La pieve di San Lorenzo, a mezza costa tra Poggio e Marciana, è una straordinaria creazione dell’ingegno medievale. La sua simbologia planimetrica, il suo sbalorditivo allineamento verso il sole nascente, la perfezione delle sue murature la rendono una preziosa architettura del XII secolo.
Ma i suoi dintorni conservano, a livello toponomastico, tracce più antiche di almeno sei secoli, risalenti al dominio longobardo. Tra le ombrose fronde dei lecci e dei castagni esistono infatti alcune località come «Cadonno» e «Gualdo» che si lasciano tradurre con «Casa di Donno» (come scrisse il linguista Remigio Sabbadini corrisponde a «Casa di Donno [dominus], diventato nome personale nel periodo longobardo») e «bosco» (dal longobardo «wald»).
Ma c’è soprattutto un’antica storia che narra di una sepoltura rinvenuta casualmente, agli inizi del Novecento, nell’area della pieve di San Lorenzo. Poco più a valle dell’edificio, in una piana, i contadini s’imbatterono in una tomba che racchiudeva al suo interno una spada e un contenitore fittile con monete presumibilmente d’oro.
Tali elementi permettono di ipotizzare che la sepoltura potesse appartenere ad un guerriero longobardo, e fosse corredata con un tesoretto di aurei (che fungevano da obolo per il passaggio nell’aldilà) assieme alla corta spada barbarica chiamata «scramasax», ben presente nei corredi funerari tra la fine del VI e dei primi decenni del VII secolo. Si tratta, ovviamente, soltanto di ipotesi non suffragate da elementi obiettivi ma solo da lontani ricordi di fatti risalenti a più di un secolo fa. Ma tanto basta ad aggiungere un eventuale tassello in più alla lunga storia umana dell’isola d’Elba.
Silvestre Ferruzzi