Nel 1983, una bambina di dieci anni di nome Diana fu rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Roudville. Lei era magra, bassa, aveva gli occhi scuri come la notte, i capelli lunghi e neri come la pece e la pelle chiara, molto chiara. La bambina aveva una rara ed inquietante malat-tia della pelle e nessun dottore sapeva spiegare di cosa si trattasse: la sua pelle era ricoperta di macchie scure. Ma il motivo per cui Diana era ricoverata in ospedale era ben altro. Diana riusciva ad entrare nella testa delle per-sone e a far credere loro cose non vere. La sua famiglia aveva cominciato a credere che la bambina avesse un che di diabolico, che fosse una persona pazza, strana, pe-ricolosa. Diana si approfittò di Nicole, una ragazza di dodici anni, bionda, alta e con gli occhi azzurri che aveva conosciuto in ospedale. La giovane si trovava lì perché aveva subito uno shock: il padre aveva ucciso la madre davanti ai suoi occhi con dieci coltellate nel petto. Nicole era una ragazza simpatica ma anche tanto vulnerabile. Diana riuscì a far credere a Nicole di essere sua amica e in tal modo la condizionava, le faceva fare tutto quello che le passava per la mente. Per settimane i dottori avevano provato a curare Diana ma un giorno le misteriose terapie finirono per ucciderla. Diana rimase intrappolata nella testa di Nicole. A quel punto accadde una cosa terrificante: i dottori che avevano provato a curare Diana morirono una settimana dopo, impiccati nella cappella dell’ospedale. I dottori erano appesi al soffitto e la loro disposizione ricordava la lette-ra D. I poliziotti notarono la stranezza della situazione ma non ne vennero a capo e presto chiusero il caso come se nulla fosse accaduto. Passarono gli anni, Nicole si sposò ed ebbe una figlia, una bambina bellissima di nome Elisa. Elisa crebbe e all’età di otto anni iniziò ad avere difficoltà a dormire. Una notte le apparve una donna con i capelli neri e lunghi, con la pelle molto, molto chiara e con delle macchie scure sul corpo. Elisa si spaventò molto e urlò:
“Chi sei tu? Cosa vuoi da me? Vattene! Vattene! Lasciami stare!”,
e scoppiò a piangere. La donna si avvicinò lentamente ad Elisa e le disse:
“Ricorda questo nome e non scordarlo mai”.
Fece una lunga pausa e poi ricominciò:
“Il mio nome è Diana, sarò nei tuoi incubi peggiori, sarò dietro la porta socchiusa, sarò sotto al tuo letto di notte, sarò ovunque tu vada. Stai molto attenta e non sottovalutarmi mai perché non sai di cosa sono capace”.
Così sparì nel nulla senza fare rumore e senza lasciare tracce. Elisa corse verso la stanza della madre e del padre urlando:
“Mamma!Papà! C'era una…una donna… in camera mia! Mi ha detto che non dovrò mai scordare il suo nome...Diana!”.
La madre scoppiò a piangere e senza dire nulla si rimise a letto. Il padre suggerì ad Elisa di tornare in camera sua assicurandole che si era trattato solo di un brutto sogno. Elisa ritornò nella sua stanza confusa e con la paura di incontrare Diana. Il giorno dopo ritrovarono il corpo del padre in giardino, con una D incisa nel petto. Elisa urlò:
“No! Papà! È stata Diana! Sì, è stata lei! Mi aveva avvertita e io non ho fatto niente per evitare che accadesse…è solo colpa mia!”
