Glossario essenziale e breve spiegazione di come funziona la vita dopo la morte
Krina
Misuratore temporale, come le ore. Varia a seconda del luogo in cui ci si trova. Una krina Infernale equivale ad otto krine Paradisiache e quattro krine nel Purgatorio Quindi nell'Inferno il tempo scorre più lentamente.
La morte nell'aldilà
Gli abitanti dell'Inferno, Purgatorio e Paradiso possono essere uccisi e il loro decesso si trasforma in una nuova nascita nel mondo dei mortali (la Terra), con un'identi-tà totalmente diversa. La loro memoria viene totalmente azzerata, ma possono avere dei flashback della loro vita precedente. Tuttavia non riescono a suicidarsi e non possono uccidere esseri della loro specie. Ad esempio un demone può uccidere un angelo e viceversa, ma non può assassinare un altro demone.
Poteri
In alcuni casi, molto rari, alcuni individui rinascono con la conoscenza della magia. Posseduta in piccole quantità; il suo uso è limitato, però in pochissime occasioni può diventare una fonte infinita di energie che permette di realizzare l'impossibile.
Anno 3567
Mondo dei mortali
I terrestri, abituati alle torride temperature estive, cau-sate dal surriscaldamento globale iniziato circa 2000 anni prima, non avrebbero potuto neanche immaginare il calore delle incandescenti fiamme dell'Inferno: una città incendiata, formata da otto cerchia concentriche di mura ottagonali, all'interno delle quali la pena dei peccati commessi in vita diminuiva man mano che si raggiungeva la periferia. Al centro si innalzava il terrificante palazzo di Izaya, re degli Inferi: egli vi era stato rinchiuso a causa della sua superbia per aver cercato di imporsi su Dio. Era alto con gli occhi color cremisi, colmi di perfidia, un sorriso agghiacciante con canini splendenti ed appuntiti. Anche da vivo aveva cercato di superare tutti oltrepassando ogni limite, usando i metodi più sporchi, diventando così un assassino spietato. Giorno dopo giorno studiava la sua vittima prevedendone il minimo movimento. In opposizione all'Inferno vi era il Paradiso, dimora degli angeli e delle persone sagge. Era un luogo splendente e luminoso, collocato sopra le nuvole, formato da un'immensa vallata ricca di fiori, alberi ed animali al centro della quale sorgeva un villaggio sormontato da una grande collina dove si trovava il palazzo di Dio, abitato anche da alcuni dei suoi angeli più fedeli.
Anno xxxx
Palazzo di Izaya Sala del trono
“Buono a nulla! Non riesci nemmeno a prepa-rarmi un pasto decente, figuriamoci a compiere una missione!”,
urlò Izaya a Sosia, rimproverandolo.
“Vi chiedo umilmente perdono, mio padrone e mi dispiace davvero contraddirla, ma credo che senza il mio aiuto sarà impossibile completare il piano”.
“Sei solamente un arrogante! Come ti permetti di parlarmi in questo modo?! Vattene, non ti azzardare a tornare e guai a te se non risolvi il problema!”.
Sosia, umile servo di Izaya, rimase senza parole. Pochi istanti dopo abbandonò la stanza, lasciando il Re immerso nei suoi pensieri. Era abituato ai suoi scatti d'ira causati dallo stress, ma quella volta aveva davvero su-perato il limite. Nonostante la rabbia iniziale, decise di raggiungere il suo scopo al quale mancava poco.
Anno xxxx
Palazzo Divino, giardino esterno
“Ciel, Ciel, Ciel! Vieni, vieni, dai!”,
esclamò Luna entusiasta.
“Sì, arrivo, arrivo... calmati!,
rispose svogliatamente l'angelo alla sorellastra.
“Eccomi! Allora? Che cosa c'è di tanto importante?”
“Volevo mostrarti una cosa, guarda!”.
La piccola mostrò al fratello l'uccellino che teneva fra le mani.
"Vedi che bellissimi occhi azzurri che ha!”.
Ciel lo osservò attentamente e per un istante percepì una sfumatura cremisi in quell'oceano blu.
“No, non toccarlo!”.
Urlò dando un colpo alle mani della sorella, facendo così cadere l'animale a terra. Luna guardò sconvolta l'angelo, poi scappò via abbandonandolo ai suoi pensieri
“No. questo non è un buon segno, devo avvertire subito le guardie reali. Se è già arrivato qui, vuol dire che è troppo tardi”.
Subito dopo si precipitò alle porte del palazzo. Qualcuno stava arrivando e, per il bene di tutti, non sarebbe dovuto essere lì.
