Come si vede anche in questi giorni, le celebrazioni che riguardano Napoleone per il bicentenario della morte fioriscono in ogni parte dell'isola. Ma sono certo che anche questa volta non interesseranno un luogo strettamente legato all'esiliato. Come peraltro è sempre successo in questi due secoli e più che ci separano dai famosi dieci mesi.
Infatti pochi sanno che Bonaparte ebbe una terza residenza ufficiale e che vi prestò cura con il puntiglio che gli era solito. Ovvero una palazzina all'interno del forte di Longone. La decaduta importanza di questa dimora, tanto che anche le guide napoleoniche dell'Elba la citano en passant (se la citano), è dovuta probabilmente al fatto che oggi l'edificio è precluso al pubblico a causa del carcere. Un luogo che quindi è stato sminuito, un po' per la sua ingiusta degradazione a domicilio napoleonico di secondaria importanza, un po' per una effettiva scarsa bellezza e soprattutto per il suo essere fuori dai circuiti turistici per la causa sopra detta. Cosa, se si vuole, abbastanza strana, pensando che ogni posto dell'isola è associato, in molti casi a sproposito, a visite, aneddoti, curiosità, leggende che hanno per protagonista l'invadente piccolo corso.
Napoleone aveva visitato la prima volta la piazzaforte di Longone il 10 maggio 1814, ospitato da un notabile della guarnigione, tale Rebuffat. Già in questa occasione maturò l'idea di riservarsi nel forte un tetto in cui poter alloggiare in certi momenti. Lo scelse molto probabilmente in quello che era la palazzina del governatore della piazza. In una lettera del 10 giugno a Betrand ordinò: “È mia intenzione nominare il maire di Porto Longone comandante del mio palazzo a Porto Longone. Egli svolgerà le funzioni di comandante, ricevitore, conservatore dell'immobile e sorvegliante dei giardini. Gli sarà accordato un trattamento di 600 franchi, sarà messo un usciere a guardia del palazzo e di ciò che mi appartiene. Gli saranno dati 200 franchi. Sarà messo anche un giardiniere. Inviatemi un architetto con le istruzioni sui lavori da fare a Porto Longone”. Nella seconda visita, il 21 giugno, si trattenne per nove giorni, e dette ordine a Rebuffat di preparare velocemente il suo palazzo, per le sue soste future.
A parte una lettera del 30 giugno, che vedremo fra breve, si torna a parlare di Longone in una lettera del 30 agosto, dalla Madonna del Monte. Il corso s'informa: “Se l'alloggio di Porto Longone fosse ultimato, e se io fossi obbligato a lasciare la Madonna, non avrei difficoltà ad andarvi. Fatemi conoscere che ne è di questo alloggio”. Evidentemente l'alloggio era ultimato o almeno decentemente ordinato, poiché Bonaparte di lì a qualche giorno vi si trasferirà. Il soggiorno longonese durò dal 5 al 24 settembre. In questo senso va rilevata una cosa curiosa: per quanto considerata residenza minore rispetto a San Martino, Napoleone abitò più nella casa di Longone che nella villa di campagna portoferraiese. In questa infatti non vi trascorse mai periodi prolungati, ma si concesse solo visite di poche ore, soprattutto per allontanarsi dal trantran di Portoferraio.
Cosa sappiamo di questa villa, che Napoleone chiamava pomposamente “Palazzo”? Valdo Vadi, nel suo “Porto Azzurro Nascita, vita e vicende” (Torino, 1986, pag. 64), tende a minimizzare: “Quanto al cosiddetto 'Palazzo' si trattava, in realtà, di una casa modestissima che il Colonnello Germanowski, aveva fatto allestire entro la cinta della Fortezza della quale era Comandante. Questo alloggio constava di 6 stanze, compresa la camera dell'Imperatore che era ammobiliata assai sommariamente con un letto da campagna, un tavolo e alcune sedie. In compenso si godeva, dalle finestre, una vista meravigliosa”.
Vadi fa riferimento a un testimone diretto, Luis Marchand, il primo cameriere del Bonaparte, che scrive (“Napoleone Dall'isola d'Elba a Sant'Elena”, Milano, 1957, pag. 69): “A Longone l'imperatore abitò nella città alta costituita da un forte alzato sulla punta di una scogliera. La vista che si godeva dai suoi appartamenti era mirabile. Governatore della città e del castello era il colonnello Germanowski. In tale qualità questi venne a ricevere l'imperatore e lo condusse alle sue stanze ch'erano molto vaste, ma prive di mobili. Fu rizzato il lettuccio da campo che l'imperatore portava sempre con sé; alcune sedie e un tavolo completarono l'ammobiliamento della sua camera. [...] Durante le settimane che l'imperatore trascorse in quella residenza ebbe sempre alla propria tavola il governatore e qualche autorità cittadina. Le serate si prolungavano sino alle dieci; a quest'ora l'imperatore si ritirava”.