e scoppiò in lacrime. La madre provò a spiegare alla bambina che Diana era morta, che non esisteva più. Ma sapeva di mentire e che, purtroppo, Diana era tornata. I poliziotti trovarono un coltello accanto al corpo dell’uomo ma sul coltello rilevarono le sue impronte digitali. Così archiviarono il caso come suicidio. Ovviamente E-lisa non credette mai alla versione del suicidio ma non poteva farci nulla. Un anno dopo Nicole si risposò con un ricco banchiere di nome Marco ed Elisa non era molto convinta di questa relazione. Presto però si abituò al nuovo marito della madre che si rivelò un padre affettuoso. Nacque Mirko ed Elisa ne fu molto felice ma aveva tanta paura che Diana tornasse e che le portasse via anche lui. Dopo la nascita del fratello Elisa non ebbe più incubi o incontri con Diana, iniziò a scordarsi di lei. Un terribile giorno accadde qualcosa che Elisa aveva già vissuto e che di certo non avrebbe voluto rivivere ancora. Marco scese in cantina per prendere la cassetta degli attrezzi ma tardava a risalire. Dopo circa mezz'ora Elisa iniziò a preoccuparsi e scese in cantina anche lei. La por-ta della cantina si chiuse dietro di lei con un tonfo, Elisa provò ad aprirla ma non ci riuscì e subito il pensiero andò a Diana. Cominciò a scendere ma con molta paura e con molta cautela. Poi lo vide: il corpo di Marco appeso al muro e retto da un chiodo infilato in fronte. Aveva una D incisa sulla guancia. Elisa urlò e la madre fece per raggiungerla in cantina ma la porta era bloccata e non si apriva. Afferrò una sedia, sfondò la porta ed entrò, scese le scale e vide il cadavere di suo marito. Nicole non ver-sò una sola lacrima ma perse la ragione. Elisa non sapeva più che fare né con Diana né con la madre che ormai non era più lucida. Decise così di fare delle ricerche sulla persona che le aveva fatto così tanto male. Si rimboccò le maniche e iniziò a cercare informazioni sul passato della madre e di Diana. Scoprì tutto quello che aveva fat-to Diana in passato, scoprì della malattia, scoprì quello che faceva alle persone e scoprì il motivo della sua mor-te. Elisa, pur essendo una persona molto forte e corag-giosa, provò a rimuovere tutto quello che aveva scoperto perché aveva troppo timore che Diana le portasse via la madre e il fratello. Passarono ben otto anni e gli incubi iniziarono a tormentare Mirko. Elisa un giorno tornò molto tardi da una festa in spiaggia e cercò di fare silenzio per non svegliare la madre ed il fratello ma sentì un forte rumore proveniente dalla camera di Mirko. Salì le scale e si diresse verso la camera del fratello. La porta era socchiusa e un'ombra misteriosa incombeva sul letto di Mirko.
Elisa entrò di colpo in camera e Diana sparì. Elisa chiese a Mirko:
“Cosa ti ha detto? Che ti ha fatto? Ti ha fatto del male?”
E lui
“No, sto bene, ma…”…“Ma cosa?”
incalzò Elisa.
“Ho paura di lei”
rispose triste Mirko,
“mi ha detto che se non sto attento ucciderà te e la mamma.”
Elisa ci pensò su intensamente e spiegò al piccolo Mirko:
“Sono le stesse cose che ha detto a me otto anni fa”
“Cosa? È venuta anche da te?”
si incuriosì Mirko.
“Sì, ed ha ucciso mio padre e tuo padre”,
rispose Elisa.
“E la mamma lo sa?”
“Beh...io credo che in un certo senso sia mamma la causa per cui Diana è qui. Vedi, è come se mamma fosse stata ipnotizzata da Diana molti anni fa e quando Diana è morta è rimasta intrap-polata nella sua testa”,
provò a semplificare Elisa.
“Morta?”
si stupì Mirko.
“Sì, è morta e molto pericolosa. Mirko, ascoltami, non devi mai abbassare la guardia, stai molto attento perché lei sa essere ovunque”.
Il giorno dopo Elisa e Mirko provarono a parlare con Nicole ma lei non aprì bocca e fece finta di niente, fu come se Elisa e Mirko non fossero mai andati a parlarle. Nico-le si comportava in questo modo perché una parte di lei era ancora convinta, per assurdo, che Diana fosse davve-ro sua amica. Elisa intanto continuò a ragionare e cercò di spiegarsi il motivo per cui Diana appariva solo di notte e mai di giorno. I due fratelli ormai soli si misero d'accordo che quando Diana la sera fosse apparsa, Elisa si sarebbe nascosta per poi puntare una torcia contro Diana e vedere che cosa accadesse. E così la stessa notte, Diana apparve. Quando fu per aprir bocca, Elisa spuntò da sotto il letto puntando una torcia nel viso a Diana e lei scomparve. I due coraggiosi fratelli avevano un indizio in più per combatterla: Diana odiava la luce. La notte successiva i due fratelli lasciarono le luci accese per paura che Diana arrivasse, e così fecero per altri cinque giorni. Ben presto però, qual-cosa andò storto. La madre Nicole disse ai suoi figli:
“Dovete smetterla di lasciare la luce accesa di notte!”.
“Perché?”, chiese Mirko.
“Perché le dà fastidio!”
“Fastidio? A chi, mamma?”, disse Elisa.