Anno xxxx
Studio di Izaya
“Eureka! Finalmente l'ho trovata! Brutto nulla-facente che non sei altro, vieni subito qui!”,
esclamò Izaya.
“Sì, arrivo mio padrone”,
rispose Sosia con noncuranza.
“Ho eliminato anche l'ultimo nostro ostacolo. Possiamo partire!”,
disse entusiasta.
“Non crede di star dimenticando qualcosa, mio Signore?”,
gli chiese Sosia. Izaya lo guardò confuso, incitandolo a continuare.
“Il suo aspetto”.
“Beh, sono meraviglioso, lo so!”,
rispose sicuro. Il sottoposto si batté una mano sulla fronte, esasperato.
“Sì, ha ragione, ma non intendevo quello”.
“Idiota, vai al punto!”,
disse Izaya spazientito. Il subalterno gli ricordò che non potevano attraversare il Purgatorio ed andare in Paradiso nelle loro vere vesti. Quest'ultimo, poi, fra i suoi tanti poteri, possedeva quello di mutare una forma in un'altra e così utilizzò questo vantaggio.
“Mh... sono sempre stupendo”,
si adulò il Re.
“Continuo a credere che questo sia un dono”,
proseguì.
“Ovvio...andiamo”,
concluse Sosia. Dopo essere usciti dal palazzo, i due si incamminarono verso il porto da cui sarebbe partita la nave di Etnorak, la quale avrebbe raggiunto le porte d'entrata del Purgatory's Airport. Quando anche l'ultimo demone salì a bordo l'imbarcazione salpò. Presto avrebbero raggiunto l'imponente cancello.
Anno xxxx
Palazzo Reale, Camera di Ciel
Ciel si trovava nella sua stanza seduto alla scrivania, mentre cercava di terminare un rapporto che avrebbe consegnato agli ordini superiori. Scostò un ciuffo az-zurro dalla fronte, pensando alle molte faccende di cui doveva occuparsi ad un bel problema da risolvere. Inavvertitamente i suoi occhi blu si soffermarono ad osservare la cornice accanto a lui contenente una foto che lo ritraeva con la piccola Luna. La sfiorò col pollice, mentre milioni di ricordi parevano riaffiorargli nella mente. Essa lo portò a ripensare al suo tragico passato ed a quello della sorella. Erano morti assieme, investiti da un autobus. Appena si risvegliarono in Paradiso, Ciel era rimasto colpito dall'imponenza delle sue bianche ali che, tuttora, compensavano la sua scarsa statura. Pur avendo solo sedici anni al momento della morte, ricordava a malapena i suoi primi anni di vita in orfanatrofio. Gli tornavano in mente solo il momento dell'adozione da parte del padre di Luna, quando aveva circa sei anni e la nascita della bambina un paio di anni dopo. Finito il rapporto, lo consegnò alle guardie divine e poi si voltò dirigendosi verso il cancello d'entrata del Paradiso, per vedere i “nuovi arrivati”. Li scrutò un attimo, poi ebbe un brivido. Un brutto presentimento lo invase. Qualcuno era arrivato e non doveva essere lì.
Anno xxxx
Purgatory's Airport
“Tu, deficiente! Chiedi all'essere qua accanto quanto manca”,
disse svogliatamente Izaya, il quale fu interrotto dagli sguardi accusatori dei presenti.
“Emh...volevo dire: amico mio! Potresti chiedere a quest'uomo... oh! Sì, mi scusi. Può dirmi quanto manca al volo?”,
si corresse.
“Certo... ci imbarcano fra due minuti”,
rispose il ragazzo. Sosia fece una piccola risata
“Scusalo, è che questa notte ha dormito male, vero amico?”,
disse poi, sottolineando l'ultima parola.
“Certo...amico”,
fece altrettanto Izaya.
“Tranquillo, io comunque mi chiamo Yuu, voi?”
“Io sono il meraviglioso, maestoso, imponente Re... emh! Izaya, mi chiamo Izaya!”,
rispose il sovrano dopo che il suo sottoposto gli ebbe dato un colpo col gomito. A questo seguì una risata generale. I tre cominciarono a parlare del lungo viaggio che di lì a poco avrebbero intrapreso. Passò in un lampo un quarto di krima paradisiaca
“Ah. eccoci finalmente davanti al cancello del Paradiso!”,
esultò Yuu, alzando le braccia sopra la sua testa.
