Sicuramente quella qui sopra appena descritta era la via terrestre più diretta da Portoferraio e il suo Golfo per andare a Rio. Era la via seguita già da Sir Henry Swimburne nel 1789 e descritta nel libro Travels in the two Sicilies e percorsa anche da Richard Coalt Hoare, pittore paesaggista e scrittore, durante il soggiorno elbano: nella sua opera Tour through the Island of Elba rimane una bella veduta di Portoferraio e del Volterraio ritratti proprio dal valico delle Panche. Per rimanere nel campo artistico c’è un’altra preziosa testimonianza pittorica del paese di Rio ritratta da una veduta non uguale ma affine, presso quell’antica viabilità. Abbiamo infatti la suggestiva “Veduta sul Canale”, opera attribuita a un maestro veneto, probabilmente Lattanzio Querena da Clusone, che un secolo o poco più prima di Klee avrebbe dipinto l’abitato riese da quella strada che lo collegava a Portoferraio, mulattiera che appare proprio in primo piano insieme ad alcuni viandanti. Un dettaglio interessante per gli appassionati di viabilità escursionistica è rappresentato dalle cordolature trasversali in pietra, per consolidare il fondo e per regimare le acque piovane, cordoli visibili nell’ottocentesco quadro e ben noti ed evidenti a chi ancora oggi percorre la strada maestra riese salendo dall’Ottone verso il Volterraio. È opportuno ricordare che vecchia la mulattiera ormai chiusa da una folta vegetazione è stata ripulita e resa percorribile nel 2018 sul versante portoferraiese da un intervento della locale sezione del CAI e altri volontari, divenendo oggi il sentiero 254 e seguito ideale verso la fortezza del Volterraio del “Cammino della Rada”.
Klee continuò le sue passeggiate probabilmente con calma e in giornate diverse sui sentieri che attraversavano i monti dell’Elba orientale, dai quali sembrano essere stati eseguiti i disegni già citati più sopra che ritraggono le vedute panoramiche da quelle prospettive elevate. Dovevano esistere i viottoli dei pastori e dei carbonai sul crinale del monte e nei boschi sottostanti, in passato già vie di fuga delle popolazioni isolane in caso degli assalti della pirateria saracena e turca, usate comunque come vie di comunicazione tra un abitato e un altro, in quanto percorsi più diretti anche se comportavano a volte impegnative salite. Così, ogni tanto, erano stati percorse da viaggiatori, curiosi e artisti, come era già avvenuto nel caso di Alexander Cozenzs, autore di una interessante veduta su Porto Longone e del ricordato Richard Coalt Hoare che nel suo libretto illustrato descrive le escursioni sulle creste dei monti tra Rio e Porto Longone e ai Sassi Tedeschi, a ridosso di Cima del Monte, la vetta dell’Elba orientale dai quali poteva dominare un vasto panorama. Ecco le parole tratte dal suo libro:
“… barren and lofty mountains, which afford many picturesque points of view. One of these, named Sassi Tedeschi, or the German Rocks, presents one of the finest views that Nature ever composed. From thence I could see the whole island as under my feet, and could trace, as on a map, the entire route I had lately made; and from thence I could distinguish almost every village in the island, namely Rio, and its sea-coast, Porto-Ferrajo, Marciana, and Poggio, St. Ilario and St.Piero, Capo Liveri, Porto Longone ; also the ruined turrets of Giove and Volterrajo, the islands of Pianosa, Corsica, Capraja, Monte Christo, Monte Cerboli, Palmaiolo and Gorgona, Monte Argentaro, together with the Tuscan coasts of Castiglione, Populonia, and Leghorn.”
… montagne spoglie e elevate, che permettono molte suggestive vedute. Una di queste, chiamate Sassi Tedeschi, […], presenta una delle più belle vedute che la Natura abbia mai creato. Da qui potevo vedere l’intera isola ai miei piedi e seguire come su di una carta tutta la strada che avevo recentemente percorso e da qui potevo individuare quasi tutti i paesi dell’isola […]
Seguendo quei sentieri Klee può aver raggiunto la mulattiera che saliva da Val di Piano verso Monte Castello e Porto Longone (l'odierna Porto Azzurro) o, più probabilmente, può essere altresì salito alle alture e al passo tra Magazzini e Porto Longone usando quest'altra importante viabilità che, lasciata su una piccola altura a sinistra i ruderi della chiesa romanica di Santo Stefano, documentata dall’artista in una serie di immagini fotografiche, si inerpicava sui fianchi dei rilievi del Buraccio, per raggiungere appunto Porto Longone o Monte Castello. Questa mulattiera era allora rappresentata da una carreggiata larga e comoda che, dopo aver toccato alcune grandi fornaci di calce e attraversato su di un bel ponte il fosso che scende dai monti orientali, proseguiva in salita caratterizzata fino a Porto Longone da un selciato grossolano riempito di terra e pietrisco fine fiancheggiato da una perfetta canaletta in calcare chiaro per la regimazione dell’acqua piovana.
