Il sovrano dell’Elba per dieci mesi, che introdusse la vaccinazione anti-vaiolosa per tutta l’isola, una buona amministrazione che arriva fino ai giorni nostri, con il centro a Portoferraio, introdusse il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata), il sottovuoto, i sentieri che percorreva nelle sue passeggiate e viene ancora oggi ricordato con grande affetto dagli elbani. Il figlio della Rivoluzione francese auto-incoronatosi Imperatore, l’icona per il suo esercito di senza Dio. Convinto del suo Destino, sarebbe divenuto Leggenda con il trasferimento delle sue spoglie all’Hotel des Invalides a Parigi: esattamente due secoli fa, il 5 maggio 1821 Napoleone moriva sull’isola di Sant’Elena, chiudendo il cerchio di un’esistenza romantica, attraversata dall’Eterno Ritorno e tormentato dall’esilio. Un uomo che seppe dare del tu alla Morte, per tutta la vita e diceva: non è stata ancora forgiata la pallottola per uccidermi. Un uomo tra il Destino e la Morte. Un predestinato.
Nel bicentenario della sua morte, racconto un episodio avvenuto in Austria nel 1809, esattamente il 12 ottobre, nel castello di Schonbrunn, nei pressi di Vienna, che a mio parere mette in luce l’uomo, i suoi turbamenti, i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue certezze.
Napoleone è in Austria per negoziare la pace, ha appena sconfitto gli austriaci per la quarta volta. Ogni mattina alle 10 passa in rassegna le truppe. Il 12 ottobre 1809, viene fermato un tedesco con un coltello, un certo Friedrich Staps. Si trovava a pochi passi dall’imperatore. Perché vogliono ucciderlo? Le sue conquiste non hanno donato la libertà al popolo? Non ha forse imposto a tutta l’Europa il suo Codice civile, i benefici della sua amministrazione, gli ideali della Rivoluzione francese?
Qualcuno ha voluto ucciderlo e perché proprio un tedesco, questo è importante. Per Napoleone, nel suo pensiero straordinariamente francese, il predominio della Francia è un bene per il continente, perciò non si fa tante domande su come la popolazione accolga i suoi progetti. Perché, alla fine, distruggerà il feudalesimo, riorganizzerà gli Stati, darà loro risorse finanziarie importanti e li inserirà in un sistema con la Francia al centro, perché la Francia è sempre meglio degli altri. Bonaparte costruisce la sua politica sul consenso popolare, sul plebiscito in Francia. Quando conquista altri Paesi, vuole cercare l’appoggio del popolo, perciò non comprende le resistenze popolari dei diversi Paesi. Cerca ovunque, in qualche modo di farsi amare.
Napoleone vuole interrogarlo, vuole parlare faccia a faccia con il giovane terrorista. L’aspirante assassino non è quello che si aspettava. Staps è un ragazzo di 17 anni dal viso dolce e ben educato. Lo fa chiamare: perché volete uccidermi? Perché siete un oppressore! E se vi perdonassi? Sbagliereste perché proverei ad uccidervi ancora. L’interrogatorio appare alquanto surreale, Napoleone pensa che Staps sia malato, che sia pazzo, un fanatico. Staps dice che non sa cosa significhi fanatico. Siamo su due livelli completamente diversi. Napoleone è stupito quanto promette a Staps di graziarlo se lui chiede perdono e quest’ultimo rimane attaccato all’idea che la Germania deve essere liberata dal tiranno, finirà per essere giudicato e giustiziato.
Al suo ministro dell’Interno, Napoleone raccomanda di mettere a tacere la questione. Ho voluto informarvi di questo avvenimento perché non diventi più importante di quanto sembri. Se fosse reso pubblico, dovremmo far passare quest’individuo per folle.
In realtà questo nuovo avvertimento di morte lo turba profondamente, perché alimenta un’ossessione che ha preso vita negli ultimi anni: chi lo sostituirà se verrà ucciso?
Da sempre Bonaparte è ossessionato dall’eredità, e sfortunatamente Giuseppina non può più avere figli. Perciò, come si può fondare una dinastia senza eredi?
Questa è un’altra storia, da raccontare col tempo. L’intento era di ricordare Napoleone in occasione dei 200 anni dalla sua morte avvenuta sull’isola di Sant’Elena, un’isola sperduta nell’Oceano Atlantico meridionale a 1900 km dalle coste dell’Angola, dove era in esilio, Napoleone aveva la libertà di muoversi a suo piacimento, ma in realtà per lui fu come trovarsi in un carcere di massima sicurezza, sorvegliato costantemente a vista da un piccolo contingente militare inglese. Aveva 51 anni, 8 mesi e venti giorni.
Enzo Sossi