“Già... Eccoci”,
disse Izaya con un ghigno malizioso. Il suo sguardo incontrò però quello di uno degli angeli presenti, uno molto speciale.
Anno xxxx
Cancello del Paradiso
Ciel si girò di scatto e se ne andò. Quella strana sensa-zione non lo avrebbe abbandonando per molto tempo. La vista dell'anello che aveva al dito interruppe i suoi pensieri. La pietra rossa che vi era incastonata brillava, segno che doveva tornare subito al Palazzo. Intanto Izaya, Sosia, Yuu e gli altri nuovi angeli vennero condotti a fare alcuni giri turistici che misero a dura prova la pazienza del Re degli Inferi.
“Oh, possibile che siamo ancora qui! Ve lo chiedo per favore: potremmo cortesemente an-dare a visitare qualcos'altro, come il Palazzo Reale?”,
chiese infastidito.
“Era solo un esempio”,
continuò con noncuranza. Dopo essersi accorto degli sguardi stupefatti dei presenti, si zittì. Terminata la gi-tasi diressero verso l'hotel che li avrebbe ospitati. Non appena Sosia ed Izaya entrarono nella stanza, quest'ultimo si buttò di peso sul letto.
“Come fanno non lo capisco proprio!”,
disse. Il subalterno lo fissò con sguardo interrogativo così Izaya continuò:
“È pieno di colori! Non ne posso più. È pieno anche di colori non colori! Il bianco, poi, ma chi la sopporta tutta questa purezza”.
L'altro, sebbene fosse abituato alle sue continue lamentele, alzò gli occhi al cielo. Il padrone era sempre stato molto chiuso, scontroso ed egoista. Con una grande passione per il male, l'oscurità e se stesso. In completa contrapposizione a lui, Ciel aveva un carattere dolce, premuroso, ottimista e generoso verso tutti. Amante della giustizia, complice del bene e nemico della malvagità. Un guerriero dalle bianche ali che lotta contro le angherie, sempre con la sua aureola dorata a testi-moniare il grado più alto (prima di Dio) del Paradiso. Pura bontà, insomma. Il giorno successivo, al sorgere del sole, Izaya e Sosia stavano elaborando gli ultimi dettagli del loro piano che consisteva nel conquistare il Paradiso, estendendo così i loro domini. Mancava po-co. Quella mattina il cancello del Paradiso sarebbe stato varcato dall'Esercito Nero. Così fu: i malvagi demo-ni, grazie allo scoppio della prima bomba, riuscirono ad invadere quel luogo Sacro. Fiumi di sangue cremisi ricoprivano i verdi prati, nuvole grigie chiusero l'azzur-ro cielo e le grida disperate provenienti dal villaggio si fecero subito sentire. L'esercito divino contrattaccò immediatamente, seguendo gli ordini dei massimi caporali.
“Dobbiamo affrettarci! Non sappiamo con precisione cosa accadrà, perciò dobbiamo prendere
ogni precauzione a nostra disposizione. Il male si è innalzato, gli equilibri si stanno sconvol-gendo e ci potrebbero essere conseguenze anche nel mondo mortale!”.
“Agli ordini!”.
“Bene, ora andiamo. Stanno continuando a mandarci tutte le coordinate per agire. Forza!”.
I puri guerrieri iniziarono a combattere. Più il tempo passava più aumentavano le vittime, che si tramutavano in nuove nascite sulla Terra. Ciel stava cercando di far evacuare gli abitanti per condurli al Palazzo. Suc-cessivamente si recò sul luogo di battaglia. Nel frattempo Izaya, che aveva ripreso il suo aspetto demoniaco, stava guidando assieme a Sosia l'esercito. Il suo sadico sorriso si allargò non appena vide Ciel avvicinarsi; decise così di andare a combattere in prima linea. L'angelo iniziò a sfogare la sua rabbia contro i nemici, finché non incontrò il loro re. A quel punto Izaya sfoderò la sua lunga falce dalla lama nera.
“Tu, che diavolo ci fai qui?”,
urlò Ciel.
“A te cosa sembra? Sto solo cercando si rinnovare un po' questo posto. E beh, una distruzione vale l'altra”,
rispose come se nulla fosse. A quel punto Ciel sguainò la sua bianca lama provando, inutilmente, a colpire Izaya.
“Ei, ei, calmati! Non dovresti fare del male al tuo fratellone”,
continuò con un ghigno.
“Fra...fra...fra... che?! Ma di cosa parli?!”,
chiese stupefatto.
