all’amicizia e alla sensibilità di Fabio Murzi non farà mancare il suo appoggio, acquistando le Opere dei due premi in programma. (…) dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere (…) così ha scritto Mauro Corona: lo porteremo sul Capanne, da dove le bellezze sinuose del nostro Scoglio di sicuro lo ammalieranno.
Jacopo Bononi- Presidente del Premio La Tore Isola d’Elba