L'Ascensione di Gesù, che oggi si festeggia, non è pacifica, anzi scombussola. Non tanto per la difficoltà di comprensione, quanto perché interroga i cristiani sulla responsabilità personale. In fondo, chiede di scegliere se accettare il paradosso cristiano di essere inviati (apostoli tutti) nei luoghi del quotidiano a testimoniare una grande realtà. A testimoniare (prima con la vita e se occorre anche con le parole, come raccomandò san Francesco) che il Dio, il quale è Vita e Amore, non fugge dal mondo, non abbandona gli uomini. Che la sua condizione di risorto (elevato) è un modo, più potente, di essere presente nel mondo e di operare. E che ha bisogno di uomini e donne e piccoli che collaborino a squarciare il disumano per far emergere l'umano. Quell'umano che vuol dire costruire relazioni di pace, nella giustizia-verità-solidarietà, con ogni persona e con il creato.
Da oggi e fino al 24 maggio, in tutto il mondo (anche a Portoferraio) si attuano iniziative in occasione del sesto anniversario della pubblicazione della Laudato si', la prima lettera sociale di papa Francesco. Parlando del Risorto presente in tutto il creato, scrive: “In tal modo, le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa.” (n.100).
Ispirandosi al Santo di Assisi, il Papa parla di fratellanza con tutto il creato. Questa è possibile viverla se ci si lascia convertire-cambiare gli occhi e gli stili di vita. Un cammino, urgente e necessario, possibile a tutti e che, sicuramente, responsabilizza i cristiani. Questi (a cominciare da me) devono vincere il cinismo, l'indifferenza, la polemica sterile, la rassegnazione. E, sulla base della fede, essere consapevoli che “ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci”, con “la certezza che Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondandolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce. Come pure il riconoscere che Dio ha creato il mondo inscrivendo in esso un ordine e un dinamismo che l’essere umano non ha il diritto di ignorare” (n.221).
E' la grande nostra responsabilità di uomini, quella di squarciare il disumano per rafforzare l'umano. E qui vengono in mente le parole di Calvino (Le città invisibili), che considero un'opportuna conclusione per tutti: “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Ascensione: non cercate la Vita con gli occhi al cielo ma liberatela in tutto il creato.
(16 maggio 2021 – domenica di Ascensione)
Nunzio Marotti
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