“Sai... ti sei mai chiesto cosa significhi quell'anello? La pietra rossa che vi è incastonata assomiglia tanto a... oh! E questa?”,
disse indicando la catenina che portava al collo con un anello uguale a quello di Ciel. L'angelo sbarrò gli occhi incredulo. Fin da piccolo aveva sempre avuto quel gio-iello, ma non si era mai chiesto da dove provenisse. Pensava che fosse un ricordo della sua vera famiglia, ma non aveva mai “indagato” oltre. L'unica cosa che sapeva era che era stata brutalmente uccisa. Ora riusciva a collegare i numerosi sogni fatti. Quell'oscura figura con un coltello in mano che appariva nei suoi incubi, altri non era che il suo vero fratello. Una risata maliziosa interruppe i suoi pensieri.
“Eh, hai visto? Dai ammettilo, hai un fratellone fantastico. Dovresti essere orgoglioso di me piccoletto”,
disse schernendolo. Seguirono secondi di silenzio nei quali Ciel elaborò le notizie ricevute. Strinse l'elsa della sua spada fino a far diventare le nocche bianche. Recuperò il suo coraggio e si scaraventò contro Izaya.
“Mi sembra che tu non sia felice, ma è solo una mia impressione eh!”,
mormorò con tono provocatorio. Schivò gli attacchi del suo nemico abbastanza facilmente, dato che erano prevedibili. Ciel, intuendo la situazione, cercò di calmarsi, ma non fece in tempo ad accorgersi di un colpo che lo ferì al braccio, impedendogli di sfruttare al massimo le potenzialità della sua spada.
“Oddio, Ciel!..Ciel! Ti prego dimmi che stai bene!”.
Una vocina piagnucolante interruppe lo scontro. Luna stava guardando la scena con le lacrime agli occhi.
“Luna, che ci fai qui? Devi andartene e subito!”, la rimproverò l'angelo.
“No! Non ne andrò finché non mi assicurerò che tu stia bene!”,
“Ed io non potrò stare tranquillo finché non saprò che sei al sicuro. Ora ti prego, va! Nasconditi!”.
Ciel la guardò implorante e Luna sembrò comprendere. Tutto ad un tratto il sovrano afferrò la bambina per i capelli trascinandola a sé. Richiamò Sosia ordinandogli di aprire un portale in modo da tornare al castello. I demoni vennero avvolti da un ammasso di fumo vedognolo e violaceo che, pian piano, andava dissolvendosi. Ciel cercò di afferrare la mano di Luna, tesa da-vanti a lui, ma non ci riuscì, sembrava che l'arto fosse diventato privo di ogni consistenza. Quando perse le speranze, un pugnale venne lanciato da una figura proprio dietro di lui e scomparve in forma di nuvola. Successivamente Yuu corse in soccorso dell'angelo. Si scusò immediatamente con lui per la sua incapacità, non avendo riconosciuto i demoni, in seguito curò, con la magia, la sua ferita.
“Ciel, so come salvare Luna”.
Anno xxxx
Castello di Izaya
“Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!”,
disse canticchiando Izaya.
“Allora dimmi sorellina, come va? Sei sorpresa di avere un fratellone così fantastico, vero?”.
“Tu! Brutto, ladro, idiota, sadico, psicopatico che non sei altro, fammi uscire da qui!”,
esclamò.
“Sì, lo so: sono magnifico! Non c'è bisogno di ripeterlo”,
continuò Izaya adulandosi ed ignorando le lamentele della bambina rinchiusa nella cella davanti a lui, al di sotto della quale si estendeva un lago di lava. Pochi minuti dopo quest'ultimo si trovava in camera sua con Sosia.
“Ahi, ahi, ahi! Decerebrato, mi fai male!”,
gli urlò.
“Ah, mi perdoni mio signore, ma sto cercando di toglierle una spina dal fianco. Letteralmente!”,
si giustificò Sosia.
“È un pugnale, orbo!”.
Izaya continuò a lamentarsi per un'altra mezz'ora, il tempo impiegato da Sosia per curare la ferita provocata dall'arma di Yuu che era riuscita a lacerare il fianco sinistro. Fatto ciò, i due tornarono davanti al lago di lava.
“Sei stanca, piccoletta? Vuoi dei pasticcini mentre aspettiamo che nostro fratello venga a salvarti?”,
pronunciò il sovrano.
“Sei solo un antipatico, vecchio, presuntuoso, egocentrico! Ciel ce la farà; studierà un piano e ti sconfiggerà! Preparatevi!”,
li avvertì Luna.