“Alla mia amica, Diana”.
Elisa, confusa e arrabbiata, attaccò la madre:
“Mamma, lei non è tua amica, ti ha solo usata e poi lei è… morta!”.
E Nicole:
“No, non è vero, lo dici solo perché tu e tuo fra-tello non le siete simpatici, ma io sì, quindi lasciatemi stare e lasciate stare anche a lei”.
Elisa e Mirko restarono scioccati dalle parole della ma-dre e capirono che più Nicole credeva nell’esistenza di Diana, più lei diventava potente e reale. Ma Elisa aveva voglia di lottare, perché quel giorno si rese anche conto che suo fratello aveva solo lei che avrebbe potuto ancora proteggerlo. Per settimane Diana non apparve. Questo spaventava un po’ i due fratelli ma dava anche loro un senso di tran-quillità che ormai non provavano da molto tempo. Poi ci fu quella notte tremenda. Erano giorni che la madre non si faceva viva, ma Nicole raramente era in sé e ormai i bambini si erano abituati a quest’idea, alle sue stranezze, alle sue fragilità. La sera del quarto giorno Mirko fece un giro per la casa a vedere se tutte le luci fossero tutte accese. Le luci erano tutte accese ma verso mezzanotte accadde qualcosa che non doveva accadere e che di certo i due fratelli non si aspettavano: ci fu un black out. Elisa corse con il cuore in gola subito in camera del fratello con la paura che Diana fosse già lì. Per fortuna trovò Mirko da solo. Sentirono dei passi che si avvicinavano sempre di più alla stanza della madre.
“Mirko, nasconditi sotto il letto, veloce!”, ordinò Elisa.
“E tu dove vai? Non lasciarmi solo!”.
“Non ti lascio solo! Torno subito!”, assicurò Elisa.
“No Elisa! Ho paura! Ti prego, resta qui!”.
“Non devi avere paura! Diana si ciba della nostra paura!”.
Nonostante le preghiere di Mirko, Elisa afferrò una torcia ed uscì dalla stanza del fratello. Molto lentamente, si avvicinò alla stanza della madre, aprì la porta e vide la madre nel letto che dormiva. Lei si aspettava di trovare Diana ma ancora una volta non fu così. Elisa capì all’improvviso che si era trattato solo di una trappola di Diana per raggiungere Mirko. Nicole si svegliò di soprassalto e disse:
“Elisa avevi ragione!”,
ma lei non ascoltò sua mamma e corse verso Mirko. Era troppo tardi. Elisa vide suo fratello disteso a terra im-merso in una pozza di sangue con una D incisa sulla mano.
“No! Perché lui? Prendi me! Prendi me! Non lui! Ti prego!”,
implorò. Fu tutto inutile. Elisa si ricordò della madre e si diresse in camera sua ma lei non era più lì. Iniziò ad ur-lare:
“Mamma!Mamma!Dove sei?”.
“Sono qui Elisa, vieni!”.
“Dove?”.
“Giù, scendi le scale e raggiungimi”.
Nicole prese la mano di Elisa tra le sue e le disse:
“Tesoro, io ti voglio bene e ho riflettuto molto sul mio passato e su quello di Diana. So di non essere stata una buona madre per te e per tuo fratello e ti chiedo scusa per questo”.
“Mamma, ormai non importa più. La tua relazione con quella donna ci ha distrutto la vita, ma possiamo farcela, insieme!”.
“No, tesoro”,
rispose Nicole,
“tu ce la farai da sola. Diana si alimenta delle mie energie, del mio amore per voi, delle mie paure. Più credo in lei e più la temo, più lei cresce. Per far sì che Diana scompaia, io devo morire”.
“No, mamma, ti prego non farlo!”.
Nicole si avvicinò ad un mobile e dal primo cassetto tirò fuori una pistola e si sparò in tempia. Elisa rimase sola, non sapeva cosa fare, era disperata e non sapeva a chi chiedere aiuto. La disperazione la fece impazzire, non sapeva più cosa fosse reale e cosa no. Chiamò la polizia e disse che era stata lei ad uccidere la madre, il fratello, il marito della madre e il padre. Poi si impiccò. Per gli investigatori fu omicidio-suicidio, senza ombra di dubbio. Quegli orrori rimasero chiusi a chiave nella casa vuota per più di trent’anni, finché non se ne affievolì la memoria e una famiglia vi si trasferì. Non sapeva a cosa sarebbe andata incontro.
Cristiana Mancini