Come ricordato più sopra Klee era attento al paesaggio naturale e aveva realizzato un erbario, ma sicuramente il suo occhio così attento al colore non avrà potuto fare a meno di notare le cromie delle rocce isolane. Analizzando ad esempio la semplice penisola di Portoferraio, che sicuramente l’artista visitò troviamo una vasta gamma di tonalità e sfumature. Si va dai calcari grigi e rosati al rosso e al nero dei diaspri e delle radiolariti; tonalità simili sono quelle dei basalti che si trovano nella zona del forte Stella prossimi ai verdi serpentini sotto il bastione dei Mulini. Se aggiungiamo il bianco del caolino delle Ghiaie, il giallo ocra del porfido cavato non lontano dal centro storico e ampiamente utilizzato per realizzare le pavimentazioni, edifici e monumenti, la tavolozza è completa: l’arcobaleno di colori era poi stemperato nel blu del cielo e mare elbano. Immaginiamoci Paul Klee, esploratore/turista - allora la parola turista si poteva usare mentre ora ha assunto delle connotazioni quasi dispregiative – all'Elba nel 1926, a passeggio sulle lastre lucide della piazza di Portoferraio e non posso non pensare che un artista che si definiva “colore”, interessato alle linee e alle forme della natura, non abbia notato i passaggi di tonalità di quei calcari rosati, sfumando dal rosa al giallo e al grigio, con i colori spesso delimitati nelle campiture di calcite e chissà, forse, averne tratto ispirazione per la propria arte. Erano le stesse line e colori che aveva osservato nei ciottoli all’Ottonella e sulle vicine scogliere rosate che proseguivano verso Punta Pina: erano proprio lì sotto i suoi occhi mentre si asciugava al sole dopo un bagno tonificante fatto alla fine delle passeggiate. In quelle pietre apparivano paesaggi immaginari dove gli occhi e la mente si inoltravano in un viaggio fantastico, scenari fatti di tonalità calde come il sole che lo avvolgeva e lo ristorava su quell’incredibile lido perso tra il verde dell’isola e il blu del mediterraneo.
Oltre a quelle qui sopra ricordate altre sono le opere di Paul Klee legate all’Elba, tra le quali alcune vedute dall’alto della città di Portoferraio, degli altiforni e del suo porto. Non molte a dire il vero, tenuto presente che l’esperienza sarebbe stata molto importante per l’artista, tanto da far pensare che egli stesso abbia distrutto alcune testimonianze del viaggio in un momento successivo.
Tornando ai sentieri percorsi da Klee, nell’ottobre 2012, ispirato dalle allora recenti mostre curate dal circolo Le Macinelle, in occasione della 4° edizione del Tuscany Walking Festival, per quanto riguarda le attività del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, proposi (in data 1ottobre 2012) con la sponsorizzazione dell’Ente Parco l’escursione “La Via di Klee” sulle orme dell’artista tedesco che aveva visitato a piedi quei luoghi. La passeggiata così svolta in una giornata di inizio autunno, affine climaticamente a quelli che avrebbero potuto essere i giorni di vacanza di Klee, ebbe un discreto successo di pubblico e anche una buona risonanza sui media e fu pure inserita - venni poi a sapere - tra gli eventi del programma europeo della Landlifeweek 2012, la settimana europea della custodia del territorio. Così, in una piacevole e solatia giornata autunnale, insieme ad un gruppetto di appassionati escursionisti, tra i quali alcuni turisti e vari camminatori locali, percorremmo quei viottoli sui passi di quel particolare esploratore così curioso e attento alle bellezze e ai colori della nostra isola.
Antonello Marchese
Guida turistica e ambientale. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile
Acquarello di Antonello Marchese