Quella di Longone appare veramente una palazzina spaziosa, in tutto e per tutto simile a quella dei Mulini, se non addirittura più grande. E non dovevano mancare, almeno nelle intenzioni di Napoleone, tutti i lussi e gli svaghi degni di una residenza imperiale. Ne fa fede lo stesso Bonaparte in un'illuminante lettera, del 30 giugno: “Signor Conte Betrand, vi rimetto la pianta della casa di Porto Longone. Ho distribuito, finché possibile, tutto su un piano. Non c'è spazio al primo che per tre appartamenti: uno grande di 8 stanze, uno di 6 per l'imperatrice, l'altro di 3 stanze. Penso che al piano terreno se ne può ricavare quattro. Bisogna fare un'altra distribuzione affinché si possano ottenere 8 o 10 appartamenti che alloggino tutta la casa, destinandone uno adeguato per il Gran Maresciallo, oltre che un salone e una sala da biliardo. C'è poi da sistemare le cucine, gli uffici, i magazzini. Desidero che mi presentiate un progetto definitivo. Sarà necessario che andiate con la pianta sul posto, a Porto Longone. Vedrete così le spese che già sono state fatte e ordinerete quelle da fare ulteriormente all'incaricato”.
Purtroppo non sono riuscito a trovare alcuna pianta riguardante il Palazzo di Longone, che avrebbe senz'altro dato qualche elemento in più di ricerca. Tuttavia appare abbastanza chiaro da queste note che il progetto del Bonaparte non era limitato a un semplice luogo di appoggio per le sue visite a Longone, ma doveva evolvere a rango di residenza ufficiale. Questo non stupisce più di tanto: durante il suo esilio Napoleone non si sentiva a suo agio, sempre osservato e spiato, sia da viaggiatori curiosi che da agenti incaricati allo scopo, con una privacy quasi ridotta a zero. Poco conforto poteva godere dalle mura dei Mulini, se, pare, ebbe a definire questa residenza una casa dalle pareti di cristallo. In quanto a San Martino era un semplice, per quanto lussuoso e bello, rustico di campagna, non certo un luogo di rappresentanza. Il Palazzo di Longone invece avrebbe assicurato un degno luogo di rappresentanza, unito al non trascurabile fatto di essere all'interno di un forte, quindi precluso a estranei e occhi indiscreti.
Se diamo per buona la versione di Marchand il progetto napoleonico sarebbe stato fortemente ridimensionato, se non del tutto abbandonato, molto probabilmente nel corso dell'estate. La spiegazione potrebbe essere ricercata nelle difficoltà economiche, che non consentivano al Bonaparte di gestire tre dimore. Oppure può aver influito il mancato arrivo della moglie Maria Luisa, per la quale il Palazzo era principalmente concepito, come dice lo stesso Napoleone. O ancora, il sempre più assillante desiderio di fuga dall'isola potrebbe aver fatto cadere l'interesse per il Palazzo di Longone. Per quanto riguarda i costi sappiamo da una nota contabile del fido generale Bertrand sui lavori alle residenze elbane, che Longone è al terzo posto con 9400 franchi, di gran lunga meno delle due residenze ufficiali.
Un'altra nota interessante ci viene dal Mobilier (pubblicato a cura di Roberta Martinelli, Livorno, 2005), l'inventario della palazzina dei Mulini, dove apprendiamo che otto mobili di essa provenivano dal Palazzo di Longone: vase de porfire (Salone degli ufficiali), buste de la Princesse Pauline (Galleria), rampe de cheminèe à chimère et ornemens dorè (Suite della Galleria), 2 petits cadre en bois noir a medaillons reprèsentant deux paysages (Camera da letto), 2 glaces cadre fond blanc et ornemens dorè (Sala da bagno), tableau ovale reprèsentant Jesus mort portè par la St. Vierge (Gabinetto dell'imperatore). Ma ce ne furono anche cinque che dai Mulini presero la via per la terza residenza ufficiale: 4 gravures, cadres en bois peint, 1 gran lavabo en acajou a 4 pieds ornè de bronze dorè la cuvette en porcelaine peint et dorè.
A parte queste poche note non sappiamo altro sugli arredi di Longone. Ma dalla natura degli 8 oggetti descritti appare chiaro che anche la mobilia di Longone non fosse inizialmente così povera e spartana, funzionale a una veloce sosta, come vogliono Vadi e Marchand, ma si pensasse a un arredamento lussuoso e godibile all'occhio. Casomai in seguito l'interesse per il Palazzo andò scemando, trasferendo gli oggetti più preziosi a Portoferraio, e mandando quelli più dozzinali a Longone. Segno anche questo forse che Napoleone ormai non sperasse più in un arrivo all'Elba di Maria Luisa o si preparasse per la fuga.
Andrea Galassi