“Certo mocciosetta, tranquilla starò attento”,
disse Izaya prendendosi gioco di lei. Senza che se ne accorgesse Ciel lo colpì con un sasso. Il demone, sor-preso, si voltò di scatto, chiedendosi come lui fosse riuscito ad entrare.
“Non pensavo fossi un tale ritardatario fratellino”,
lo canzonò.
“Come sei arrivato?”,
domandò usando tutt'altro tono.
“Shhh, ho ricevuto un aiuto”,
rispose con sicurezza. Ripensò a Yuu, che era riuscito a teletrasportarlo nella sala, dato che possedeva poteri magici, esattamente come Sosia. La sua mente proiettò alcune immagini della sua vita; doveva moltissimo a tutte le persone che l'avevano aiutato, come il padre di Luna che gli aveva regalato una splendida famiglia. Ora, invece, si trovava davanti colui che era riuscito a strappargli ogni cosa. Fece un profondo respiro, spiegò le grandi ali bianche e attaccò frontalmente Izaya. Il re parò il colpo con il manico della sua falce, ma successivamente riuscì a procurare qualche taglietto sulla candida pelle dell'angelo.
La ferita inferta da Yuu doleva ancora, rendendo più lenti i suoi movimenti; non aveva previsto che Ciel sa-rebbe arrivato così in fretta e ora era irritato dal fatto che i suoi impeccabili piani fossero andati in fumo. Ciel combatteva in modo eccellente, pensava alle mosse da eseguire e allo stesso tempo ad alcune soluzioni in caso non fossero andate a segno. Così facendo mise alle strette il demone. Si trovavano sul ciglio della voragine, sotto di loro l'incandescente lago di lava li attendeva. Ciel aveva la lama appoggiata sul collo di Izaya, mentre il re impugnava saldamente la falce premendo il fianco dell'avversario.
“Okay, facciamo così: tu liberi Luna e fai ritira-re il tuo esercito dal Paradiso, in cambio potrai continuare a vivere come Re degli Inferi, senza neanche un graffio. Accetti?”,
gli propose.
“Oh, mio piccolo ed ingenuo fratellino, chi ha il coltello dalla parte del manico?”.
“Ne sei così sicuro? Sai, io farei molta attenzione”.
“Adesso basta! Sarai tu quello che morirà bru-ciato tra le fiamme del mio regno!”.
Mentre pronunciava queste ultime parole, Izaya sentì il suolo mancare sotto i suoi piedi. Stava precipitando nel vuoto, Ciel aveva approfittato di un suo attimo di distrazione per spingerlo giù. Riuscì a stento ad afferrare una sporgenza frenando la caduta.
“Sosia! Avanti, aiutami!”
“Non...non credo di poterlo fare”,
mormorò.
“Oh, sciocco! Sei sempre stato il mio sottopo-sto più fedele; ti ho accolto nella mia reggia trattandoti egregiamente!”
“È qui che si sbaglia. Mi ha sempre offeso ed umiliato, in ogni l'occasione. Ho ubbidito ai vo-stri ordini come un cane fedele e lei non si è mai messo nei miei panni per cercare di capirmi... neanche una volta! Mi dispiace mio padrone”.
Tese una mano verso quella di Sosia ma, poco prima che riuscisse ad afferrarlo, il subordinato ritirò l'arto facendo perdere l'equilibrio al sovrano.
Izaya sprofondò nella lava. Nei suoi ultimi istanti di vita ripensò a tutte le azioni compiute.
“Ah, non mi pento proprio di niente”,
si disse prima di affondare con un sonoro schizzo. Nei tempi che seguirono l'ordine fra Paradiso ed Infer-no si stabilizzò. Sosia divenne il nuovo re, succedendo Izaya, mentre Ciel venne premiato per il suo enorme coraggio ottenendo l'amministrazione completa di
quella dimora sopra le nuvole. Si trasferì con Luna in una grande villa nei pressi del Palazzo Reale, munita di maggiordomo e servitù al completo. Anche Yuu rice-vette una bella promozione, iniziando a sostituire Ciel in tutti i suoi vecchi compiti. Sulla Terra, invece, non si ebbero grandi mutamenti; tutto procedeva normal-mente finché una mattina venne alla luce un bambino molto atteso da una famiglia. Quando fu preso in brac-cio dalla madre, il piccolo le rivolse un grande sorriso e schiuse gli occhi, quel poco per far notare due bulbi color sangue colmi di perfidia e malvagità.
To be continued...
Viola Cafagna, Aurora Mazzei e Ginevra Perez